Da Chiang Mai (Thailandia) – I soccorritori che hanno lavorato all’enorme operazione di salvataggio dei tredici ragazzi intrappolati nelle viscere della grotta di Tham Luang, erano un mix di uomini dei reparti speciali della marina thailandese e di subacquei internazionali. Nonostante le poche informazioni rilasciate, l’ex governatore Narongsak Osottanakorn, al comando della missione, ha sempre parlato di novanta incursori: quaranta del gruppo d’élite thailandese Underwater Demolition Assault Unit (Adau), conosciuti anche come Navy Seals, e cinquanta provenienti da diverse parti del mondo. Ecco alcuni di loro.

L’ultimo ad uscire dalla grotta è stato Pak Loharnshoon, medico thailandese dell’Adau. Sarebbe stato lui a voler rimanere fino alla fine, offrendosi volontario. L’incursore (uno degli uomini nella foto sopra) si vede in un video che è stato condiviso la settimana scorsa sulla pagina Facebook ufficiale dei Navy Seals thai mentre prestava soccorso ai baby calciatori.

Un altro dottore ad uscire tra gli ultimi è stato l’australiano Richard Harris, 53 anni. Anestesista di Adelaide, lavora per il servizio di evacuazione aero-medica del SA Ambulance Service. Doveva essere in vacanza, ma le sue ferie, alla fine, ha preferito prenderle per soccorrere i tredici ragazzi intrappolati.
Si è aggiunto alla squadra di aiuto dopo la chiamata di alcuni sommozzatori britannici, che conoscevano da tempo le sue straordinarie capacità, risultato di trent’anni di esperienza nelle grotte. Sabato scorso si è immerso per la prima volta nella caverna e, dopo aver visitato i giovani, è stato proprio lui ha dare il via libera alla missione di recupero.
Harris, una volta tornato alla luce dopo tre giorni di buio dentro Tham Luang, ha avuto la triste notizia della morte di suo padre, deceduto proprio mentre lui stava salvando altre vite. Nel 2011, ha recuperato il corpo di Agnes Milowka, amica ed esperta sub, che è rimasta senza aria durante una spedizione estremamente difficile nel sud dell’Australia.

John Volanthen è il britannico che per primo ha ritrovato i 12 giovani e il vice allenatore dispersi nella grotta dal 23 giugno scorso. Lui, Richard Stanton e l’esperto di speleologia Robert Harper, sono stati chiamati dalle autorità thailandesi e sono arrivati nel nord del Paese tre giorni dopo che i ragazzi erano scomparsi. In passato gli specialisti hanno partecipato a numerose operazioni di salvataggio in Norvegia, Francia e Messico.

Il finlandese Mikko Paasi (al centro nella foto sopra), fondatore di un centro immersioni sulla piccola isola thailandese di Koh Tao, specializzato in immersioni tecniche, si è aggiunto alla squadra di aiuti subito dopo il ritrovamento. Il 2 luglio, il giorno in cui i ragazzi e il loro allenatore sono stati scoperti, la moglie di Mikko aveva scritto su Facebook di aver comprato il biglietto aereo per il marito. Destinazione: Chiang Rai, per unirsi agli altri volontari. Un regalo, ha poi spiegato, per il loro ottavo anniversario di matrimonio.
Con il gruppo c’era anche il danese Claus Rasmussen (a destra nella foto in alto), che vive da anni in Thailandia, dove è proprietario di una scuola di sub. In passato è stato in diversi paesi del sud est asiatico, compiendo numerose immersioni.
Un altro danese è Ivan Karadzic, un esperto di immersioni tecniche trasferito nel Paese. Alla notizia della morte dell’ex incursore dei Navy Seals Saman Gunan, sui social aveva scritto: “Riposa in pace, sei un eroe e non dimenticheremo mai il tuo sacrificio”.

Insieme ai soccorritori c’era anche il cittadino canadese Erik Brown, istruttore tecnico subacqueo di Vancouver. Ha iniziato ad immergersi oltre dieci anni fa e ha fondato il Team Blue Immersion, una scuola di immersioni in Egitto. Su Facebook ha scritto che in questi giorni ha partecipato a sette missioni subacquee, per un totale di 63 ore passate all’interno della grotta di Tham Luang.

Anche Saman Gunan, come gli altri, aveva preso le ferie per andare a salvare i giovani rinchiusi nella grotta. “Andiamo a riportarli a casa”, aveva annunciato prima di prendere l’aereo per il nord del Paese. Ma lui, ex incursore dei Navy Seals thailandesi, che prestava servizio come volontario, ha perso conoscenza ed è morto nella notte tra giovedì e venerdì della settimana scorsa, a soli 38 anni. Stava cercando di tornare all’uscita dopo aver posizionato alcune bombole di ossigeno in una cavità della caverna che fa da base intermedia prima del tratto finale del tragitto. Non ce l’ha fatta.
La dinamica del suo decesso non è ancora chiara: forse ha esaurito l’ossigeno, oppure la bombola era difettosa. Gunan, raccontano i suoi amici ed ex compagni, era addestrato e molto preparato. Appassionato di corsa e ciclismo, si era congedato, continuando sempre a partecipare ad esercitazioni militari. Celebrato come eroe in tutto il Paese, anche a lui è stata dedicata la riuscita dell’operazione di soccorso.