Senza aspettare il via libera proveniente da Bruxelles, l’Ungheria è stato il primo Paese dell’Unione europea ad autorizzare il vaccino russo, Sputnik V, e quello cinese realizzato da Sinopharm. Lo scorso 29 gennaio, l’Agenzia ungherese per i farmaci e la sicurezza alimentare ha approvato, per l’uso di emergenza, il siero di Pechino, che si è così aggiunto agli altri antidoti presenti nella faretra di Budapest: Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Sputnik V. Anche per quanto riguarda quest’ultimo, l’Ungheria ha fatto da apripista all’interno del contesto europeo.
Il governo guidato da Viktor Orban, dopo le accese polemiche con Bruxelles in merito ai ritardi nelle consegne e all’approvazione dei vaccini, si è prontamente attivato per rifornire il Paese di fiale. Proprio in queste ore, ha annunciato il ministri degli Esteri ungherese, Peter Szijarto, sono in arrivo in Ungheria le prime 40mila dosi dello Sputnik V, sufficienti per immunizzare 20mila persone. A proposito dello Sputnik V, secondo quanto riportato dalla rivista medica Lancet, l’efficacia del vaccino ammonterebbe al 91,6%. Questo dicono i risultati approvati dell’ultimo stadio della sperimentazione clinica del siero russo.
Il decreto della discordia
“Il primo carico arriverà oggi in base all’accordo che abbiamo firmato a Mosca”, ha spiegato il capo della diplomazia ungherese, facendo riferimento all’intesa secondo la quale Mosca fornirà 2 milioni di dosi di Sputnik V nei prossimi tre mesi. Il carico verrà testato prima di essere distribuito nel Paese. Nei prossimi giorni, arriverà anche il vaccino cinese. Ne sono state ordinate 5 milioni di dosi. Per quanto riguarda il siero di Sinopharm, non si è resa necessaria neppure un’ulteriore revisione da parte dell’Agenzia del farmaco ungherese, visto che il primo ministro Orban ha emesso un decreto che consente l’uso di vaccini non approvati dall’Ue qualora vengano soddisfatte determinate condizioni.
Ed è proprio questa procedura a essere finita nell’occhio del ciclone, attirando polemiche di vario tipo. Il decreto, infatti, ha semplificato la procedura di approvazione del vaccino in Ungheria. Qualsiasi farmaco somministrato ad almeno un milione di persone in tutto il mondo può ora essere approvato per l’uso nazionale senza essere valutato dall’ente regolatore dei medicinali del Paese. Il decreto consente inoltre a qualsiasi vaccino approvato da tre Paesi, di cui almeno uno membro dell’Ue o candidato all’adesione all’Unione, di eludere i passaggi di approvazione dell’ente regolatore dei medicinali ungherese e di ricevere l’approvazione per l’uso.
Una semplificazione pericolosa?
Sinopharm è stato approvato in diversi paesi tra cui la Serbia, candidata all’Ue, e ha superato la soglia di 1 milione di vaccinazioni a novembre. Dunque, semaforo verde per il vaccino cinese. Ricordiamo che a dicembre, Bruxelles ha comunicato all’Ungheria che avrebbe potuto utilizzare vaccini acquistati in base ad accordi separati, ma che questi avrebbero dovuto rimanere all’interno dei confini ungheresi ed essere utilizzati sotto la propria responsabilità.
Dicevamo delle polemiche: c’è chi, in Europa, non ha lesinato critiche all’eccessiva semplicità con la quale Budapest ha approvato i suddetti vaccini. In ogni caso, un’intervista alla radio, Orban ha riferito che si vaccinerà con il farmaco Sinopharm. “Sto aspettando il vaccino cinese, mi fido di più”, ha detto il leader ungherese. “Alcune persone pensano ai vaccini in modo ideologico e hanno bisogno di uno occidentale e non orientale. Penso che i cinesi conoscano questo virus da più tempo, e probabilmente lo conoscono meglio”, ha concluso. Nel frattempo l’Ungheria è pronta a una maxi vaccinazione con quanti più sieri possibili.