Il governo Draghi è tornato a esercitare i poteri speciali (golden power) garantiti dalla legge a Palazzo Chigi per scrutinare gli accordi tra società italiane operanti in settori strategici e aziende straniere, intervenendo su una fornitura 5G alla società italiana Linkem da parte dei colossi Huawei e Zte.

Linkem è un gruppo italiano particolarmente attivo nello sviluppo della rete di ultima generazione, in cui sta sviluppando sia il fronte della rete fisica che quello della connessione wireless. Il fondatore e amministratore delegato di Linkem Davide Rota le ha definite le ” due tecnologie più performanti”, il cui “mix dipenderà da che tipo di territorio devi coprire e dalle specifiche esigenze”. Logico dunque che un’azienda tanto attiva nel settore delle telecomunicazioni si trovi a doversi interfacciare con i principali player del settori, tra cui inevitabilmente rientrano i leader globali, ovvero i colossi cinesi.

Cosa prevede l’azione del golden power del governo Draghi? Formiche ha scritto che Draghi ha “stoppato” i cinesi sul fronte dell’acquisizione da parte di Linkem di “elementi hardware e software da Huawei e Zte per il completamento del progetto di architettura di rete 5G” di tipo standalone (separato, e dunque più complesso, dalle connessioni tradizionali 4G), chiedendo prescrizioni securitarie a Linkem come previsto dal rafforzamento dei poteri speciali garantito dal Decreto Cyber e dal Decreto Liquidità promossi dal governo Conte II rispettivamente nel 2019 e nel 2020.

L’azienda italiana, contattata da Inside Over, ha chiarito la sua posizione sul tema del golden power spiegando che “il governo Draghi non ha messo alcun veto sull’accordo siglato da Linkem” e che l’azienda ha ricevuto delle “prescrizioni”, fattispecie che “riguarda tutti gli operatori. Da quando è stata istituita la disciplina del golden power relativamente al 5G Linkem non ha mai ricevuto alcun veto su nessun fornitore, ma solo delle prescrizioni con la sicurezza in linea con quanto la società sta facendo per adeguare e migliorare continuamente il suo approccio in materia”. Una questione simile a quella che aveva riguardato, nelle settimane scorse, l’accordo tra Fastweb e Zte. La normativa prevede a un’azienda italiana “di notificare qualsiasi vendor che non abbia nazionalità europea” e “tutte le componenti di una rete e servizi accessori”.

La questione del golden power è ritenuta fondamentale nell’ottica dell’approccio strategico italiano alla tecnologia. Secondo le nuove disposizioni, in ogni caso, il golden power non è necessariamente (o non solo) un “pulsante di stop”, come sul fronte delle acquisizioni di aziende italiane da parte di operatori stranieri esterni, ma prescrive anche degli obblighi di vigilanza molto stringenti al governo sull’evoluzione securitaria nei settori-chiave per il Paese.

E il golden power vale indistintamente per tutte le imprese extra-Ue, non solo quelle cinesi, come del resto chiarisce il testo del Decreto Cyber, che come ricordato in precedenza impone l’obbligo per le società italiane di Tlc di inviare una notifica al comitato dei tecnici di Palazzo Chigi anche per “l’acquisizione, a qualsiasi titolo, di componenti ad alta intensità tecnologica funzionali alla predetta realizzazione o gestione, quando posti in essere con soggetti esterni all’Unione europea”, a cui il governo può rispondere chiedendo determinati aggiustamenti di matrice operativa o securitaria. A novembre 2020 un’opzione di questo tipo era stata esercitata dal governo giallorosso per la fornitura di componenti per la rete 3G/4G alla francese Iliad da parte di Huawei e quattro società americane, Amphenol, Commscope, Cisco e Ciena.

Mano a mano che le reti di tlc si fanno più sofisticate anche le prescrizioni legate alla cybersicurezza si fanno sempre più stringenti e in questo contesto Linkem ha ribadito di trovarsi impegnata “in un processo di continuo miglioramento dei processi di sicurezza in materia sia sul versante organizzativo che su quello procedurale”. Presupposti fondamentali per permettere all’intera rete 5G nazionale di potersi sviluppare in maniera efficace e autonoma indipendentemente dalla nazionalità dei fornitori delle aziende operanti a fianco dei nostri attori di primo piano.





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