La fantascienza non è mai per sempre. Perché se la storia è maestra di vita, come diceva Cicerone, uno dei suoi più grandi insegnamenti è il seguente: il sogno di un’epoca è la realtà di un’altra. E questo è stato, è e sarà vero per ogni tipo di scenario fantascientifico messo su carta dalla fervida immaginazione degli uomini. Il progresso è una macchina da corsa, infatti, che non possiede freni.

Nel 1885 lo scrittore Luis Senarens raccontava le vicende di un robot antropomorfo in Frank Reade and his Electric Man. I robot antropomorfi, oggi, costituiscono soltanto uno dei tanti prodotti di un mercato, quello della robotica, che va crescendo ed evolvendo in continuazione.

Nel 1986 il padre della fantascienza contemporanea, Isaac Asimov, fantasticava in Sogni di robot su un essere positronico in grado di sognare e di immaginare l’indipendenza dei suoi simili dai loro creatori, e cioè gli uomini. Nel 2022, con l’esplosione del caso LaMDA, dell’era dei robot senzienti e autocoscienti sembra essere giunta l’alba. E il passo successivo, cioè quello della comparsa di minacce come Ultron e Skynet, potrebbe avvenire nei prossimi decenni.



Il futuro è qui

Se la robotizzazione è il futuro del mondo, allora guerre tra automi e robot assassini sono inevitabili. Non è la delirante visione distopica di uno scienziato pazzo, ma un dato di fatto, che porta sul banco delle prove la Storia, con il quale prima o poi strateghi e decisori politici dovranno obbligatoriamente confrontrarsi. Perché ne andrà, invero, della sicurezza nazionale dei loro stati.

Nei laboratori segreti delle grandi potenze, Stati Uniti in testa, si investe nella produzione di robot militari da più di mezzo secolo, ovvero dalla Guerra fredda, e i risultati sono tutti gli occhi di tutti: dagli aeromobili a pilotaggio remoto, volgarmente noti come droni, alle torrette automatiche in grado di percepire una presenza ostile attraverso un sistema di sensori intelligenti.

Droni, torrette automatiche e altri robot militari attualmente in sviluppo non possiedono le fattezze antropomorfiche degli esseri positronici immaginati da Asimov, ma sono letali – ed è questo che conta –, e i progressi nei campi dell’intelligenza artificiale e della neurotecnologia premettono e promettono di elevarne tanto l’autonomia quanto la micidialità. Macchine per uccidere.

Alleanza Atlantica, Stati Uniti, Russia, Repubblica Popolare Cinese; tra le grandi potenze e le comunità di grandi potenze è corsa – da anni – al robot assassino, al super-soldato trans- o post-umano e l’aggravamento della Terza guerra mondiale a pezzi non potrà che accelerare il ritmo del loro passo e ampliare l’estensione dei loro orizzonti. Perché se oggi per controllare un robot da remoto è necessaria una guida umana, un domani potrebbe non essere più così – ed è precisamente questa la sorgente di una molteplicità di scenari distopici.

Macchine che uccidono

Il New York Times, nel 2020, dava la notizia di un robot militare prodotto dall’estone Milrem Robotics, sostanzialmente un automa semi-autonomo come ogni altro attualmente esistente, per il quale è stato pensato un futuro di libertà dal telecontrollo umano. L’azienda, infatti, stava – e sta – investendo nella completa automazione del processo di guida da remoto. Robot che controllano altri robot. Intelligenze artificiali che sostituiscono quelle umane. Con tutti i rischi del caso: dalla macchina impazzita che sfugge prometeicamente al controllo del creatore alla macchina hackerata che viene impiegata per fini mortiferi.

L’era dell’Internet 5.0 è alle porte, metaverso e simbiosi neurotecnologica non sono che i primordi di ciò che sarà, ma le ricerche in campo militare di oggi – più che altro la piega che stanno prendendo – già permettono di intravedere ciò che potrebbe accadere domani: cyber-guerre mortali. Non fantascienza, di nuovo, quanto lo scenario delineato dalla RAND Corporation in un resoconto riassumente i principali risultati ottenuti laddove la luce dei riflettori non arriva: automobili a guida autonoma sabotate, microinfusori insulinici e bypass hackerati, assistenti personali intelligenti per la casa – come Alexa – infiltrati di nascosto agli inquilini.

Ultron non fa paura

Gli hackeraggi in grado di compiere un omicidio a grande distanza, eseguiti comodamente da casa con un clic, rappresentano soltanto uno dei tanti scenari verso i quali si dirige l’umanità. Perché, di nuovo, gli investimenti in R&S delle grandi potenze muovono anche in un’altra direzione, cioè quella dei robot super-intelligenti e delle reti neurali artificiali. E i rischi che tale tecnologia iper-intelligente e senziente possa ribellarsi, appunto perché autocosciente e in grado di autodeterminarsi – eventualità che prende il nome di convergenza strumentale –, sembrano così elevati che le più grandi menti del campo, da Elon Musk a Bill Gates, hanno ripetutamente invitato i colleghi a porre dei paletti alle loro ambizioni.

Se Musk, Gates e soci hanno dubbi e preoccupazioni in merito alla costruzione di esseri robotici perfetti, negli ambienti militari di Russia, Repubblica Popolare Cinese e degli stessi Stati Uniti sembra vigere, però, una corrente di pensiero opposta: perché, stando ai più recenti documenti programmatici delle tre potenze, la realizzazione di super-intelligenze artificiali programmate per fini bellici è ritenuta auspicabile e desiderabile ai fini della supremazia tecnologica e dell’egemonia globale. Skynet e Ultron, insomma, sembra che facciano più paura a grandi imprenditori e inventori che a decisori politici e generali.

Washington, Mosca e Pechino sono divise dalla geopolitica, in sintesi, ma accomunate da una convinzione: Skynet e Ultron non sono degli incubi da allontanare, ma dei sogni da traslare in realtà. Perché, come ebbe a dichiarare Vladimir Putin nel 2017, “chiunque diventerà il leader in questa sfera, assurgerà a padrone del mondo”.

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