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(Barcellona) I chiostri del Monastero di Santa Maria di Valldonzela sito nella parte nordoccidentale del capoluogo catalano sono silenziosi, le volte della chiesa interna comunicano maestose un senso di quiete. Barcellona è città poliedrica, la cui storia si manifesta in maniera differente passando di angolo in angolo. Capitale reale un tempo, città fieramente autonomista oggigiorno, epicentro della cristianità iberica ieri, polo laicista e ambientalista oggi, città che ha vissuto un rapporto altalenante con la sua identità marittima prima di cessare definitivamente di voltare le spalle al mare dopo la rinascita olimpica del 1992, la metropoli catalana vive di un’apparente contraddizione, di una tensione permanente che la rende attraente e piena di fascino. Non è solo la “movida”, non sono solo le Ramblas e non è nemmeno il Barça, “più che un club” calcistico, a connotare identitariamente Barcellona, ma il continuo di una storia che ricorda la differenza tra il transitorio e il permanente.

Dietro Santa Maria di Valldonzela, nel pieno del quartiere universitario, sorge un museo interattivo dedicato alla scienza e alla natura, il CosmoCaixa; in poche centinaia di metri si commemorano due tipi diversi di eternità. E da un angolo all’altro la quiete prende gradualmente la forma di una sostanziale sensazione di serenità. Il Covid è considerato oramai alle spalle, le persone tornano ad affollare le strade, i locali, i mezzi pubblici e ad animare la vita pubblica della città. Senza proporre il mito della “resilienza” Barcellona resiste allo stress, riparte, torna in movimento. Da capitale culturale e grande polo economico della Spagna e della Catalogna, è una città che non può permettersi di fermarsi. In pochi altri posti d’Europa, e forse del mondo, sarebbe stato possibile imbarcarsi, nel Novecento, in quel grande monumento al genio e alla perseveranza umana che è la Sagrada Familia progettato da Antoni Gaudì. Come le antiche cattedrali opera viva proprio perché in continua realizzazione. E le code per l’accesso alla Sagrada Familia testimoniano un’ulteriore presenza di una nuova normalità nella città. Per chi è abituato a visitare la città, sembrerà inusuale vedere la presenza assidua della tipica e marcata pronuncia catalana tra i visitatori dei luoghi più importanti di Barcellona, come se ritornando alla normalità i catalani volessero in qualche modo riscoprire sé stessi, la loro storia.

A Santa Maria di Valldonzella la titolare del negozio di icone e immagini sacre annesso al complesso parla di speranza: “Questi luoghi trasmettono fiducia”. Di fiducia Barcellona, la Spagna, la Catalogna, l’Europa intera hanno bisogno. Barcellona vuole guardare avanti, a prospettive più ampie. Come il Colombo che, nel Mirador de Colon che conclude la Rambla e guarda verso il mare sopra una colonna di quasi sessanta metri, abbastanza per non essere disturbato dagli iconoclasti che altrove nel mondo si lanciano all’assalto del navigatore genovese. La vita riparte e riparte Barcellona. Come si capisce spostandosi in periferia, nella città-satellite alveare di L’Hospitalet, al centro fiere che ospita il Mobile World Congress. Come scrivevamo nei giorni scorsi, scenario di rinascita e ripartenza. La fiera di quest’anno, che occupa tre padiglioni contro i nove solitamente coperti, ha una valenza e un peso specifico unico: mai quanto in questi mesi è fondamentale parlare dell’impatto delle tecnologie sul nostro mondo e mai quanto oggi eventi, fiere, convegni consentono di ricordare a chi li affolla che oltre al Covid c’è altro nel mondo. Al Mwc Barcellona e la Catalogna mostrano il loro orgoglio: le giovani imprese attive nella robotica, nell’esplorazione spaziale, nelle biotecnologie, nel fintech contribuiscono a rendere la città un polo di innovazione e di creazione di cultura e capacità imprenditoriali che lasciano ben sperare per le nuove rotte di una città che continua a rinnovarsi. E che del resto nel continuo tentativo, nella latente tensione a cercare di conciliare tradizione e modernità porta nel XXI secolo la sua identità unica. Non scalfita dal Covid.

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