Un uomo condannato a morte per aver introdotto in Corea del Nord copie della serie tv Squid Games di Netflix. Il divieto di indossare giacchetti di pelle uguali a quello utilizzato dal presidente Kim Jong Un. E poi altre voci, indiscrezioni, notizie confuse e diffuse soltanto per alimentare leggende metropolitane impossibili da confutare senza avere conoscenze approfondite sulla realtà nordcoreana. Le fake news sulla Corea del Nord non sono certo una novità visto che da anni, ormai, siamo abituati a leggere notizie più o meno gonfiate per trasformare questo Paese asiatico in una sorta di circo mediatico.

L’ultimo spiffero di corridoio ha coinvolto niente meno che Squid Games, la serie televisiva sudcoreana campionessa di incassi sulla popolare piattaforma streaming di Netflix. Ebbene, secondo quanto riferito da Radio Free Asia – un’agenzia di stampa finanziata dal governo americano – un anonimo personaggio sarebbe stato condannato a morte dalle autorità nordcoreane per aver importato in Corea del Nord copie del famoso k-drama. A quanto pare, il provvedimento sarebbe scattato dopo l’individuazione da parte delle stesse autorità di sette studenti di una scuola superiore intenti a guardare le puntate. Le fonti di Radio Free Asia, ovviamente anonime, hanno inoltre aggiunto che l’uomo-importatore sarà fucilato. Cerchiamo di capire meglio perché questa notizia non può essere credibile.

La storia del contrabbando di Squid Games in Corea del Nord

L’accusato avrebbe acquisito una copia di Squid Games in Cina e venduto drive Usb contenenti la serie una volta rientrato in Corea del Nord. Uno dei sette studenti “colti sul fatto” sarebbe stato condannato all’ergastolo; gli altri sei a cinque anni di lavori forzati, mentre insegnanti e amministratori della scuola sono stati licenziati e potrebbero essere inviati a lavorare in zone remote, ad esempio nelle miniere o nell’agricoltura. Perché tutto questo accanimento nei confronti di una semplice serie televisiva? La giustificazione data – per niente convincente – è che la decisione delle autorità sarebbe da ricollegare alla recente legge sull’eliminazione del pensiero e della cultura reazionaria proveniente dall’estero.

Ebbene, NkNews, sito molto attento a questioni nordcoreane, ha stroncato sul nascere l’intera storia, definendo “logicamente e concettualmente impossibile” che Squid Games possa aver raggiunto la Corea del Nord, in primis a causa dei rigidissimi controlli anti Covid-19 in atto nel Paese. La Corea del Nord ha infatti bloccato il transito della maggior parte delle merci e delle persone attraverso il confine dall’inizio del 2020. I controlli sono così severi che quest’anno solo poche decine di disertori sono riusciti a raggiungere la Corea del Sud.

“Penso che ci sia meno dell’1% di possibilità che la serie sia stata contrabbandata su scheda SD o USB. Nell’improbabile possibilità che sia stata contrabbandata, a parte la città portuale di Nampo, penso che ci siano pochissime possibilità che sia circolato nel resto del Paese”, ha spiegato Ishimaro fondatore del sito Asia Press Rimjingang. Come se non bastasse, un’analisi congiunta di NK Pro e del Royal United Services Institute (RUSI) ha mostrato che lo scorso luglio le navi dirette in Corea del Nord hanno dovuto attendere fuori dal porto di Nampo per circa due mesi, come parte del processo di disinfezione delle merci in entrata. Tutto questo rende altamente improbabile che Squid Games, che ha debuttato il 17 settembre, abbia avuto il tempo di raggiungere il territorio nordcoreano e diffondersi.

La giacca di Kim

Oltre alla notizia relativa a Squid Games, c’è un’altra indiscrezione nordcoreana che ha fatto il giro del mondo. Pyongyang avrebbe vietato di indossare cappotti di pelle sulla falsariga di quello con cui il presidente Kim Jong Un è riapparso nei giorni scorsi dopo una lunghissima assenza che, come al solito aveva dato adito al circolare di voci su problemi di salute del leader. Come riporta la stampa internazionale, il presidente nordcoreano ha cominciato a indossare un trench doppiopetto di pelle nera già nel 2019, facendo fin da allora aumentare le vendite di capi analoghi, e lo aveva addosso anche quando è tornato a mostrarsi in pubblico dopo la più lunga delle assenze che hanno contrassegnato tutto il suo periodo al potere.

Per consentire alla moda di emulare il capo di diffondersi anche fra chi non si poteva permettere un cappotto di vera pelle, i produttori avrebbero cominciato a metterne in vendita di finta pelle, con un successo crescente. Ora che sono stati messi al bando, la polizia starebbe vigilando che non ne circolino sul mercato nero e quando ne trova nei negozi li sequestra. Altra fake news,  indiscrezione non confermata o notizia stravolta per apparire più strana possibile?

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