La carenza generale di vaccini, unita alla spedizione di milioni di dosi senza un apparente ordine logico, rischia di creare un mondo a due – se non tre o quattro – velocità di ripresa. Prima che le case farmaceutiche sviluppassero i farmaci capaci di sconfiggere il Sars-CoV-2, i leader di mezzo mondo erano soliti ripetere frasi del tipo: “Nessun Paese rimarrà indietro” oppure “Il vaccino sarà un bene globale destinato a tutti”. Una volta che il vaccino era pronto, la realtà ha tuttavia preso una piega ben diversa rispetto a quanto auspicato.
Innanzitutto, si è subito scatenata una vera e propria guerra dei vaccini, specchio delle esigenze geopolitiche delle grandi potenze. Tutt’ora è in corso una sorta di risiko globale per conquistare intere aree geografiche a colpi di dosi. Cina e Russia sono, al momento, gli unici due soggetti particolarmente interessati a esportare i loro vaccini all’estero, così da coprire i vuoti lasciati dall’Occidente. L’India, grazie al suo poderoso settore farmaceutico (il Paese, non a caso, è stato rinominato “farmacia del mondo”), poteva ricoprire il ruolo di terzo incomodo, anche e soprattutto in vece delle potenze occidentali, ma una recente, nuova ondata di Covid ha spinto Nuova Delhi a rivedere i suoi piani. Restano gli Stati Uniti e l’Unione europea.
Washington è stata chiarissima: secondo il “sovranismo vaccinale” espresso da Joe Biden, prima vengono gli americani, poi gli altri. Decisamente più schizofrenica la strategia adottata da Bruxelles. Ora a secco di dosi da distribuire ai 27 Paesi membri dell’Ue, prima – sostengono alcune fonti – particolarmente attiva nell’esportazione di vaccini nel Regno Unito e in vari Paesi in via di sviluppo. Piccolo problema: come detto, il Vecchio Continente è rimasto a secco di dosi. Ecco spiegato perché i malumori diffusi – provenienti per lo più da chi si aspettava di essere inondato di vaccini – hanno spinto i vertici europei a rivedere il meccanismo di esportazione secondo il principio di reciprocità. Ovvero: niente più esportazioni verso quelle nazioni che, a loro volta, non esportano vaccini nel territorio europeo.
Restare indietro
Fin qui abbiamo analizzato soltanto quello che sta accadendo in superficie. Ma, sotto la punta dell’iceberg, e accanto alla guerra tra potenze e alla contesa tra le Big Pharma, troviamo altre dinamiche altrettanto rilevanti. Quali? L’esportazione dei vaccini verso i Paesi in via di sviluppo e a basso reddito e la ripresa economico-sanitaria di queste stesse aree geografiche. Unendo i due punti, ci troviamo di fronte a quell’enorme rischio che potrebbe vanificare, in vista dell’imminente futuro, tutto gli sforzi fin qui effettuati dalle nazioni più ricche.
Se Stati Uniti, Europa (case farmaceutiche permettendo), Cina e via dicendo, riusciranno presto a immunizzare le rispettive popolazioni e uscire dall’incubo Covid, questi stessi Paesi potranno pensare di essere al sicuro mentre mezzo mondo deve ancora terminare – o, nel peggiore dei casi, iniziare – adeguate campagne vaccinali? La risposta non può che essere negativa. Affinché la pandemia possa essere debellata è necessario che tutti i Paesi del mondo riescano a sconfiggere il nemico invisibile più o meno nello stesso lasso di tempo.
Contagi e varianti
Anche perché, in caso contrario, potrebbe prendere forma un mondo suddiviso in “club elitari” – frequentati dai Paesi vaccinati e pronti a ripartire – e “club di Serie B” – abitati dalle nazioni povere che non sono state in grado di ottenere adeguate dosi di vaccino. Attenzione però, perché il problema non è soltanto di natura etica e morale. Da un punto di vista economico, si creerebbero disparità enormi e alterazioni dei vari flussi commerciali. Da quello sanitario emergerebbe l’incognita delle varianti e di un ipotetico ritorno di fiamma del virus. Magari in forma “potenziata”.
Già, perché se il virus dovesse essere lasciato libero di circolare nei luoghi in cui non vi sono adeguati strumenti protettivi – come mascherine, vaccini, gel igienizzanti e farmaci -, nessuno potrebbe avere la certezza che una eventuale nuova variante non possa spuntare dal niente e rendere i vaccini sempre meno efficaci. A quel punto, in un mondo globalizzato come quello in cui viviamo, basterebbe davvero poco per innescare una nuova pandemia. Ecco perché dovrebbe essere importante garantire vaccini per tutti.