Nellaguerra senza limiti tra Russia e Ucraina Kiev è sicuramente vincitrice a tutto campo del confronto social per la propaganda web. Per attrarre il consenso della comunità degli utenti su scala internazionale, per propagandare la resistenza di Kiev e per sostenere il morale dei cittadini le istituzioni ucraine e anche gruppi vasti di privati cittadini stanno utilizzando meme, video originali e animazioni per presentare la propria narrazione a un’ampia platea.

L’account “ufficioso” della comunità online degli ucraini è il profilo Twitter @Uamemeforces (“Ukraine Meme Forces”), forte di circa 330mila seguaci sul social network e specializzato nell’irridere Mosca e le sue ambizioni di conquista del Paese.

Condiviso su Internet o diffuso tramite l’app di messaggistica sicura Telegram, che è diventata un mezzo di comunicazione popolare nel Paese dopo l’invasione, un diluvio di meme di guerra sta aiutando gli ucraini a far fronte alla loro triste situazione con umorismo, più che spesso riversandosi nella satira oscura. Da Putin che esplode dopo aver provato a bucare un palloncino con le bandiere ucraine al video del ministero della Difesa di Kiev che ad agosto invitava i russi a “non visitare la Crimea” mentre la controffensiva veniva preparata resistenza e spavalderia vanno di pari passo.

Gli account ufficiali di Kiev sono subito entrati nella mischia e anche il portale governativo ucraino che pubblica notizie sulla nazione ne fa abbondante uso. Sul sito dedicato agli aggiornamenti bellici il governo ucraino scrive che “può sembrare strano avere meme durante la guerra, ma nel 2022 sono una parte così integrante della comunicazione, che anche un’invasione russa su vasta scala non potrebbe cambiarlo. Aiutano a modellare e condividere importanti narrazioni sugli eventi, aumentare il morale e riflettere sulla nuova realtà e sulle esperienze che gli ucraini condividono”.

I meme di oggi sono i manifesti di ieri e aiutano a sostenere su scala internazionale, con una capacità di penetrazione notevole, gli sforzi della nazione invasa. Già a dicembre 2021, del resto, si vedevano le anticipazioni della strategia: Kiev mostrava come un gran mal di testa la vicinanza a Mosca.

Un esempio di narrazione accelerata da meme, video amatoriali, filmati pubblicati su Instagram e TikTok e propaganda ucraina è quella dei problemi logistici dell’esercito russo e del ruolo dei trattori che trasportavano mezzi corazzati abbandonati o distrutti. Alcuni carri armati russi che sono riusciti a penetrare in profondità nel paese hanno presto esaurito il carburante nei primi mesi dell’invasione e spesso sono stati semplicemente abbandonati dai soldati. Gli ucraini hanno usato i loro trattori per trainare via quei veicoli. Ed è così che l’Ucraina ha trasmesso al mondo la sensazione che il “secondo esercito più forte del mondo avesse sostanzialmente perso i suoi carri armati a favore degli agricoltori.

“Dipingere l’Ucraina come una nazione vincente è solo uno degli obiettivi della propaganda social di Kiev”, sottolinea Tag43. Fondamentale, in quest’ottica, “è anche demoralizzare i cittadini della Russia“. Da Twitter a Telegram l’offensiva è a tutto campo. “Decine i canali attivi, tra cui Offensiva Ucraina con quasi 100 mila iscritti. È possibile trovare aggiornamenti militari, inchieste sulla copertura televisiva di Mosca e servizi dai media occidentali”. Sul fronte della risposta russa un’informativa del ministero della Difesa ha commentato alla Bbc che lei e i suoi colleghi “non hanno trovato nulla di interessante. Non ci sono umorismo, bellezza o dolore” nell’Internet russo appiattito sulla narrazione dell’operazione militare speciale.

Del resto, a marzo Vladimir Putin ha firmato una legge che criminalizza qualsiasi opposizione pubblica o notizia critica della guerra contro l’Ucraina. Alle agenzie di stampa e ai cittadini è anche vietato chiamarla “guerra”. Invece, dovrebbe essere inquadrata solo come una “operazione militare speciale” e i dissidenti possono affrontare minacce legali e pene fino a 15 anni di carcere.

Nel frattempo sul sito del governo ucraino si parla di “arte popolare” in riferimento alle opere create per sostenere la narrazione del Paese. Questa capacità di produzione è stata, a sua volta, molto ben sfruttata dal presidente Volodymyr Zelensky, come ha ricordato Emanuel Pietrobon in Zelenskij – La storia dell’uomo che ha cambiato (per sempre) il modo di fare la guerra: “La guerra dei meme ha avuto una natura, una dimensione e una proiezione intrinsecamente internazionali sin dall’alba del conflitto. Più di 150 agenzie di pubbliche relazioni da tutto il mondo, in particolare dall’Occidente, hanno partecipato al blitz propagandistico”, che per Pietrobon ha avuto il suo acme “nel primo mese di conflitto”.

La guerra in Ucraina rappresenta uno spartiacque, dunque, anche per il ruolo giocato dai social network e dai canali web come trincea e prima linea: Instagram è stato “impiegato da un presidente per parlare col proprio popolo e con il mondo, TikTok trasformato da uno spazio per video comici e musicali a una fabbrica di meme e mini-reportage di guerra”. Di Twitter e Telegram si è detto. Per un presidente come Zelensky passare dalle prove di teatro a quelle della storia ha portato con sé la necessità di sfruttare ogni arma comunicativa a sua disposizione per aumentare l’empatia del pubblico, soprattutto occidentale, verso l’Ucraina e trasmettere sicurezza. Ma più in prospettiva è sul controllo della narrazione e sul controllo del fronte interno, che rimane coeso, che si gioca questa partita fondata rappresentante in sostanza estrema frontiera della propaganda. Commistione tra leggerezza e originalità espressiva da un lato e pervasività dei messaggi dall’altro: un mix a cui Mosca, per ora, ingessata sulla propaganda ufficiale dell’invasione non ha saputo rispondere.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.