Una delle sfide chiave che l’Italia dovrà affrontare nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e delle partite ad esso collegate sarà la precisa definizione del perimetro di sicurezza del polo strategico del cloud nazionale per proteggere i dati delle amministrazioni e degli enti pubblici.
Il Ministro per l’Innovazione e la Transizione Digitale Vittorio Colao ha, per conto del governo di Mario Draghi, stabilito le priorità operative e strategiche della nuova architettura securitaria, ritenuta fondamentale per aumentare la sovranità dell’Italia sui dati generati nel territorio nazionale, tutelare la privacy e la sicurezza dei cittadini e inserire Roma nelle partite per l’autonomia strategica continentale.
Per mettere in sicurezza il sistema delle quasi 11.000 “sale macchine” della Pa, garantendo un risparmio di spesa compreso tra il 40 e il 50% all’anno, il Pnrr ha destinato quasi un miliardo di euro; secondo indiscrezioni riportate da Il Messaggero sarà Cassa Depositi e Prestiti a ottenere il 51% delle quote nella compagnia che dovrà gestire il cloud tricolore. Partner della banca pubblica di Via Goito saranno invece Tim e Leonardo, che si divideranno il restante ammontare delle quote.
Sulla salita più dura, nel quadro di una partita decisiva per il posizionamento futuro dell’Italia nelle grandi questioni tecnologiche del domani Draghi mette dunque a pedalare in testa al gruppo il suo luogotenente di fiducia, Dario Scannapieco. Chiamato alla testa di Cdp per la sua preparazione alle grandi partite strategico-industriali e per la comunanza di vedute col presidente del Consiglio. Che in questo caso si manifesta anche sotto forma di un legame profondo tra la strategia italiana e il mondo di oltre Atlantico. Che sarà tutto fuorché scontento della svolta italiana.
Roma mette l’apparato a partecipazione pubblica al centro ma non chiude agli Usa. Il cloud nazionale sarà a favore dell’autonomia strategica italiana ed europea, ma nel quadro del campo occidentale. StartMag ricorda in primo luogo che l’Italia starebbe pensando a una soluzione per il cloud simile a quella alla francese, che pur mantenendo una prerogativa di controllo nazionale non esclude attori di oltre Atlantico nel contributo al cloud nazionale: “in Francia, ad esempio, è stato previsto che tecnologia o software extra-Ue possano essere utilizzati soltanto su licenza o fornitura, lasciando il pieno controllo a soggetti europei”.
In secondo luogo, i partner coinvolti nel progetto a fianco di Cdp sono garanti di un orientamento atlantico. Leonardo, uscita rinvigorita dalla legittima difesa di Alessandro Profumo in cda e nonostante alcuni discutibili attacchi al suo business provenienti da settori della stampa a stelle e strisce, guida le cordate euro-atlantiche della Difesa, sviluppa autonomamente progetti sul cloud, l’Ia, supercomputer, tecnologie d’avanguardia; Tim, invece, è stato nella scorsa tornata del cda conclusasi a febbraio teatro dell’asse tra Cdp e la finanza Usa, incarnata dal fondo Elliott, e vanta rapporti non secondari con i player a stelle e strisce.
In terzo luogo, c’è una questione di dipendenza dall’orientamento consolidato del mercato italiano. Appoggiarsi alle tecnologie Usa sul cloud, ora come ora, potrebbe non essere la scelta preferita dagli operatori italiani. Ma appare inevitabile, date le condizioni di partenza. Solo dall’inizio della pandemia di Covid-19 a oggi i progetti Usa in Italia si sono intensificati. Microsoft a maggio 2020 ha annunciato un piano da 1,5 miliardi di euro per cloud, Ia, digitalizzazione in Italia ed è partner per la strategia di Leonardo; Tim ha dato vita a Noovle cui ha conferito i suoi data center e ha stretto una partnership strategica con Google; Amazon Web Services si sta ramificando sostenendo il distretto fintech di Milano per spingere la trasformazione digitale della finanza nazionale e ha costruito un’alleanza con Fincantieri (esclusa per ora a sorpresa dalla partita del cloud nazionale); a inizio 2021 Oracle ha annunciato che la Penisola sarà un punto di riferimento per la strategia cloud dell’azienda nel futuro.
La “linea Draghi” di cui Scannapieco si farà interprete e che vede piena condivisione in ministri di peso quali Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Guerini è dunque consolidata. Cdp possiede i capitali e le capacità per governare finanziariamente con i suoi partner strategici una partita che si inserisce nel quadro delle sfide per il futuro del sistema-Paese. Che Draghi intende orientare senza ambiguità nella direzione di un consolidamento dell’asse con Washington. Passando verso i determinanti di ultima istanza della potenza geopolitica e strategica nell’era dell’innovazione di frontiera e della trasformazione dei dati nel petrolio del XXI secolo.