Ad un anno dagli attentati del 13 novembre, rimangono ancora tanti misteri sugli attacchi terroristi di quella notte e su quelli ad essi collegati del 22 marzo a Bruxelles.[Best_Wordpress_Gallery id=”339″ gal_title=”Bataclan”]A sottolinearlo è il magazine francese l’Express, che evidenzia come vada ancora chiarito chi abbia veramente ordinato gli attentati dalla Siria, se vi siano ancora complici in libertà e armi in circolazione, e se il progetto iniziale di attentato non fosse più ampio.Al momento non è chiaro chi abbia deciso gli attentati dalla Siria. Gli inquirenti ritengono che il misterioso Abou Ahmed, che ha inviato ordini dalla Siria per gli attentati di Parigi e Bruxelles, sia il 32enne belga Oussama Atar. Tuttavia non è stato stabilito se Atar sia l’uomo che ha deciso di compiere gli attentati, o se si sia limitato a trasmettere ordini dati da altri.Altra questione, fa notare il magazine francese, è se vi siano ancora terroristi in libertà. I servizi francesi e belgi concordano sul fatto che tutte le persone fisicamente coinvolte negli attentati sono morte o in carcere, ma non escludono la possibilità di cellule dormienti a loro collegate. Abdlhamid Abaaoud, coordinatore degli attacchi di Parigi, aveva detto di essere arrivato in Europa assieme a 90 combattenti. Potrebbe anche essere una vanteria, ma rimane il fatto che il dna di uno stesso individuo sconosciuto è stato rilevato in diversi covi belgi e sulla cintura esplosiva di Salah Abdeslam.Quanto alle armi, Mohammed Abrini, uno dei pochi sopravvissuti della cellula franco belga, ha raccontato di un vasto arsenale con kalashnikov ed esplosivi, che non è stato ritrovato e la cui esistenza sembra confermata da alcune foto sui computer dei terroristi.Infine sono aperte ancora molte domande sui progetti iniziali dei terroristi. Nei computer sequestrati è comparso un dossier “13 novembre”, con cinque sotto gruppi sulle divisioni delle diverse squadre. Due di queste sono indicate come “gruppo Schipol” e “gruppo metro”, fatto che ha spinto gli inquirenti a chiedersi se quella sera dovesse esserci anche un attacco all’aeroporto di Amsterdam e la metropolitana di un’altra città europea.Sofyen Ayari e Ossama Krayen, arrestati a Bruxelles l’uno assieme ad Abdeslam l’altro con Abrini, salirono su un bus verso Amsterdam la sera del 13 novembre. Mistero anche sul ruolo che doveva svolgere Abdeslam a Parigi: ha veramente rinunciato a farsi esplodere? Perché si è recato nel 18esimo arrondissement, indicato a torto nel comunicato dello Stato Islamico come uno dei luoghi dell’attacco? Dal carcere dove è rinchiuso, il terrorista rifiuta di rispondere.La ricostruzione di quegli eventi è contenuta in un capitolo di “Sangue occidentale”, in edicola con ilGiornale, il nuovo libro di Matteo Carnieletto e Andrea Indini, dedicato ai colpi terribili che, tra 2015 e 2016, il jihadismo islamico ha sferrato contro l’Europa.