Satanismo: indubbiamente una delle religioni più intriganti del panorama mondiale. La sua teologia è pane per gli studiosi delle religioni. I suoi riti affascinano gli antropologi. La sua simbologia arcana ha invaso i mondi dell’intrattenimento, della moda e della musica. E i suoi voti, laddove ha raggiunto un certo volume, sono ricercati dalle forze politiche.
Satanismo: gli Stati Uniti sono il paese in cui è più popolare, (culturalmente) influente e radicato in ogni sua forma: dai razionalisti della Chiesa di Satana agli occultisti del Tempio di Set. E sarebbero stati i primi, seguaci del papa nero, Anton LaVey, i protagonisti di una presunta cospirazione contro Ted Kennedy negli anni Ottanta.
“911? Ted Kennedy è in pericolo!”
San Francisco, ottobre 1980. Una squadra di agenti FBI e USSS sta indagando su un possibile complotto ai danni del senatore Ted Kennedy, fratello minore dei defunti John Fitzgerald e Robert, che parrebbe ricondurre ad uno dei luoghi più lugubri dello stato federato: 6114 California Street.
6114 California Street è un civico noto, perché è dove si trova la Casa nera, sede della Chiesa di Satana e teatro di via vai coinvolgenti la crème de la crème di Hollywood – dal regista Roman Polanski alla sex symbol Jayne Mansfield. Ma per gli inquirenti ha un altro significato: è il luogo in cui qualcuno starebbe pianificando un attentato alla vita dell’ultimo Kennedy.
Era dalla fine degli anni Sessanta che il senatore riceveva, a cadenza regolare, lettere minatorie e minacce di morte. Mitomani, nulla di più. Fino a quell’anno, 1980, dove, effettivamente, qualcuno avrebbe potuto volere la vita di Kennedy – dato il suo coinvolgimento nella campagna di rielezione di Jimmy Carter. Quel qualcuno, stando ad una soffiata alla polizia federale proveniente da Chicago, sarebbe stato niente di meno che Anton LaVey.
Intrigo lungo la San Francisco-Chicago
LaVey, showman nato e occultista fai-da-te, era un nome noto tanto quanto il civico in cui risiedeva. Nel 1966 aveva fondato la Chiesa di Satana, prima realtà del genere negli Stati Uniti (e nel mondo), fonte della fama a lungo ricercata e di un soprannome eloquente: il papa nero.
Il satanismo di LaVey era – ed è – il prodotto di un uomo per l’uomo, antropocentrico, individualistico e materialistico, dove Satana era – ed è – un mezzo per un fine: una figura archetipica da studiare al fine dello sviluppo personale. Ça va sans dire, il messaggio laveyano aveva fatto breccia nella roccaforte dell’American dream, Hollywood, ma aveva anche attirato nella Chiesa folle di disturbati.
Ad avvertire la polizia federale di una possibile trama omicida a detrimento di Kennedy, il 20 ottobre 1980, era stato un informatore che, via telefono, aveva fatto il nome di Anton LaVey. Un nome conosciuto agli investigatori, più che per il satanismo, per via dell’esistenza di un dossier a suo nome: possessore di un piccolo arsenale, di simpatie e di amicizie neonaziste, citato nel caso Brody-Mansfield – una coppia di attori morta in un incidente stradale nel 1967, che LaVey aveva maledetto, a causa della rottura con la Mansfield, preconizzandogli tale epilogo.
L’informatore era stato breve ma conciso: LaVey, col quale era in debito, gli avrebbe ordinato di consegnare un pacco ad un capomafia chicagoano. Pacco che, verosimilmente, avrebbe contenuto una pistola da utilizzare per un crimine eclatante: l’omicidio di Kennedy. Il pedinamento di LaVey, considerata valida la soffiata, sarebbe iniziato entro pochi giorni.
Il complotto inesistente
A fine ottobre, dopo aver invitato Kennedy a vestire un giubbotto antiproiettile, una squadra di agenti FBI e USSS veniva inviata al 6114 di California Street. Il primo tentativo era stato infruttuoso: LaVey irreperibile. Ma il secondo, avvenuto curiosamente la sera del 31, Halloween, aveva avuto successo: il papa nero era tornato nella sua dimora e si era reso disponibile ad un faccia a faccia con la task force.
LaVey si era detto totalmente estraneo alle accuse che gli erano state rivolte dall’anonimo informatore. Ma aveva, ugualmente, qualcosa per loro: una serie di chiamate perse provenienti dallo stesso numero che li aveva contattati qualche giorno prima; una confessione sulla vera natura della Chiesa di Satana – non una pericolosa setta, ma un’astuta operazione di marketing con la quale fare soldi.
LaVey non era un criminale, ma solo una bizzarra macchina da soldi, e l’informatore era un mitomane – FBI e USSS ne erano convinti. Entrambi i loro nomi, ad ogni modo, sarebbero rimasti sulle scrivanie degli investigatori: il primo per via del successivo scoppio del “panico satanico“, il secondo per ragioni di prevenzione. Ma nessuno dei due, nonostante il persistere di ombre e diffidenze, sarebbe stato più ricollegato a trame omicide contro Kennedy.