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Un viaggio ai confini del mondo quello che Valentina Tamborra ha portato a termine negli ultimi quattro anni. Iniziato con InsideOver nelle isole Svalbard, in quell’ultima Thulé che affiora tra i gelidi mari del Nord, e proseguito, con la stessa passione, lo stesso impegno e il profondo interesse nel conoscere e poter raccontare al mondo la cultura del popolo Sámi che l’hanno condotta alla realizzazione della sua mostra personale presso il Museo di Roma in Trastevere. Dove dal 27 maggio al 4 settembre saranno esposti cinquanta splendidi scatti che la reporter ha saputo magistralmente “catturare”, per portare nella Capitale tutto il fascino e il misticismo che da sempre accompagnano gli avventurieri come i popoli ancestrali che abitano le isole e le coste bagnate dal Mar Glaciale Artico.

Due reportage per raccontare le terre alle fine del mondo

I due reportage fotografici di Valentina Tamborra, “Mi Tular – Io sono il confine” e “Akhát: Terra Madre” – di cui “Skrei – Il Viaggio” diventa ennesimo passo verso la conoscenza estetica e profonda dei “confini del mondo”, sono nati dall’esigenza della fotografa di “indagare i confini e la scoperta di territori del Nord della Norvegia.

Il concetto di “confine” e il concetto di “viaggio”, spiega, vengono perciò esplorati sotto diverse chiavi interpretative attraverso cui la reporter – che ha dato vita ai suoi progetti nel 2018 – analizza non solo la frontiera “fisica”, ma anche quella sociale e culturale. Ogni reportage, infatti, finisce col toccare temi fondamentali quali cambiamento climatico, sostenibilità, inclusione, rispetto delle culture, preservazione della memoria, tradizione e linguaggio. Spaziando dal racconto all’immagine che lo rende nitido fino al punto se sembrare si essere stato lì a scoprire cosa accade al confine.

Per realizzare “Mi Tular – Io sono il confine”  la reporter ha raggiunto ed esplorato le Isole Svalbard, “lembo di terra ghiacciata incastonato nel Mar Glaciale Artico”, dove la popolazione di orsi polari supera il numero degli abitanti che si contendono con loro un confine invisibile, e il progetto Arctic World Archive tiene al sicuro tra i ghiacci la “biblioteca/archivio” di tutto il sapere umano. Il “Tular”, parola tratta dall’etrusco che significa “Io sono il confine”, vuole riportare alla mente, spiega l’artista, il mito dell’Ultima Thule, ossia “l’ultima isola al di là del mondo conosciuto” che l’eterogeneo gruppo di donne e uomini che hanno deciso di stabilirvisi definiscono una “bolla” nell’angolo “più remoto angolo di mondo”.

Per realizzare “Skrei – Il Viaggio”, reportage che prende il nome da un’antica espressione vichinga “å skrida”, che significa letteralmente “viaggiare, migrare, muoversi in avanti” – ma allo stesso tempo è anche il nome di un particolare tipo di merluzzo norvegese – la reporter è partita dalla Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma, proseguendo nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, per consultare le testimonianze dell’avventuroso viaggio intrapreso nel XV° secolo dal navigatore Pietro Querini – l’uomo sopravvissuto al naufragio della sua nave e soccorso dai pescatori locali dai quelli apprenderà e importerà i metodi di conservazione del merluzzo – prima di salpare e raggiungere come lui le Isole Lofoten.

Il passo successivo

“Da questa sventura” – spiega l’artista – “ha inizio un legame indissolubile che lega l’Italia alla Norvegia: un evento terribile diventato opportunità e occasione di incontro”. Un’idea che la reporter ha voluto onorare attraverso le suo empatico racconto e la documentazione grafica, portando a termine un nuovo viaggio, e celebrandolo con quelle che il curatore R. Mutti non stenta a definire “improvvise visioni che allargano lo sguardo come cesure che interrompono il ritmo del suo operare, storie di uomini, volti, luoghi e tradizioni antiche e moderne, che sono diventate teatro di scambio e incrocio di mondi.

Dopo essere stato esposto negli spazi della Fondazione Querini Stampalia di Venezia e presso la Fondazione Stelline di Milano, il reportage “Skrei – Il Viaggio” è approdato a Roma per narrare le migrazioni di uomini e animali, all’interno di una programma di appuntamenti che hanno coinvolto personalità di spicco come: Kim Holmén, professore associato presso l’Università Artica della Norvegia; Franco Frattini, oggi presidente della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale; direttore della divisione Pesca e Acquacoltura della FAO Henrik Harboe e Kristoffer Dolmen, direttore del Sámi Dáiddaguovddáš, Centro di Arte Contemporanea Sámi; per la prima volta protagonista di della Biennale di Venezia. Il ciclo di eventi dedicati alla scoperta dell’Artico di cui i diversi reportage sono diventati protagonisti è stato promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla Reale Ambasciata di Norvegia a Roma in collaborazione con Norwegian Seafood Council.

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