La societĂ  di Stato russa Sberbank, maggior gruppo bancario del Paese, ha annunciato l’uscita del chatbot “Gigachat” che lancia la sua sfida nel campo dell’intelligenza artificiale online a ChatGpt.

Un chatbot è un software che simula ed elabora le conversazioni umane (scritte o parlate), consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale e utilizza strumenti a intelligenza artificiale e ad apprendimento automatico (machine learning).

I chatbot utilizzano set di dati per rispondere alle domande degli utenti basandosi su un modello di rete neurale chiamato “trasformatore”. Non appena l’utente fornisce una richiesta al chatbot, il “trasformatore” la analizza rapidamente e genera in automatico un testo che risulta naturale e comprensibile per l’uomo.

La rete neurale del chatbot, per riuscire in questa impresa, ha dovuto prima imparare un enorme database di paragrafi, frasi e parole. Chatbot come Gpt (Generative Pre-trained Transformer) creato da OpenAI è in grado di rispondere a domande specifiche su descrizioni di prodotti, ma anche di generare testi su determinati argomenti: medicina, calcio, economia, ricette, usando uno stile diverso. Il campo d’azione di un chatbot, quindi è un set di dati preimpostato, e sebbene questo strumento sia utilizzabile online, la rete neurale non può accedervi autonomamente.

Ora quindi anche la Russia si getta sul mercato dei chatbot ma con un prodotto leggermente diverso da quello di OpenAI che è ormai ben conosciuto per via anche della decisione del governo italiano di bloccare ChatGpt per via di problematiche relative alla sicurezza dei dati personali inseriti dagli utenti. Gigachat di Sberbank, lanciata negli scorsi giorni, per ora è solo utilizzabile in via sperimentale su invito, ma è comunque possibile usarla nelle sue funzioni primarie che sono leggermente diverse da quelle di ChatGpt.

L’architettura del servizio si basa sul modello NeONKA (Neural Omnimodal Network with Knowledge-Awareness), e comprende vari metodi di processazione dei dati (supervised, fine-tuning, reinforcement learning with human feedback) ma soprattutto la sua rete neurale include in un insieme di algoritmi (Kandinsky 2.1) che hanno la capacitĂ  di creare immagini. Qualcosa che ancora manca ai corrispondenti occidentali. Altra peculiaritĂ  di Gigachat è avere il russo come lingua primaria pur conservando la possibilitĂ  di interagire in inglese.

Denis Filippov, direttore di SberDevices che ha creato il chatbot, in un’intervista a un media russo ha riferito ulteriori dettagli del chatbot russo: il modello studiato per far operare Gigachat utilizza i dati aperti dalla rete internet, ma limitandoli a un 1 terabyte di grandezza. Ci sono materiali da vari siti, social network, opere letterarie, enciclopedie, immagini varie. Filippov ha precisato anche che particolare attenzione è stata data ai dataset finanziari, aggiungendo la conoscenza di quel settore e in particolare nell’ecosistema Russia. Gigachat, secondo Filippov, è costantemente “addestrata”, e quindi la societĂ  russa sta sperimentando la tecnologia che consente di fornire una formazione continua del modello algoritmico della rete neurale. Interessante notare che, nella stessa intervista, il direttore di SberDevices ha affermato che il chatbot, in alcuni casi, può utilizzare come sorgente diretta la rete internet, qualcosa che, da queste parti, è stato sperimentato di recente.

Lo scorso marzo, infatti, per la prima volta, ChatGPT ha navigato sul web. OpenAI ha infatti implementato nuovi plug-in sperimentali per il suo chatbot, consentendogli di reperire informazioni da piĂą fonti. Queste nuove funzioni consentono a ChatGPT di accedere a varie fonti e database di terze parti.

Esistono dei rischi evidenti in questa scelta, che sono gli stessi che ci troviamo davanti ogni giorno quando esploriamo il web in modo autonomo: le informazioni raccolte dal web non sono sempre accurate e imparziali. Nel 2021, OpenAI ha creato un sistema sperimentale noto come WebGpt che utilizzava un browser basato su testo per rispondere a domande aperte e si è scoperto che selezionava con cura le informazioni da fonti ritenute più convincenti per gli utenti, cioè anche se non erano le più attendibili. Anche Meta aveva ideato anche un chatbot con accesso al web (BlenderBot 3.0) ma è stato rapidamente ritirato a causa di problemi simili e anche perché, rispondendo a determinate domande, ha presentato risposte con contenuti offensivi e teorie complottiste.

Ecco perchĂ© si è fatto “un passo indietro”, per il momento, e si utilizzano set di dati per addestrare inizialmente l’intelligenza artificiale dietro un chatbot, e proprio per questo sarĂ  molto interessante vedere come Gigachat evolverĂ , soprattutto perchĂ© è in grado di creare immagini.

Lo stesso Filippov ha affermato che, proprio per questo, in questo momento è stato dato accesso in primo luogo agli scienziati che lavorano nel campo dell’intelligenza artificiale. Il nuovo modello è letteralmente “bollente”, la prima versione, ed è quindi importante ottenere un resoconto da parte dei professionisti in questo campo. Ora la societĂ  russa che ha lanciato il primo chatbot non occidentale è in modalitĂ  di raccolta delle domande di prova, cioè vengono accettati reclami degli utenti selezionati per scoprire falle e implementare il servizio, ma in Russia sono ottimisti in vista del rilascio della versione definitiva.

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