Aveva suscitato scalpore sin dall’inizio la decisione presa dal governo della Svezia di non intervenire in modo radicale nel contenimento del Covid-19, differentemente dagli altri Paesi europei. Ancora adesso, girando per il centro di Stoccolma, vedere gruppi di persone che dialogano seduti ai tavolini dei bar è un’immagine discordante rispetto a quanto cade nel resto d’Europa, dove la popolazione è confinata all’interno delle proprie abitazioni. Tuttavia, come in tutte le cose quando non si ascoltano i consigli degli esperti, i nodi stanno venendo al pettine, con il paese che si scopre in questo modo maglia nera della Scandinavia per i decessi legati al coronavirus, con un tasso sei volte superiore a quello delle vicine Norvegia e Finlandia.

I contagi crescono, ma il governo rimane immobile

Nonostante Stoccolma si sia rivelata la capitale nordica maggiormente vessata dal Covid-19, il ceto politico svedese si è rifiutato di fare marcia indietro rispetto alle posizioni prese all’inizio delle scorso mese, quando l’inverno del lockdown è calato sul Vecchio continente. E la motivazione addotta – pronunciata dal massimo virologo svedese Anders Tegnell e riportata dalla testata giornalistica BusinessInsider –  è tanto semplice quanto macabra: sul lungo periodo, la Svezia subirà meno danni rispetto ai Paesi che hanno scelto la strada del contenimento. Tradotto, secondo il modello svedese è consigliabile avere una strage nel breve piuttosto che affrontare il problema un pezzo alla volta, prolungando così la crisi per un periodo che – secondo le stime degli analisti – potrebbe superare l’anno solare.

La stessa popolazione svedese, dopotutto, è d’accordo con la scelta fatta dal governo guidato da Stefan ­­Lofven, nonostante i contagi non accennino a diminuire e nella sola giornata di oggi i decessi in Svezia siano stati 81 (su una popolazione di solo 10 milioni di abitanti).

La speranza, sotto questo punto di vista, è legata non solo alla tanto ambita immunità di gregge ma anche dalle prospettive meno grigie per quanto riguarda la solidità del proprio apparato economico. Non a caso infatti – a differenza del resto d’Europa – non sono state fermate le attività di ristorazione e quelle legate alla cura della persona – come i saloni di parrucchieri ed estetisti – come allo stesso modo non è stato dato il fermo alle attività produttive svedesi. E secondo le stime degli analisti locali, questo fattore si rivelerà discriminante nei prossimi mesi, con una Svezia molto più solida negli scenari economici mondiali.

Norvegia e Finlandia sono quasi pronte a ripartire

Mentre in Svezia i contagi sono ancora in salita e la situazione sembra ancora destinata a non migliorare nei prossimi giorni, la Norvegia e la Finlandia – che hanno introdotto le misure restrittive a metà marzo – si stanno avviando verso una graduale riapertura. Sebbene anche in questo caso le limitazioni siano state meno severe rispetto al resto d’Europa, si sono rivelate sufficiente a contenere la diffusione del patogeno ed hanno permesso la tenuta dei sistemi sanitari nazionali. E con l’arrivo anche della bella stagione che – si spera – contribuirà nel limitare la diffusione del Covid-19, Oslo ed Helsinki si vogliono far trovare pronte per la ripartenza, confidando anche nel riuscire a salvare la stagione turistica del territorio. Con l’unica differenza dell’avere sulla “coscienza” meno di 500 vittime per Paese, contro gli attuali oltre 2mila della Svezia.

Per l’Oms Stoccolma è un esempio

Nonostante la Svezia abbia attuato un modello di contenimento differente rispetto alla linea consigliata dall’Organizzazione mondiale della sanità, è la stessa istituzione ad aver raccomandato – però, per la Fase 2 – un modello di contenimento ispirato alla scelta svedese. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, infatti, tale impostazione sarebbe in linea con il concetto di “convivenza” con il patogeno al quale la popolazione si dovrà abituare nei prossimi mesi o anni sino alla scoperta di un vaccino efficace. E soprattutto attuato nella seconda fase, inoltre, potrebbe trarre vantaggio dal filtro di chi – consciamente o inconsciamente – ha già sviluppato gli anticorpi, rendendo così meno capillare la diffusione del Covid-19. Tuttavia, affinché questa impostazione sia efficace – ed è stato ribadito sia dall’Oms che dallo stesso governo svedese – è necessaria una forte collaborazione da parte delle persone, che rimane dunque la più grande incognita dei mesi che ci troveremo davanti.