Nei giorni in cui va in scena a Pechino il terzo forum internazionale relativo alla Belt and Road Initiative, gli Stati Uniti hanno annunciato una nuova stretta sulle spedizioni in Cina dei semiconduttori avanzati, rafforzando così le restrizioni decise lo scorso ottobre.

Il Dipartimento del Commercio Usa ha spiegato che limiterĂ  in modo significativo l’export di chip per l’intelligenza artificiale, rendendo di fatto piĂą difficile per colossi come Nvidia e Intel vendere i loro attuali prodotti oltre la Muraglia o aggirare le regole. Le due aziende, nello specifico, hanno pagato caro la mossa di Washington accusando perdite pesanti a Wall Street, dove Nvidia è arretrata di oltre il 7% e Intel del 3%.

La stretta, tra l’altro, è arrivata a poche settimane dal possibile faccia a faccia fra il presidente statunitense, Joe Biden, e il suo omologo cinese Xi Jinping a San Francisco, a margine del forum per la cooperazione economica Asia-Pacifico. Non solo: la mossa dell’amministrazione Biden rientra in una serie di misure volte a impedire alla Cina di acquisire tecnologie statunitensi all’avanguardia. Ed è destinata a far alzare ancora di piĂą la tensione fra le due superpotenze economiche, certo, ma anche fra Washington e le aziende americane, che hanno in Cina uno dei loro maggiori mercati.

La mossa di Biden

Le regole aggiornano le restrizioni annunciate dagli Stati Uniti un anno fa, vietando la vendita di chip al di sopra di una certa soglia di capacitĂ  in Cina e in altri Paesi soggetti a restrizioni, e vietando la vendita di specifiche apparecchiature per la produzione di chip. I nuovi provvedimenti mirano a colmare le lacune emerse dai limiti di controllo delle esportazioni del 2022 e a tenere conto degli sviluppi tecnologici avvenuti da quel momento in poi.

Gli Usa compileranno inoltre un elenco di chip leggermente meno avanzati e richiederanno ai produttori di notificare al governo statunitense quando e se i chip presenti in questo elenco dovessero essere venduti a Paesi soggetti a restrizioni come la Cina. In tutto questo, la Cina ha giĂ  criticato i controlli all’export americani definendoli una violazione delle leggi internazionali sugli scambi: i paletti, secondo Pechino, infatti destabilizzano l’industria dei chip globale nel tentativo di limitare la crescita cinese.

L’obiettivo delle restrizioni è limitare alla “Cina l’accesso a semiconduttori avanzati che potrebbero portare a una svolta nell’intelligenza artificiale e nei computer particolarmente sofisticati”, ha spiegato il segretaria al Commercio Usa, Gina Raimondo, sottolineando che nel mirino degli Stati Uniti ci sono i chip essenziali alle applicazioni militari della Cina.

Gli effetti della guerra tecnologica contro la Cina

“I controlli unilaterali rischiano di danneggiare l’ecosistema dei semiconduttori statunitense” senza benefici per la sicurezza nazionale in quanto incoraggiano i clienti stranieri a cercare prodotti altrove, ha tuttavia messo in evidenza la Semiconductor Industry Association.

Le ulteriori restrizioni decise ampliano in modo significativo l’autoritĂ  del governo americano nel decidere quali prodotti le aziende statunitensi possono o non possono vendere in nome della sicurezza nazionale. Le vendite di chip per l’intelligenza artificiale di alto livello, inclusi quelli di Nvidia e Intel per il mercato cinese, sono vietate senza una licenza. Le vendite di semiconduttori che invece rientrano in una zona grigia – ovvero quelli appena al di sotto dei requisiti di velocitĂ  e potenza fissati – dovranno invece essere notificate al governo americano, che ha il potere di vietarle. Non rientrano invece nella stretta i chip per i prodotti destinati ai consumatori, quali smartphone, laptop e videogiochi.

Ricordiamo che, annunciando le restrizioni del 2022, il Bureau of Industry and Security (Bis) ha affermato che alcuni chip vengono utilizzati per “produrre sistemi militari avanzati, comprese armi di distruzione di massa” e “commettere violazioni dei diritti umani”. Da allora, l’amministrazione Biden ha sostenuto che la repressione delle esportazioni di chip avanzati rientra in una politica di “protezione delle tecnologie fondamentali”.

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