A quasi sessant’anni da morte del presidente più pop di tutta la storia degli Stati Uniti, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy torna sulle prime pagine della stampa americana e riaccende l’interesse di ricercatori e appassionati.
Quali documenti sono stati declassificati
In virtù del Freedom of Information Act, giovedì scorso, il governo federale ha declassificato una nuova serie di documenti relativi all’omicidio del presidente, evento attorno al quale non hanno mai smesso di circolare ipotesi, indiscrezioni, teorie del complotto e presunte verità alternative. Presumibilmente, nessuno dei documenti desecretati conterrà verità sconosciute, tantomeno fornirà una versione ufficiale alternativa a quella che vuole Lee Harvey Oswald esecutore solitario dell’operazione.
Si tratta di un paniere di 13.173 file che includono registrazioni relative al viaggio di Oswald a Città del Messico diverse settimane prima dell’assassinio di Kennedy; il suo tour in Finlandia nel 1959, l’anno in cui disertò verso l’Unione Sovietica nonché le immagini della sua domanda di visto cubano. Alcuni dei documenti, incluso uno sull’Operazione Mongoose nelle sue diverse bozze più o meno definitive. C’è tanta America latina in questa nuova operazione di rilascio: ad esempio, un memorandum datato dicembre 1963, un mese dopo l’assassinio, che discuteva gli sforzi per interrompere una riunione della Federazione unificata del lavoro per l’America Latina – descritta come un “raduno di leader sindacali di sinistra, socialisti e comunisti” – in Brasile; oppure un documento della Cia che racconta degli sforzi per incastrare Cuba sul contrabbando di armi sovietiche in vari Paesi del latinoamericani nonché operazioni pianificate per bombardare centrali elettriche, raffinerie di petrolio e altri obiettivi industriali a Cuba.
Il JFK Records Act del 1992
Il JFK Records Act del 1992 aveva imposto al governo di rendere pubblici gli ultimi documenti dell’omicidio Kennedy entro il 26 ottobre 2017, a meno che il presidente non decidesse di trattenerli per motivi di sicurezza nazionale. La John F. Kennedy Assassination Records Collection, istituita dai National Archives nel novembre 1992, è composta da circa cinque milioni di pagine. La stragrande maggioranza della collezione è stata resa pubblicamente disponibile senza restrizioni di accesso dalla fine degli anni Novanta. Dopo la declassificazione di questi giorni, oltre il 97% dei file della raccolta è ora disponibile.
Come consentito dalla sezione 5 del JFK Act, le agenzie avevano fatto appello al Presidente affinché rinnovasse il rinvio della pubblicazione di determinate informazioni oltre il 22 ottobre 2021. La sezione 5 del JFK Act consente il rinvio per un danno identificabile alla difesa militare, operazioni di intelligence, forze dell’ordine o condotta delle relazioni estere in cui il danno identificabile è di gravità tale da prevalere sull’interesse pubblico alla divulgazione. Il Presidente ha quindi fornito alle agenzie una certificazione temporanea fino al 15 dicembre 2022, per consentire la revisione di tutti i documenti trattenuti in parte ordinando a tutte alle agenzie “di garantire che il governo degli Stati Uniti massimizzi la trasparenza, divulgando tutte le informazioni negli atti riguardanti l’assassinio, a meno che le più forti ragioni possibili non consiglino diversamente”. La versione attuale di quei documenti è il risultato di quella revisione.
Trump e Biden alle prese con i Kennedy files
L’amministrazione Trump, invece, pubblicò un tesoretto di documenti sull’assassinio di Kennedy nell’autunno del 2017. Ma dopo intense pressioni da parte della Cia e dell’Fbi, il presidente accettò di trattenere un lotto in attesa di un’ulteriore revisione, per garantire che nulla di rilasciato potesse danneggiare la sicurezza nazionale.
Cinque anni fa, il governo federale rese pubblici oltre 13.000 documenti: si trattò principalmente di documenti rilasciati in passato, ma con informazioni sensibili oscurate. Le versioni pubblicate online dovevano per la maggior parte rivelare le parti precedentemente trattenute in conformità alla legge del 1992. Studiosi e teorici della cospirazione si misero immediatamente a setacciare i file, senza trovare alcuna pistola fumante. Trump si era dilettato lui stesso con teorie del complotto: l’ex presidente aveva affermato più volte che il padre del suo rivale repubblicano, il senatore Ted Cruz, era in qualche modo coinvolto nell’assassinio, e il suo consigliere occasionale, Roger J. Stone Jr., aveva pubblicato un libro nel 2013 affermando che il presidente Lyndon B. Johnson fosse complice dell’assassinio: una teoria che non ha mai smesso di circolare dall’ingresso di LBJ alla Casa Bianca.
Il presidente Biden, lo scorso anno, scelse di ritardare il rilascio dell’ultimo ritrovamento fino al 15 dicembre 2022, affermando che gli archivi nazionali stavano soffrendo l’impatto che la pandemia ha avuto sulle agenzie che dovevano essere consultate in proposito. Un anno dopo, è arrivato il via libera. A quasi 30 anni dal JFK Act, la tragedia collettiva legata all’assassinio del presidente Kennedy continua a risuonare nella storia degli Stati Uniti e nei ricordi di tanti americani che hanno vissuto quel lutto collettivo; nel frattempo, la necessità di proteggerne i documenti relativi si è indebolita con il passare del tempo.
Gli Americani e la teoria del complotto
Ciò che non è mai conosciuto tregua, invece, è la voglia degli americani di sapere di più: circa il 70% dei cittadini negli Stati Uniti, infatti, crede ancora che Jfk sia stato vittima di una congiura. Mafia, Cia e governo federale, Cuba in cima all’elenco dei “sospettati”. Del resto, l’assassinio di Kennedy è stato un momento di svolta nella vita americana. Il 35esimo presidente è stato il primo a essere ucciso nell’era del cinema e della televisione.
Gli americani furono scettici sulla teoria del “assassino solitario” fin da subito. In un sondaggio condotto dal 22 al 27 novembre 1963, Gallup rilevò che il 29% degli americani credeva che un solo uomo fosse responsabile della sparatoria mentre il 52% sosteneva che altri fossero coinvolti in una cospirazione. La maggioranza degli americani ha sostenuto che “altri fossero coinvolti” nella sparatoria ogni volta che Gallup ha posto questa domanda negli ultimi 50 anni, tranne nel dicembre 1966, quando esattamente la metà degli intervistati affermò che qualcuno oltre a Oswald era responsabile dell’omicidio Kennedy. Nel 1976, la fiducia nella teoria del complotto aumentò fino all’81%. Il film premio Oscar “JFK”, fece il resto. Nonostante il florilegio di teorie, è abbastanza probabile che nuove prove sull’assassinio di Kennedy non si materializzino mai. Finora, i documenti pubblici della Commissione Warren non hanno dimostrato che ci fosse alcun tipo di complotto in ballo. Ma nonostante questo, “chi ha ucciso Kennedy” resterà ancora il cold case prediletto di milioni di persone dentro e fuori gli Stati Uniti.