Chi non ricorda o non conosce quel match di Vigo, giocato il 23 giugno 1982, dove l’Italia stecca nuovamente ed al gol di Ciccio Graziani replica un semi sconosciuto giocatore africano: M’Bida. È Italia-Camerun di Spagna 1982, ancora poche settimane ed il nostro paese può festeggiare il terzo titolo di campione del mondo.
Il Camerun, dal canto suo, può esultare per essersi fatto ben notare, come squadra e come paese, in un palcoscenico internazionale così prestigioso. Ed ancora di più nella storia è il gol di Omam-Biyik a San Siro, nel match inaugurale di Italia ’90, dove l’attaccante camerunense svetta più in alto dei difensori e permette al Camerun di battere l’Argentina di Maradona campione del mondo in carica. Storie di calcio, che in questo paese africano però richiamano autentici momenti di gloria. Negli anni successivi il Camerun continua ad essere ad ottimi livelli, sforna campioni come Eto’o, poi inizia il declino. Ed è, questa volta, specchio di un paese che tra instabilità e tensioni interne, inizia pesantemente ad arrancare.
Tolta l’organizzazione della Coppa d’Africa al Camerun
Leoni indomabili è il soprannome della nazionale di calcio del Camerun, mai così azzeccato come in occasione dell’ultima coppa d’Africa disputata in Gabon. Nonostante gran parte dei titolari a casa, nonostante defezioni eccellenti ed una rosa composta quasi unicamente da giovani, il Camerun non solo onora il suo blasone ma arriva fino alla finale di Libreville. E lì sorprendentemente batte il favorito Egitto, aggiudicandosi il titolo continentale. Sembra l’inizio della risalita per un movimento calcistico che, dopo la stella di Eto’o capace di vincere due triplete consecutivi nel 2009 e nel 2010 con Barcellona ed Inter, dona l’impressione di soffrire la concorrenza di squadre più attrezzate come Ghana, Costa d’Avorio ed Egitto. Non solo la vittoria della coppa, ma anche l’assegnazione per l’organizzazione della Coppa d’Africa 2019. Un modo per costruire nuovi stadi e nuove infrastrutture e rilanciare l’economia.
La federazione calcistica ci crede ed assegna la panchina a due grandi del calcio internazionale: Clarence Seedorf e Patrick Kluivert. Ma avviene ciò che non ci si aspetta e non ci si augura mai per un paese che corre per organizzare un grande evento. Viene tolta l’assegnazione del torneo: “Decisione sofferta – afferma in conferenza stampa nei giorni scorsi Ahmad Ahmad, presidente della federazione calcistica africana – Ma i ritardi sono troppi e non possiamo rischiare”. Nella storia recente sono rare le revoche dell’organizzazione di un grande torneo. Non è mai accaduto per le Olimpiadi (anche se Atene e Rio ci sono andate vicine), una sola volta è successo per i mondiali di calcio, quando nel 1983 la Fifa toglie l’organizzazione ad una Colombia troppo in ritardo e troppo pericolosa, affidando la kermesse del 1986 al Messico. Di recente l’assegnazione per una coppa d’Africa è stata revocata nel 2013 alla Libia ed al Marocco nel 2015.
Ma in questi casi, rispettivamente, ad influire è stata la guerra civile in corso nel paese nordafricano e lo spettro dell’epidemia di ebola diffusasi a fine 2014. Mai è accaduto che invece si arrivasse ad una revoca per ritardi infrastrutturali. Il 9 gennaio a Dakar si sceglierà la nazione che sostituirà il Camerun: si andrà in Sudafrica, paese che ha già gli stadi pronti per via dell’organizzazione del mondiale del 2010, oppure in Egitto.
Le difficoltà del Camerun
Uno smacco terribile per il paese africano, specie se si pensa che in anni recenti la Coppa d’Africa sono riusciti ad organizzarla paesi molto più poveri come il Burkina Faso nel 1998 ed il Mali nel 2002. Un’occasione mancata per il Camerun. Ma se la decisione, come affermano i vertici del calcio africano, è sofferta al tempo stesso essa non appare poi del tutto inattesa. Il Camerun infatti è alle prese con una delle sue crisi più importanti. A partire da quanto accade, oramai da più di due anni, nelle due regioni anglofone del paese. Se infatti il Camerun è per 4/5 francofono, quella parte anglofona stanziate in due regioni chiede adesso l’indipendenza. La divisione in due aree linguistiche distinte, è un retaggio dell’era coloniale quando Francia ed Inghilterra si spartiscono il Camerun fino al 1919 in mano alla Germania. Oggi è fonte di instabilità e guerriglia: da un lato i separatisti, dall’altro l’esercito. Un dualismo che oramai fa parlare anche alle stesse autorità camerunensi di vera e propria guerra civile.
Le recenti elezioni presidenziali non hanno certo contribuito a migliorare il clima. Il paese infatti, al voto lo scorso 7 ottobre, vive mesi di tensioni per via della campagna elettorale dove ancora una volta il presidente Biya, al potere dal 1982 ed all’età di 85 anni, si mostra favorito. Ma le opposizioni dal canto loro, mai come quest’anno hanno sperato di ribaltare i pronostici. Dopo un’iniziale vittoria assegnata al candidato dell’opposizione, Maurice Kamto, alla fine a spuntarla è di nuovo Biya. La scia di queste elezioni è contrassegnata da polemiche e veleni, mentre nel paese la tensione dilaga. E, con essa, un’instabilità economica e sociale mai come adesso così presente in un paese comunque che risulta da anni come tra i più dinamici dell’area. La non idoneità ad ospitare la Coppa d’Africa è un colpo al cuore dei camurenensi. Ma è anche la certificazione di come, in pochi anni, il paese abbia conosciuto una drastica e pericolosa involuzione su molti fronti. Ed oltre a povertà e separatismi, al confine con la Nigeria si affaccia anche la minaccia del fondamentalismo di Boko Haram.