Anche la Germania “abbraccia” la corsa allo spazio. E inizia a approcciare, passo dopo passo, una strategia che possa portarla a essere attiva nella partita geopolitica che si combatte tra le orbite. Una voce riportata il 26 aprile dalla Bild ha parlato di un documento in via di elaborazione tra i deputati della prima forza di maggioranza, il Partito Socialdemocratico (Spd), per potenziare l’agenzia spaziale nazionale (Dlr) e avviare la ricerca di un accesso autonomo alle orbite.
Dalle intenzioni della Spd, ha scritto Ares – Osservatorio Difesa, “emerge con chiarezza la volontà della SPD di rendere indipendente la Germania per l’accesso allo spazio, suggerendo la opportunità di costruire una base mobile di lanci spaziali nel Mare del Nord, la cui realizzazione dovrebbe essere finanziata con fondi pubblici”. Sulla scia di quanto pensato dall’Italia, che lavora alla conversione di Nave Garibaldi a piattaforma marittima per il lancio di satelliti, Berlino vuole ampliare la sua strategia giocando da primario attore nella corsa europea allo spazio e non lasciando l’egemonia alla Francia, che nella controllata Guyana Francese ospita la base di Kourou “porta” dell’Unione Europea allo spazio.
Berlino ha le capacità tecnologiche per mettere in campo una politica industriale e strategica al servizio della corsa europea allo spazio. E stando alle fonti che sempre più escono dal governo di Olaf Scholz appare sempre più lampante che Berlino voglia dotarsi anche di una politica spaziale per fini geopolitici, strategici e militari. In forma più spinta dal senso del dovere che da una reale volontà di influenza, ma la Germania si sta rendendo conto che lo spazio, come il cyber pochi anni fa, è oggi uno dei fronti in cui è necessario perseguire una crescente autonomia strategica.
Attualmente, scrive War on the Rocks, “le forze armate tedesche hanno la capacità di ricognizione globale e comunicazione satellitare e stanno studiando la possibilità di sviluppare sistemi di allarme rapido basati su satelliti” e rompere la riluttanza all’avanzamento delle capabilities militari di Berlino nello spazio che nell’opinione pubblica risale allo scetticismo mostrato da Helmuth Kohl per il progetto Star Wars dell’amministrazione americana di Ronald Reagan negli Anni Ottanta. Il timore di essere il Paese teatro di uno scambio di missili tra Washington e Mosca ai tempi della Guerra Fredda fa sentire il suo eco anche oggi nell’ostilità alla militarizzazione delle orbite per risolvere questioni terrestri propria dell’opinione pubblica tedesca.
Berlino però sta gradualmente avviando una postura più realista. Nel 2017 è stato pubblicato un documento d’indirizzo sullo spazio e quattro anni dopo, nel 2021, sotto la Luftwaffe è sorto il Comando per le operazioni spaziali. Per War on the Rocks “una coalizione nazionale tra il governo, il mondo accademico e il settore privato, includente sia le start-up che gli attori industriali affermati, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle compagnie spaziali straniere” aprirebbe alla costruzione di un vero e proprio gigante europeo. La costruzione di una base d’appoggio per il lancio di satelliti aumenterebbe la proiezione tedesca e europea verso una forma di autonomia strategica. Lo studio legale specializzato in questioni industriali Taylor Wessing, per voce del suo fondatore e principale partner, ha aggiunto la necessità di normare esplicitamente la corsa allo spazio della Germania chiarendo i ruoli del governo e individuando strutture definite a dedicarsi direttamente alla politica spaziale.
La coordinatrice federale Anna Christmann, ad oggi, si occupa di mere operazioni di raccordo tra settori civili. Berlino può e deve pensare da potenziale game-changer europeo la sua corsa allo spazio e alzare l’asticella delle ambizioni. In ambito Nato, questo può aumentare la presa di consapevolezza dei partner sulla “Svolta epocale” evocata da Olaf Scholz dopo l’invasione russa dell’Ucraina e che stenta a materializzarsi. In ambito europeo, aumentare la coordinazione tra attori dopo il buon messaggio positivo dato dall’accordo con Francia e Italia sui lanciatori Ariane da sviluppare congiuntamente. Una rondine che non ha fatto primavera. Almeno fino ad ora.