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Il Messico è stato ritenuto fin dall’inizio uno dei maggiori rischi sistemici a livello globale per l’impatto del coronavirus. La debolezza del tessuto sociale del Paese, l’elevato livello delle disuguaglianze interne, la fragilità di un tessuto economico che vede oltre il 56% della forza lavoro impiegato nell’economia nera o informale e, come sottolinea Americas Quarterly, la difficile condizione di un sistema sanitario solo recentemente riformato in funzione più universalista dal presidente Andres Manuel Lopez Obrador concorrevano a rendere elevato il rischio sistemico del Paese.

Al 9 maggio il Messico contava oltre 31mila casi accertati di coronavirus e circa 3mila decessi. Il New York Times ha però accusato il governo del Paese centroamericano di aver in realtà nascosto un numero enormemente maggiore di decessi, nascondendo quanto realmente accaduto nella capitale Città del Messico.

Il reportage del Nyt dalla capitale messicana riporta un quadro allarmante che supera in durezza anche le scene più emblematiche della tragedia europea, dal sovraffollamento ospedaliero in Lombardia alla crisi sanitaria di Madrid. “I dottori negli ospedali stracolmi di Città del Messico dicono che la realtà sull’epidemia sta venendo nascosta al resto del Paese”, si legge nel rapporto. Pazienti distesi sul terreno, posizionati su materassi o pagliericci, anziani fatti sedere su sedie di metallo per la mancanza di letti, degenti infetti da Covid-19 trasportati senza meta tra un ospedale e l’altro: la realtà dell’epidemia nella capitale, città da quasi 9 milioni di abitanti, quasi come l’intera Lombardia, è drammatica.

Il New York Times segnala che “gli amministratori di Città del Messico hanno segnato oltre 2.500 decessi per patologie respiratorie riconducibili al Covid 19, mentre il governo federale conta solo 700 morti per la capitale e le municipalità circostanti”, ritenendo di poter contenere attorno ai 6mila decessi la conta finale delle vittime.

In tutto il mondo, anche per una questione di impossibilità di riconoscimento di ogni decesso come riconducibile al Covid-19, specie nelle fasi iniziali dell’epidemia, la conta delle morti è sottostimata. Ben più grave è però l’accusa del Nyt al governo di sinistra e sovranista di Andres Manuel Lopez Obrador, che è imputato di una sottovalutazione voluta e di un’elusione delle responsabilità dell’esecutivo nella lotta al virus.

Elusione che potrebbe avere l’obiettivo di nascondere la rovinosa convergenza che attende il Messico, Paese in cui al contagio sanitario si stanno aggiungendo le problematiche di una recessione senza precedenti.

Già in recessione nel 2019, il Messico potrebbe perdere il 12% del Pil del 2020, mettendo allo scoperto la debolezza politica e di leadership della presidenza, entrata in carica sulla scia della promessa di una radicale rivoluzione sociale capace di ridurre le disuguaglianze, rafforzare la previdenza sociale e portare gli asset strategici, a cominciare dall’industria energetica, sotto il controllo nazionale. A metà aprile il Financial Times sottolineava come la crisi sanitaria potesse degenerare in una “tragedia” per la presidenza Obrador: il duro critico dei mali endemici del neoliberismo non ha saputo produrre altro che settimane di erratico temporeggiamento sul lockdown e una serie di riforme pro-austerità nelle prime settimane della crisi, evitando la messa in campo di un pacchetto di stimolo economico che sarebbe andato a cozzare con le ripetute dichiarazioni sulla possibilità di tenere epidemia e contagio economico sotto controllo.

A lungo estraniato dalla realtà, Obrador ha mercanteggiato anche sul taglio della produzione globale del greggio e dato priorità al progetto di una raffineria da 8 miliardi di dollari in una fase di tracollo della domanda. La tragedia della sottovalutazione del problema economico e le accuse sull’occultamento del numero reale dei morti certificano la disastrosa gestione della presidenza Obrador: la narrazione ufficiale del governo parla di un picco dei contagi superato da oltre una settimana, ma la realtà dei fatti è assai diversa. E anche le menti più illuminate dell’amministrazione messicana, come María Elena Álvarez-Buylla Roces, a capo del consorzio nazionale sulla ricerca (Conacyt) hanno visto progetti come la costruzione di una linea nazionale di produzione di ventilatori polmonari rallentati o sottofinanziati. Il Messico è allo sbando: e le prossime settimane potrebbero portare al definitivo scoperchiamento della reale portata della tragedia. Una lezione per ciò che potrebbe accadere in altri Paesi in via di sviluppo in caso di sdoganamento totale del contagio.

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