Nelle ultime settimane tra Italia e Stati Uniti si sono aperte diverse partite importanti sul fronte tecnologico, che impattano sia per le implicazioni economico-industriali che per le conseguenze geopolitiche. Dopo l’apertura della fase calda della partita per il cloud nazionale, che la Cassa Depositi e Prestiti di Dario Scannapieco intende coordinare assieme agli attori più importanti del panorama italiano senza però chiudere ai colossi tecnologici Usa, si sono poste in essere diverse partite che coinvolgono importanti aziende d’eccellenza della Penisola o possono rinsaldare i legami bilaterali tra Roma e Washington nel settore.
Gli Stati Uniti non intendono perdere l’Italia e puntano su Roma dopo l’ascesa al governo di Mario Draghi come principale partner di prospettiva date le incertezze sulle leadership di Francia e Germania. Consci che la tecnologia è un terreno di scontro fondamentale per definire gli equilibri geopolitici e economici del mondo che verrà e che la presenza della Cina nel tessuto nazionale, dal 5G alle reti, è tutt’altro che secondaria e difficilmente eradicabile, gli Stati Uniti intendono portare avanti una strategia avanzata di contenimento.
Affari, affari, affari: la via che Washington detta ai propri colossi tecnologici mira a saldare l’asse con l’Italia grazie a commesse, investimenti e progetti condivisi che hanno chiare e dirette ricadute geopolitiche.
Non può non essere così, ad esempio, il conivolgimento di Sparkle, la controllata del gruppo Tim presieduta dall’ex alto funzionario d’intelligence Alessandro Pansa che opera nel settore strategico dei cavi sottomarini per le telecomunicazioni, nel progetto guidato da Google per la realizzazione di Blue & Raman Submarine Cable Systems, interconnettore strategico destinato a saldare, di fatto, i Paesi alleati a Washington dal Mediterraneo all’Oriente. I due cavi Blue e Raman toccheranno Italia, Francia, Grecia, Israele, Giordania, Arabia Saudita, Gibuti, Oman e India. Passando attraverso Mediterraneo, Mar Rosso, Golfo Persico e Oceano Indiano indicherà le rotte di quello che nelle aspettative di Washington dovrà essere il primo fronte di contenimento della Cina e rafforzerà la proiezione della superpotenza nel settore dei cavi, ultima frontiera del dominio tecnologico in cui ancora Pechino non è arrivata a scalfirne l’egemonia.
L’asse Tim-Google, ricorda StartMag, non si ferma qui: “nell’ultimo anno si è consolidata infatti sempre di più, soprattutto riguardo il cloud. A gennaio Tim ha dato vita a Noovle, la cloud company del gruppo guidato da Luigi Gubitosi, cui ha conferito i suoi data center e ha rafforzato la partnership tecnologico-strategica con Google”, già avviata con forza nel maggio 2020 quando “Tim, Google e Intesa San Paolo (tramite Intesa Sanpaolo Forvalue) hanno siglato un accordo per l’erogazione di servizi cloud rivolti alle imprese e alla pubblica amministrazione italiane” intente a costruire architetture consolidate per lo smart working.
Entrambi i cavi passeranno attorno la Sicilia, hub sempre più cruciale per le telecomunicazioni e perno dell’interesse geostrategico Usa per l’Italia. A cui, nei prossimi anni, potrebbe aggiungersi il Piemonte, che grazie a diverse iniziative (su cui spicca quella dell’Apostolato Digitale promossa dall’arcidiocesi diI Torino) mira a diventare il centro nazionale dell’innovazione e ospiterà in futuro nel capoluogo l’Istituto Italiano di Intelligenza Artificiale (I3A).
Su Torino e sullo stabilimento ex Fiat di Mirafiori, non a caso, ha messo gli occhi il colosso dell’industria tecnologica Usa Intel per costruire uno dei principali stabilimenti europei di microchip. Che permetterebbe di rafforzare la cooperazione transatlantica sul fronte della componentistica, vero collo di bottiglia per l’industria in questo 2021, permettere all’Italia di inserirsi nelle catene del valore tecnologiche a massima redditività, consentire una relazione relativamente paritaria e consentire un’attivazione di investimenti dal sicuro rendimento. Tanto che il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha recentemente sottolineato che Mirafiori soddisfa tutti i requisiti, che bisognerà coinvolgere nella discussione il gruppo Stellantis e possano esserci le condizioni per il via libera dell’Italia a un investimento dello Stato per oltre 8 miliardi di euro nel progetto.
Per uno sbarco a stelle e strisce in Italia, vi è in corrispondenza una mossa italiana oltre Atlantico grazie a Prysmian, società con sede a Milano che è un colosso dei cavi in grado di vantare 10 miliardi di euro di fatturato. Celebre per il suo know-how strutturato e per una strategia di espansione continua e dinamica, che negli Usa l’ha portata a integrare General Cable, Prysmian ha siglato in giugno un accordo per divenire fornitore preferenziale dei sistemi in cavo ad alta tensione in corrente continua (Hvdc – High Voltage Direct Current), nuova frontiera della gestione della tensione elettrica in forma più sostenibile, per un progetto di trasmissione dell’energia in grado di innestarsi sui tracciati ferroviari. Connettendo il Midwest agli Usa sud-orientali Prysmian incasserà 900 milioni di euro per il progetto che fornirà a 1,2 milioni di famiglie energia in forma pulita.
“Il progetto – scrive Repubblica – coprendo una distanza di oltre 350 miglia richiederà più di 700 miglia di cavi, che verranno installati lungo i passaggi ferroviari esistenti, collegando le stazioni di conversione di SOO Green nell’Iowa settentrionale a quelle dell’Illinois (ovest di Chicago). La produzione dei cavi dovrebbe iniziare nel 2023, nello stabilimento in Carolina del Sud” e confermerà il peso dell’Italia come potenziale superpotenza delle rinnovabili, nel pieno rispetto della legge che vede efficienza energetica, sviluppo tecnologico e prospettive industriali formare un tutt’uno. E tra Italia e Usa questo fronte sarà, in futuro, sempre più battuto e percorso. Aprendo prospettive di lungo periodo ai nostri campioni nazionali nella fase della ripartenza del Paese.