Non è la prima volta che Avaaz sceglie di mettere in campo una comunicazione politica ma certo il paginone apparso su Le Figaro qualche giorno fa può far discutere. Lo scopo di fondo della grafica pubblicata sul quotidiano – quello che peraltro è di stampo conservatore – è fare pressione sul presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron (che è ritratto nella pubblicità) in ambito ecologico.
“Signor presidente – si legge sul manifesto – Il Risorgimento (Reinassance è il nuovo nome di En Marche!, il partito dei macroniani) è tutto!”. E l’immagine è contornata da un cumulo di rifiuti, mentre l’inquilino dell’Eliseo guida un nutrito gruppo di persone, imbracciando una bandiera con su scritto “Ecologia“.
L’intenzione è quella di sottolineare una contraddizione in termini: Emmanuel Macron ha impugnato la causa ecologista (soprattutto nella seconda parte dell’ultima campagna elettorale, a dire il vero) ma quello che ha attorno racconta una storia molto diversa dai proclami. Infatti, dopo il motto, arriva la specificazione: “Ecco come appare una grande nazione ecologica. Questa volta – incalzano quelli di Avaaz – , mantieni la tua promessa ed agisci per lasciare in eredità un pianeta più vivibile ed una Francia più forte alle generazioni future”.
L’Ong, che abbiamo già avuto modo di definire “sorosiana” anche per via dei presunti legami, in più circostanze evidenziati dalla stampa americana e non, con George Soros, ritiene che il presidente della Repubblica francese, durante i primi cinque anni di mandato, non abbia fatto quanto promesso in materia ambientalista: questo retro pensiero è abbastanza evidente. Avaaz ricorda a Macron, in prima battuta, come l’esito elettorale delle presidenziali abbia fotografato una situazione sociale molto “divisa” (un’altra delle metafore derivanti dalla grafica è tagliata proprio sulla natura composita della società francese).
Poi si passa a quello che, per Avaaz, Macron dovrebbe fare durante il prossimo quinquennio: “Il suo nuovo mandato deve’ essere costruito attorno a misure nette e coraggiose, le uniche in grado di garantire la stabilità nel corso dei prossimi anni. La Francia può e deve condurre questa lotta (quella ecologica, ndr) senza riserve qui, in Europa e nel mondo. Chiediamo azione, gli slogan non saranno sufficienti”. Al netto delle varie misure che vengono elencate, è la chiosa a meritare qualche considerazione in più.
“Signor Presidente. ha una secondo chance, un’ultima possibilità fare la storia. Non lasciartela sfuggire”. Con questa chiusura, l’Ong “sorosiana” rimprovera di nuovo al leader della Reinassance le azioni non compiute sino ad adesso e lo invita a correre ai ripari. Il fatto è che, in termini di semplificazione ideologica, Emmanuel Macron è sempre stato considerato un esponente politico di centrosinistra, progressista e dunque per nulla inviso agli universi tangenti Avaaz ed alle battaglie portate avanti da una realtà come quella.
Questa grafica può rappresentare dunque un indizio su come la svolta post-ideologica di Macron, oltre ad attrarre i consensi della borghesia francese in generale, stia comportando anche un allontanamento del presidente francese dagli universi progressisti, siano essi associativi, culturali, politico-economici e così via. Letto in questo modo, quello di Avaaz sembra anche un ultimatum: se l’inquilino dell’Eliseo non dovesse procedere con politiche ambientaliste, potrebbe perdere il convinto sostegno di certe aree d’influenza politica.
Ma a Macron conviene una retromarcia verso la base elettorale che lo ha eletto la prima volta? Le presidenziali del 2021 hanno raccontato una polarizzazione agli estremi delle istanze populiste e sovraniste, siano queste connotabili come di destra o di sinistra, mentre attorno a Macron si è riunito più o meno tutto l’elettorato moderato. Schiacciare di nuovo il pedale verso sinistra, per il leader della Reinassance, costituirebbe un passo indietro, pure rispetto al ruolo che il presidente francese ha ormai incarnato nel contesto europeo.