âLa storia è crudeleâ ricordava il vecchio Hegel. Aveva ragione. A sessanta anni dalla sua conclusione, la lontana guerra dâAlgeria, con il suo carico dâorrori e illusioni, continua a tormentare e dividere la Francia. Pesa inoltre la decisione di Emmanuel Macron di celebrare solennemente allâEliseo gli accordi di Evian del 19 marzo 1962. Una data contradditoria. In cui si fissava, dopo quasi otto anni di massacri, il cessate il fuoco e si apriva il frettoloso percorso verso lâindipendenza, raggiunto il 3 luglio dello stesso anno.
A contestare la scelta del presidente uscente ovviamente il trio Zemmour, Le Pen, PĂŠcresse â i candidati destrosi in corsa per lâEliseo â, gli editorialisti de Le Figarò, ma soprattutto la diaspora âpieds noirsâ, i francesi dâAlgeria e la loro discendenza. Per tutti loro il 19 marzo rappresenta tuttâoggi un tradimento, una resa ignominiosa. Una catastrofe. Nessuno può e vuole dimenticare che mentre la Francia, scrollatasi il fardello dellâimpegno militare, si apprestava a vivere il suo boom, un milione e piĂš di cristiani, islamici, ebrei furono abbandonati â nel disinteresse di Parigi â alle terribili vendette del Fronte di Liberazione Nazionale. âLa valigia o la tombaâ fu lâunica alternativa concessa dai vincitori ai vinti. Ai pieds noirs non rimase che la fuga, la miseria. Il silenzio.
Da qui la diffidenza estrema dei ârimpatriatiâ â un piccolo mondo multietnico e una galassia di associazioni e comitati ben radicati soprattutto nella Francia meridionale â verso le contrastanti iniziative del presidente. Nessuno degli ex coloni dimentica le dichiarazioni di Macron nel 2017 sul colonialismo come “crimine contro lâumanitĂ ” o le esternazioni nel 2018 sul caso di Maurice Audin, un professore di matematica comunista coinvolto nelle attivitĂ terroristiche del FLN e arrestato ad Algeri nel giugno del 1957 dalle autoritĂ militari e da allora scomparso. Nel nulla. In quellâoccasione lâinquilino dellâEliseo affermò che Audin era stato torturato ed ucciso dai soldati di Parigi, paragonando lâevento ad un omicidio di Stato e pronunciando una serie di banalitĂ sul ruolo âcriminaleâ dellâesercito e sulle nequizie del colonialismo.
Seguirono dibatti incandescenti e polemiche al fulmicotone. Troppo per Macron, uomo arrogante ma molto attento ai sondaggi. Da qui la decisione repentina di un altro strappo simbolico. Forte. In tuttâaltra direzione. Il 20 settembre 2018 il Journal officiel pubblicò il decreto con cui veniva finalmente nobilitata la drammatica e misconosciuta vicenda degli harkis, i 250mila combattenti algerini fedeli alla Francia e dalla Francia traditi. Una storia terribile. I circa 90mila âsupplĂŠtifsâ islamici che riuscirono a salvarsi dalle vendette del Fln algerino e sbarcare in Francia vennero concentrati in posti periferici, lontani da ogni sguardo. Divennero delle ânon personeâ. Dei fantasmi. Solo nel 1974 Parigi concesse ai vecchi miliziani il riconoscimento di âex-combattentiâ e poi, tra il 1980 e il 2000, una magra pensione e delle medaglie di latta. Nulla di piĂš.  Francesi di serie z.
Improvvisamente dimentico del caso Audin, Macron lestamente indisse una cerimonia a Les Invalides â il âsacra santorumâ della memoria transalpina â in cui vennero insigniti dalla Legion dâOnore sei reduci e decorati altri 30. Quel giorno la âPatrie rĂŠconnaissanteâ assicurò ai veterani e alle loro famiglie un aiuto di 40 milioni di euro. Un bel gesto a basso costo. Per il callido presidente lâennesima piroetta.
Seguirono altri giri di giostra: la pubblicazione lâanno scorso del contradditorio rapporto di Benjamin Stora sulla memoria della colonizzazione, lâidea, anchâessa contestata da piĂš parti, di un museo di Storia franco-algerino, le dichiarazioni molto dubbiose sullâesistenza di una vera nazione algerina prima dellâarrivo della Francia nel 1830 (con conseguente raffreddamento dei rapporti bilaterali) , il ricevimento allâEliseo il 26 gennaio scorso dei rappresentanti delle associazioni âpieds noiresâ e ora la cerimonia molto divisiva del 19 marzo.
Insomma, il marito di Brigitte sullâargomento sembra non avere le idee molto chiare e nel suo tentativo pirotecnico dâaccontentare tutti rischia di produrre lâeffetto opposto. Dal canto loro i ârimpatriatiâ â forti di un discreto peso elettorale â hanno inviato a tutti i candidati per le presidenziali un questionario in cui si chiedeva la loro opinione sulla presenza francese in Algeria e lâindizione di una giornata dedicata al dramma dei âpieds noiresâ e degli harkis. Ad oggi hanno risposto soltanto Zemmour, Le Pen, PĂŠcresse. Macron non pervenuto. Talvolta âil passatoâ, come ci avverte Christa Wolf, ânon è morto; non è nemmeno passatoâ.