Lontani dalle comodità della città, rintanati nel deserto di Wadi Araba, a sud della Giordania, vivono i beduini, ultimi rappresentanti di antichissime tradizioni nomadiche. La loro vita scorre in simbiosi con il ritmo del deserto e delle creature che lo abitano, per nulla scalfita dall’arrivo della modernità. In apparenza, almeno. Perché passato e presente si fronteggiano, anche in questo angolo di Medio Oriente.

Il Wadi Araba

Al limitare del deserto, ci accoglie Mohammad in abiti tradizionali: indosso il dishdash, un lungo saio bianco, che lascia intravedere sandali estivi, e sul capo una tipica kefiah, rossa e bianca. L’immagine perfetta del beduino, si direbbe. Ma con occhiali da sole firmati e un cellulare di ultima generazione che spunta dalla tasca.

Su indicazione di Mohammad lasciamo la nostra automobile, prima di addentrarci nel deserto su un pick up, unico mezzo in grado di farsi strada tra le dune della distesa di sabbia rosa del Wadi Araba. Bastano pochi minuti e ci ritroviamo immersi in un tipico accampamento beduino, fatto di tende di lana cotta, tappeti e sabbia. Una massa nera e bianca nel mezzo di una distesa rosa, che alterna forme tondeggianti a picchi scoscesi, canyon ad archi di roccia, morbide dune a dura roccia granitica.

Ci togliamo le scarpe, come da usanze locali, e facciamo il nostro ingresso nella tenda principale, proprio mentre il tramonto colora il paesaggio delle tinte dell’oro e del fuoco. Dopo una cena a base di Zarb – pietanza tipica beduina, cotta sotto terra, sfruttando il calore della sabbia arsa dal sole -, ci viene offerto un tè alla salvia.

É il momento dei racconti, sotto il cielo stellato. Una notte nel deserto del Wadi Araba è un’attrazione turistica, certo. Non però un espediente costruito ad arte per far vivere ai turisti un’esperienza lontana nel tempo. Per i beduini, è un’occasione per accogliere gli stranieri nella loro quotidianità, mostrando al resto del mondo una realtà antica, che sembra resistere nonostante la prepotente invasione della modernità.

Tra passato e presente

Non ci sono dati precisi sul numero di beduini presenti in Giordania, ma è opinione comune che la maggior parte della popolazione giordana abbia origini beduine. Il Regno Hashemita deve molto della sua legittimità al supporto leale di queste tribù.

Anche nel deserto giordano, ha fatto capolino il progresso. La velocità degli spostamenti, grazie ai pick-up, la possibilità di rifornirsi presso vicini supermercati e negozi, l’accesso a internet hanno facilitato la vita dei beduini, ma non hanno alterato le loro abitudini.

In passato, i beduini avevano una vita nomade, che si basava su ritmi stagionali: abitavano nelle tende e si spostavano da una zona all’altra del deserto in cerca di luoghi consoni alla stagione e al pascolo del bestiame. Gli animali, essenziali per gli spostamenti, erano fondamentali anche per l’alimentazione: la carne, oltre a latte e yogurt di capra o di cammello, era alla base della dieta beduina. La conservazione degli alimenti avveniva sotto sale e carboni coperti da sabbia ardente venivano utilizzati al posto del forno. Per l’acqua, si ricorreva a sorgenti sotterranee, rinvenute grazie ad antiche conoscenze tribali.

Oggi, solo una piccola parte dei beduini ha una vita totalmente nomade. La maggior parte di loro è sedentaria, abita in villaggi costruiti al limitare del deserto, poco lontano dalle convenzionali vie di comunicazione. Le condizioni di vita sono più simili a quelle a cui siamo abituati: ci sono serbatoi di acqua e generatori di energia elettrica.

L’attività lavorativa per eccellenza rimane tuttavia la pastorizia, condotta in maniera nomade. “Ogni mattina” – racconta Mohammed – “carichiamo gli animali sul pick-up e trascorriamo la giornata nel deserto per farli pascolare. Ci spostiamo sempre, per trovare il luogo più consono, spesso vicino alle rocce, ma la sera torniamo nel villaggio”.

Non è l’unica attività. Molti beduini fanno parte dell’esercito del deserto. La Al-Badia Force è una forza paramilitare che opera nel territorio della Transgiordania e si occupa del mantenimento della sicurezza all’interno dell’area e del monitoraggio dei confini con Iraq, Siria e Arabia Saudita.

Il motore del cambiamento

Mohammed ci racconta come per i beduini il vero avvento della modernità sia rappresentato dal turismo. A questo servono i cellulari e la connessione internet: a gestire il traffico di turisti, curiosi di provare un’esperienza fuori dagli schemi nel loro campo. In altre parole: se il turismo è stato il motore del cambiamento, la rete wi-fi a copertura totale è stato il mezzo.

Come lui, altri beduini ospitano nelle loro tende, soprattutto in estate, gli stranieri. Ma solo quattro giorni alla settimana. Anche il prima e dopo dell’accoglienza va gestito. Timidamente, si affaccia uno stile di vita nuovo, che però sembra non aver scalfito la vera essenza delle tribù beduine, rendendo l’abitare nel deserto ancora più misterioso e affascinante. Perché come recita un antico proverbio, “Dio ha creato le terre con i laghi e i fiumi perché l’uomo possa viverci. E il deserto affinché possa ritrovare la sua anima”.





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