Come sembra essere stato provato da molti studi portati avanti a livello mondiale – tra i quali l’Italia – il plasma dei pazienti che sono guariti dal Covid-19 risulta essere uno dei trattamenti volti a limitare i danni del patogeno sull’organismo delle persone colpite. Soprattutto in questo momento nel quale non è ancora stato trovato un trattamento farmacologico che si possa definire pienamente efficace, il plasma donato dai guariti è risultato – stando ai dati in possesso degli ospedali – per molti pazienti la discriminante tra la vita e la morte.
La cura “miracolosa”
Questo trattamento – divenuto virale a seguito delle dichiarazioni di alcuni medici – è stato interpretato come una cura miracolosa contro il coronavirus da molte persone, in virtù appunto dei risultati ottenuti tramite il suo impiego. E in questo scenario, dunque, la lunga mano della criminalità organizzata è riuscita ad inserirsi, con particolare veemenza in uno dei Paesi asiatici maggiormente colpiti dalla piaga della pandemia: il Pakistan. Stando a quanto riportato dal quotidiano britannico The Guardian, infatti, il mercato nero nato dalla compravendita del plasma starebbe generando già in questo momento centinaia di migliaia di dollari, fondando la sua fortuna sulla paura delle persone che vengono a contatto con il patogeno.
Le operazioni avvengono in ospedale
Secondo quanto riferito sempre la The Guardian, alcuni medici avrebbero riferito di aver assistito alle trattative di compravendita direttamente negli ospedali, poco dopo la guarigione oppure, nel caso degli acquirenti, durante la fase più acuta dei sintomi. Lo stesso valore del plasma dei guariti al mercato nero del Pakistan è da capogiro se si considera il salario medio di un lavoratore pakistano, con il suo prezzo che oscilla tra le 200mila e le 800mila rupie (ossia, tra i mille ed i 4mila euro). Un medico, addirittura, avrebbe riferito di aver visto un padre di famiglia spendere 13mila euro per garantire la cura a tutta la sua famiglia, che era da poco risultata positiva al coronavirus.
Come sottolineato dagli esperti, però, la cura a base di plasma non garantisce né la sopravvivenza né la scongiura del rischio di diventare positivi all’agente patogeno. Tuttavia la combinazione tra la paura, le false credenze e soprattutto il lavoro di convincimento degli intermediari del mercato nero hanno fatto si che la pratica sia diventata particolarmente diffusa sul territorio pakistano (e in particolare nella capitale Islamabad). E in questo scenario, a perdere di efficacia sono le stesse terapie tradizionali, che potrebbero utilizzare il plasma dei potenziali donatori sulle persone che davvero beneficerebbero della cura, migliorando al tempo stesso il numero dei guariti.
La polizia federale ha aperto le indagini
Stando a quanto dichiarato dalle fonti vicine alla polizia federale pakistana, sul fenomeno sarebbero stati già i primi fascicoli. Tuttavia, per l’avanzamento della situazione sono ancora attesi i primi rapporti – caso per caso – delle indagini, volte da un lato a stabilire e conoscere la rete formatasi dietro alla compravendita al mercato nero di plasma e dall’altro a colpire – verosimilmente in simultanea – i singoli obiettivi. Tuttavia, sino a questo momento non sono state rese note operazioni di contrasto al fenomeno e questo particolare potrebbe purtroppo contribuire in negativo nella lotta al mercato nero del plasma pakistano.