Il network O-Ran che è ritenuto il più strategico progetto di integrazione per la realizzazione delle reti 5G da parte dei gruppi europei potrebbe esser costretto a rallentare le sue ambiziose prospettive di espansione per l’annoso problema dello scontro Usa-Cina.
Nokia si sfila da O-Ran
O-Ran è il progetto che unisce diverse compagnie attorno a un nucleo di aziende europee per sviluppare le “Open Radio Access Network”. In sostanza, per consentire uno sviluppo di reti 5G di ultima generazione unite da standard securitari comuni, modularità nei progetti e caratteristiche standardizzate, così da permettere a ogni attore e ogni impresa di scegliere in quale settore focalizzare la sua competenza tecnologica, in quali campi scegliere di creare consorzi e cordate con altre imprese e in quali, invece, agire da concorrente. Il progetto ha l’obiettivo di strutturare reti più efficienti, sicure, meno costose e resistenti, di accelerare la corsa al 5G e di ridurre i costi per gli operatori.
Di fronte all’emergere di colossi come Huawei, attivi nel dominio dell’intera filiera, aziende come Deutsche Telekom, Ntt, Nokia, Ericsonn e Orange sono entrate in consorzio per sviluppare un progetto ritenuto sistemico. O-Ran ha sempre goduto del sostegno degli Stati Uniti, intenti a diversificare i fornitori per il 5G, ma recentemente i suoi lavori potrebbero aver subito un brusco stop per la decisione unilaterale di Nokia di sospendere la partecipazione al progetto.
Il motivo è semplice: l’espansione del network O-Ran ha portato quest’ultimo a comprendere un’ampia gamma di imprese statunitensi, ma anche i diretti concorrenti cinesi. Sulla carta questo sarebbe l’attestazione del successo del progetto che, del resto, vede tra i suoi membri fondatori fin dal 2018 China Mobile e la statunitense A&T. Ma in clima di guerra fredda tecnologica, di fatto, il significato è ben diverso: vuol dire che Nokia si è trovata in consorzio con una serie di contributori di O-Ran inclusi nella Entity List, la black list degli Stati Uniti, e con cui collaborare significherebbe incorrere nella scure delle sanzioni di Washington.
In particolare Politico segnala la presenza nel network O-Ran di tre attori ritenuti minacce alla sicurezza nazionale Usa per i loro legami con gli apparati di intelligence, le forze armate e il sistema securitario cinese: Kindroid, che produce microchip, Phytium, dinamico attore del mondo dei supercomputer, e il produttore di server Inspur.
In questo contesto Nokia ha preso atto di un rischio e ha scelto di sfilarsi, temporaneamente, dai lavori per la convergenza degli standard e la ricerca di un comune terreno operativo nell’ecosistema O-Ran. Nei primi giorni di settembre Ericsonn ha risposto all’azienda finlandese sottolineando in un comunicato che le sue mosse possono ritardare l’avanzamento dei lavori nel settore: “Operiamo secondo rigorosi controlli riconoscendo che le società vengono aggiunte e rimosse dall’Entity list regolarmente”, ha affermato il colosso svedese in una lettera inviata a Light Reading. “La situazione attuale potrebbe ostacolare i progressi all’interno dell’Alleanza O-Ran e siamo ansiosi di vedere la situazione risolta il più rapidamente possibile”.
Il 5G e il capitalismo politico
La questione imporante che va sottolineata, in quest’ottica, è l’unilateralità della mossa non subordinata a una presa di posizione di Washington. Certo, è possibile che il campione tecnologico finlandese possa aver accesso a informazioni privilegiate e a contatti sotterranei con gli apparati federali, ma al contempo gli Stati Uniti, che sul 5G sembrano aver rinunciato a riconquistare la leadership e puntano al salto tecnologico del 6G per sorpassare la Cina, hanno potuto dimostrare, silentemente, il peso dei principi del capitalismo politico. Nokia agisce temendo ritorsioni da parte del lawfare americano condotto a colpi di sanzioni in nome della sicurezza nazionale, priorità assoluta rispetto a qualsiasi tipo di progresso tecnologico ed economico.
O-Ran, paradossalmente, è cresciuto proprio dopo i continui sostegni dell’amministrazione Trump a una visione estesa del 5G capace di coinvolgere alleanze industriali nel campo occidentale. E il suo focus securitario ha permesso a molte compagnie di compiere quel salto sulla tutela degli asset digitali e fisici delle reti 5G che precursori come Zte hanno percorso autonomamente, su cu Huawei è rimasta indietro e che gli attori europei ritengono indispensabile. Un processo che ha avuto talmente tanto successo da creare un’ampia ed eterogenea agorà, una vera e propria “confederazione” di filiera del 5G coinvolgente imprese di ogni provenienza, riunendo sotto lo stesso tetto Usa, Cina, Europa. In termini economici, se nel mondo valessero veramente le leggi di mercato e le teorie della divisione globale del lavoro in base alle competenze di ogni produttore, parleremmo di un sistema perfettamente strutturato. Ma la politica è sempre sopra l’economia, e il suo potere di condizionamento tale da spingere chi, come Nokia, prevede tempeste in futuro a agire di conseguenza.
Tali questioni possono riguardare anche l’Italia. Come sottolinea StartMag, “dal 2018 anche l’italiana Tim membro di O-Ran Alliance e lo scorso febbraio ha firmato un Memorandum of Understanding con i principali operatori europei per promuovere le soluzioni Open Ran. E riguardo il dispiegamento delle reti 5G, in Italia anche i Servizi hanno manifestato l’apprezzamento per l’iniziativa O-Ran”, tanto che appare paradossale il fatto che proprio un piano tanto ben strutturato e promettente possa arenarsi per cause esterne. Ciò che rende le relazioni internazionali avvincenti e degne di essere studiate da vicino, la loro capacità di sfuggire a ogni logica meccanica e ogni dogmatismo, è in fin dei conti spesso la fonte dei principali problemi sistemici. Anche le tecnologie, in fin dei conti, sono fatte da menti umane. E ne riflettono interessi, pensieri strategici e visioni di lungo periodo, che sul fronte del 5G devono necessariamente farei conti con lo scontro globale tra Cina e Usa.