Se per avere un vaccino contro il nuovo coronavirus dovremo aspettare ancora dei mesi, molto presto potremo invece mettere le mani su un farmaco efficace nel trattamento del nemico invisibile che ha messo in ginocchio il mondo intero. Si chiama Favipiravir ma tra i non addetti è meglio noto con il nome di Avigan.

Si tratta di un farmaco antinfluenzale sviluppato nel 2014 dal gruppo giapponese Fujifilm Toyama Chemical (una consociata di Fujifilm) e che in questi giorni, a quanto pare, si sta rivelando una manna dal cielo per curare i pazienti affetti da Covid-19. Il governo cinese, dopo aver dichiarato l’efficacia del farmaco, ha deciso di raccomandarne l’impiego nel trattamento dei contagiati.

Per Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia, parte del ministero delle Scienze cinese, Avigan “ha un livello elevato di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento” dell’infezione causata dal nuovo coronavirus.

I risultati incoraggianti di Avigan

Il Giappone lo sta utilizzando sin dallo scorso febbraio e i risultati sembrano incoraggianti. In Cina, negli studi clinici di Wuhan e Shenzen, le autorità sanitarie cinesi hanno provato a somministrare il farmaco a 340 pazienti contagiati, ottenendo segnali altrettanto positivi.

Secondo quanto riferito dall’emittente pubblica giapponese Nhk, queste persone sono diventate negative al virus nel giro di quattro giorni dopo aver preso Avigan; un lasso di tempo assai inferiore rispetto alla media di 11 giorni che serve invece a coloro che non sono trattati con il farmaco nipponico. Come se non bastasse i raggi X hanno confermato miglioramenti delle condizioni polmonari in circa il 91% dei pazienti trattati con Favipiravir, rispetto al 62% di quelli ai quali non è stato somministrato.

In seguito ai commenti del signor Zhang, le azioni della società produttrice del farmaco sono schizzate alle stelle, chiudendo in rialzo del 14,7% a 5.207 yen, dopo aver raggiunto la quota di 5.238 yen.

In attesa dell’approvazione

I medici giapponesi stanno usando Avigan su tutti i pazienti contagiati, sia su quelli che presentano sintomi lievi, sia su quelli che hanno complicanze moderate. La speranza è che il farmaco impedisca al virus di moltiplicarsi nell’organismo delle persone e di stroncare così sul nascere ogni possibile complicanza clinica.

Una fonte del ministero della Salute nipponico ha tuttavia fatto sapere che Avigan non sarebbe altrettanto efficace nelle persone che presentano sintomi gravi. La stessa fonte anonima ha rilasciato al Mainichi Shimbun dichiarazioni importantissime: “Abbiamo dato Avigan a 70-80 persone, ma non sembra che il farmaco funzioni così bene quando il virus si è già moltiplicato nell’organismo”. Le stesse limitazioni sono state identificate anche negli studi condotti su pazienti affetti da coronavirus curati con una combinazione di lopinavir e ritonavir, entrambi antiretrovirali HIV.

In ogni caso, prima di poter contare sull’uso su vasta scala di Avigan è necessaria l’approvazione del governo giapponese in quanto il farmaco era inizialmente destinato a trattare l’influenza e non il Covid-19. Un funzionario sanitario ha però fatto sapere, sempre al Mainichi, che l’ok governativo potrebbe arrivare a fine maggio. Attenzione però, perché la stessa fonte ha sottolineato anche che “se i risultati della ricerca clinica vengono ritardati, anche l’approvazione potrebbe essere ritardata”.

L’Aifa frena

La notizia dell’Avigon ha presto fatto il giro del mondo. Nonostante il comprensibile entusiasmo, l’Agenzia italiana del Farmaco ha voluto fare alcune precisazioni in merito a questo farmaco. “Favipiravir (nome commerciale Avigan) è un antivirale autorizzato in Giappone dal marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti – ha sottolineato l’Aifa – e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli Usa”.
Nei prossimi giorni partirà la sperimentazione anche in Italia e ad annunciarlo è Luca Zaia, governatore del Veneto. L’Aifa ha tuttavia ha spiegato che “ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da Covid-19. Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia”. In ogni caso, conclude l’Agenzia, “domani la Commissione si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir”.