L’Isis prova ancora una volta a fare proselitismo in Italia, cercando di penetrare nel nostro Paese dall’estremo nord, dal Trentino Alto-Adige. Una terra di confine, e per questo motivo forse più attrattiva di altre, tristemente famosa in passato – l’Alto Adige, nello specifico – proprio per il terrorismo, sebbene di altra matrice (separatista). Il terrorismo in Alto Adige, infatti, si è articolato in due periodi: un primo, quello avviato il 20 settembre del 1956 con un attentato ad un traliccio a Settequerce, alle porte di Bolzano e conclusosi sul finire degli Anni Sessanta. Ci fu poi una seconda ondata di attentati fra il 1986 ed il 30 ottobre del 1988. Attraverso questi due periodi passano 361 azioni terroristiche, di cui 46 negli Anni Ottanta, con esplosivi, mitragliate e mine antiuomo.
Ora è il terrorismo islamista a tentare di fare breccia nella regione. Come riporta il quotidiano L’Adige, la relazione della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo dedica un capitolo al Distretto di Trento. Il passaggio incriminato si trova a pagina 1.315, dove viene citato il caso di un minorenne, di origini asiatiche ma ben radicato con la famiglia nel territorio regionale finito nella rete di reclutamento del terrorismo islamico.
Così l’Isis adesca i giovani sulla rete
“Altre attività – si legge nella relazione scritta dal consigliere Giovanni Russo – hanno riguardato l’indottrinamento di un minore da parte dell’Isis, consentendo di individuare i canali di propaganda e reclutamento dello Stato Islamico”. Ecco cosa dicono le indagini condotte dal Reparto operativo speciale: “Sono stati individuati numerosi canali di interazione, collettivi e/o interpersonali, che servono sia da propaganda che per scambi di informazioni o per stringere legami di affinità con qualcuno degli interlocutori. Il tutto contribuisce certamente ad alimentare il fanatismo e a costruire un terreno fertile per fomentare personalità predisposte a compiere, isolatamente o con pochi altri, gesti terroristici estremi”. Nella relazione della Dna, spiega sempre L’Adige, si fa riferimento al movimento fondamentalista islamico denominato Rawti Shax, guidato dal mullah Krekar, i cui aderenti della cellula altoatesina sono già stati condannati. Le piattaforme più usate dall’Isis per reclutare i giovani “lupi solitari”? Siti internet come durbeen.org, chat room (Paltalk e Skype), social network (Facebook) e la chat room “Kurdistan U Islam Didi Nwe”, ad accesso limitato.
“Sbaglia assai gravemente chi non mantiene alta l’attenzione su un fenomeno così preoccupante come il terrorismo islamico. Il Trentino è una terra sana, ma fermare il rischio di queste infiltrazioni è fondamentale per far sì che nella nostra terra non prendano piede fenomeni di proselitismo assai pericolosi” spiega a InsideOver la consigliera provinciale di Fratelli d’Italia, Alessia Ambrosi. “Al contempo, va stroncata sul nascere la minaccia alle nostre imprese da parte di realtà mafiose”.
Alto Adige, terra fertile per l’islamismo?
Il Trentino Alto Adige è una delle regioni con la più alta incidenza di musulmani sul totale della popolazione residente. Il dato emerge dalle stime della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità), risalenti a pochi anni fa. In Trentino e Südtirol i musulmani sono il 3,2% della popolazione complessiva (ossia italiana e straniera), mentre a livello nazionale si ferma al 2,3%. Una maggiore incidenza degli stranieri musulmani sulla popolazione complessiva, si trova solo in Emilia Romagna (4,1%) e Lombardia (3,7%). Ed probabile che questi numeri siano nel frattempo cresciuti.
Certamente il Trentino Alto Adige sembra essere terreno fertile per il radicalismo islamico. Come ricorda IlGiornale.it, all’alba del 12 novembre del 2015 i Carabinieri del Ros di Trento eseguivano una serie di ordinanze d’arresto disposte dal Tribunale di Roma tese a smantellare la già citata organizzazione sovranazionale “Rawti Shax” la quale, facente capo al Mullah Krekar, aveva la base operativa a Merano. Diciassette gli ordini internazionali d’arresto, sette dei quali eseguiti tra Merano e Bolzano. L’organizzazione rispondeva a Faraj Krekar, il mullah di origini irachene il quale di terrorismo internazionale evidentemente se ne intendeva, vista la sua precedente appartenenza a Ansar Al Islam. Secondo un rapporto del Consiglio Superiore delle Nazioni Unite del 2010, l’organizzazione di Krekar era considerata vicina a Osama Bin Laden. Krekar, arrivato in Norvegia grazie a un permesso di soggiorno come rifugiato e già detenuto ad Oslo per il suo attivismo jihadista, risulta ora estradato in Italia e rinchiuso a Rebibbia, in seguito a una condanna a dodici anni inflittagli dalla Corte d’Assise di Bolzano proprio per la costituzione della organizzazione Rawti Shax.