Prima, seconda e terza: sono le ondate con cui il Covid-19 ha colpito il nostro Paese e le altre nazioni europee. La prima ha visto proprio l’Italia epicentro della pandemia europea nel mese di marzo del 2020 da dove, poi, si è diffusa a macchia d’olio. Dopo l’illusione estiva, la seconda ondata è iniziata in Regno Unito nell’autunno scorso per poi viaggiare e diffondersi fin sul Mediterraneo: non a caso, quella che ci interessa tutt’ora si chiama variante inglese, sequenziata per la prima volta in Inghilterra. E poi c’è la terza, scoppiata dopo le festività natalizie con Francia, Germania, Italia sotto scacco per mesi nonostante le numerose restrizioni. Le vaccinazioni, eccezion fatta per il Regno Unito che ha iniziato prima di tutti, non danno ancora gli effetti sperati ed il virus continua a muoversi e mutare.

Come si muovono le pandemie

Le pandemie hanno un andamento che alterna fasi di ampia diffusione ad altre di rallentamento, in funzione della frequenza e del numero di contatti, delle stagioni e degli interventi sanitari messi in atto per ridurre la circolazione del virus. Ma come nascono e come si diffondono queste ondate? “Non è facile da spiegare ma anche la Spagnola ha avuto tre ondate: in pratica, si creano dei serbatoi di infetti e le ondate arrivano quando i virus, o batteri, hanno delle fasi di replicazione asintomatica. È questa la ‘genialità’ di questo virus maligno che si diffonde con la trasmissione asintomatica”, afferma in esclusiva per InsideOver il Prof. Stefano Vella, infettivologo e docente di Salute Globale all’Università Cattolica di Roma, oltre ad essere uno dei massimi esperti italiani nelle dinamiche pandemiche.

A tal proposito, ci ha spiegato il motivo per il quale l’Ebola, anch’esso un virus del pipistrello come il Sars-Cov-2, non sia diventato pandemia mondiale. “Perché uccide i suoi ospiti velocemente: più un virus è cattivo, più è suicida perché non può trasmettersi. Se un paziente è morente in ospedale non può trasmetterlo, cosa che non avviene con il Covid che si trasmette tramite gli asintomatici“, spiega. “Le ondate arrivano quando il serbatoio degli infetti asintomatici, quindi dei portatori del virus, diventa abbastanza grande da espandersi al punto che le persone si ammalano”. Ecco qual è stato il segreto del Covid: covare e diffondersi in maniera silente, da una persona all’altra e dalla Cina all’Occidente, fin quando non è diventato pandemia.

Le ondate e le mutazioni del Covid

“È difficile fare un’analisi completa per i singoli eventi ma possiamo considerare sia aspetti che riguardano i comportamenti individuali delle persone, se cioè aderiscono alle raccomandazioni del distanziamento, sia agli aspetti del virus stesso”, ha spiegato a InsideOver il Prof. Massimo Clementi, Direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute. “L’alternanza di lockdown e periodi di minori restrizioni, la possibilità di avere o non avere socializzazioni maggiori hanno sicuramente un ruolo, poi ci sono gli aspetti che riguardano il virus, che si muove per generazione di varianti”, aggiunge il virologo, che spiega come la prima ondata è stata data da un virus che era esso stesso una variante perché il virus di Wuhan, diffuso inizialmente in Cina, infettava la popolazione orientale in cui il numero di recettori Ace2 era molto più alto che negli europei.

“Il virus è arrivato in Europa ed Nord America e per infettare si è dovuto adattare ad una popolazione differente e così ha fatto la prima mutazione della Spike che ha condizionato la diffusione del virus da noi. Successivamente, si è trovato di fronte sia una popolazione sempre crescente che aveva superato l’infezione e poi l’inizio delle vaccinazioni da dicembre. Vaccinare in fretta significa creare una barriera immunitaria alla circolazione del virus che altrimenti sfuggirebbe creando nuove varianti”. Su questo tema non dobbiamo sorprenderci: per quanto alcune di esse possano ridurre l’efficacia dei vaccini, siamo in grado di controllarle tutte. “Questo ci dice che il virus tenta di cambiare ma non ha una capacità infinita di mutare, non può cambiare tutte le strutture che le servono per interagire con la cellula. A tutto questo aggiungerei anche la stagionalità: il virus è molto sensibile ai raggi ultravioletti. In estate il virus è circolato di meno l’anno scorso, i raggi ultravioletti ne riducono la possibilità di infezione del virus”.

Cosa succede in Germania

Dopo un calo a febbraio e marzo, quasi in controtendenza con il resto d’Europa, la Germania ha visto un’impennata di nuovi casi ed un aumento esponenziale di ricoveri nel mese di aprile nonostante la vaccinazione proseguisse a ritmo spedito ma, evidentemente, non è stato abbastanza. ”Si è formato un serbatoio di asintomatici, non stanno andando abbastanza veloci con la vaccinazione, il serbatoio è di suscettibili e non di protetti”, aggiunge il Prof. Vella.

Abbiamo chiesto all’infettivologo se questo serbatoio di asintomatici, che si riempie, si svuota ma poi torna a riempirsi sia dovuto anche alle varianti che ormai abbiamo imparato tutti a conoscere. “Diciamo che più si replica il virus e maggiormente si replicano le varianti, questo serbatoio è legato a questo ed al fatto che non abbiamo coperto con il vaccino il maggior numero di persone. C’è un serbatoio enorme di trasmettitori ed un serbatoio enorme di suscettibili: quando avremo coperto tutti i suscettibili, il virus muore”.

L’immunità di gregge “naturale”

La pandemia di Spagnola del 1918-1919 è scomparsa perché si è creata un’immunità di gregge naturale: la popolazione mondiale era di due miliardi e, secondo alcuni dati, oltre un miliardo di loro fu infettato dal virus. Anche quel virus è passato dall’animale all’uomo, dalla suina, ed era sconosciuto dal punto di vista immunologico proprio come accaduto con il Covid-19.  Causò 100 milioni di morti. “L’immunità di gregge si può ottenere soltanto con il prezzo di milioni di morti, quando il virus colma il serbatoio degli infettabili non ha più dove andare – afferma Vella – Qualcuno ha provato a dire che si poteva fare l’immunità di gregge ma a costo di 100 milioni di morti, significa che si sarebbe diffuso a tal punto che non avrebbe più trovato suscettibili. Lo aveva detto il Brasile, la Svezia ed il premier Johnson per il Regno Unito. La peste, nel ‘300, ha decimato le città, non c’era più nessuno ed è scomparsa quando sono morti tutti e non c’erano più suscettibili da infettare”.

Perché in India e Brasile si muore

Cerchiamo di capire, adesso, se esiste un criterio “emisferico” per il movimento delle pandemie o se è soltanto il frutto di spostamenti e viaggi tra persone di diversa nazionalità. È possibile un confronto? “Non c’è correlazione: qualcuno diceva che la stagione calda facesse male al virus ma non è il caldo in sé, semplicemente si sta più all’aperto ed è più difficile trasmettersi la malattia”, afferma il Prof. Vella che specifica, però, da dove ci si trova.

“In India fa caldissimo ma stanno morendo in tanti perché, malgrado il caldo, stanno tutti appiccicati. Sono un miliardo e trecentomila abitanti, lì è impossibile stare a distanza. Da noi è diverso – aggiunge – stando all’aperto infettiamo meno ma vale per Paesi in cui esiste un distanziamento naturale. La stessa cosa che avviene in Brasile, fa sempre molto caldo ma da questo punto di vista c’è una situazione simile all’India. Non è il caldo in sé ma la conseguenza del caldo sul distanziamento. Purtroppo, però, in alcuni Paesi è impossibile distanziarsi”.

Come le stagioni influiscono sui virus

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Prof. Clementi che ci spiega qual è il ruolo delle stagioni sui virus. “In genere c’è un ruolo delle stagioni: quella fredda favorisce i virus con un involucro lipidico come quello dell’influenza che circola di più in inverno, le persone stanno più tempo in ambienti chiusi ed il virus ha una struttura più stabile a basse temperature. Inoltre, il virus influenzale è favorito dal fatto che il freddo riduce i movimenti delle cellule ciliate dell’albero respiratorio che tendono a liberare le cellule stesse dal virus”, spiega il virologo.

È chiaro, però, che i virus pandemici possono avere anche altre modalità di diffusione, basti pensare ad i contatti diretti. “Ci si muove tra un emisfero e l’altro con una facilità che favorisce la trasmissione. Se poi ci si fa il bagno nel Gange tutti insieme e vicini, è chiaro che la diffusione è fortissima. Il virus si diffonde in tutto il mondo e le persone si muovono da tutto il mondo, è difficile bloccarlo”. 

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