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Le nuove infezioni provocate dal virus SARS-CoV-2 in Inghilterra raddoppiano ogni sette-otto giorni. A renderlo noto è uno studio, condotto dall’Imperial College di Londra, che ha analizzato oltre 150mila tamponi raccolti tra la metà di agosto e l’inizio di settembre ed ha individuato un trend preoccupante. Nei mesi di maggio e giugno, invece, le nuove infezioni si dimezzavano ogni 8-9 giorni. L’attuale tasso di riproduzione del virus (R) è stimato ad 1.7, un dato che evidenzia come l’epidemia sia in fase espansiva ed a differenza del passato i focolai non sono concentrati nelle case di cura ed in ambiente ospedaliero. Ad essere colpiti in maniera significativa sono i giovani di età compresa tra i 18 ed i 24 anni e le regioni dell’Inghilterra settentrionale.

Una fase più restrittiva

La minaccia causata dal Covid-19 ha spinto l’esecutivo di Boris Johnson a reagire e ad imporre nuove restrizioni. Tra queste c’è la famigerata regola del sei, secondo cui sono vietati gli incontri amicali e le riunioni conviviali, all’aperto ed al chiuso, tra più di sei persone mentre il limite attuale era di trenta individui. La mossa di Johnson ha suscitato qualche controversia all’interno del governo ed è stata più dura di quelle attuate da Scozia e Galles. Edimburgo e Cardiff hanno esentato, rispettivamente, i minori di 12 e di 11 anni da questa limitazione. Secondo l’ex ministro conservatore Steve Baker questa norma rischia di violare i principi democratici più basilari e non dovrebbe essere sottoposta ad un controllo coercitivo esterno.

Boris Johnson ha ammesso che le norme anti-contagio sono diventate “complesse e confuse” ma ha poi affermato di essere speranzoso in merito alla loro efficacia nell’appiattire la curva dei contagi.  Il primo ministro ha inoltre reso noto “di avere il cuore spezzato” per aver introdotto queste restrizioni e che che la polizia potrà disperdere o persino arrestare chi non le rispetterà. Il limite posto agli incontri di più di sei persone sarà applicato anche nei confronti delle case private oltre che nei parchi, nei pub e nei ristoranti. Funerali, matrimoni e squadre sportive non saranno invece sottoposti a questi vincoli.

Previsioni poco incoraggianti

Il premierato di Boris Johnson è stato segnato da un susseguirsi di problemi di varia gravità. La convincente vittoria alle elezioni legislative del dicembre 2019, nella quale i Conservatori hanno ottenuto oltre il 43 per cento dei voti, è stata poi offuscata dall’emergere della pandemia e dal collasso del sistema produttivo che, nel secondo trimestre del 2020, ha fatto registrare un impressionante -20 per cento. Si tratta del dato peggiore tra tutti i Paesi membri del G7.  La situazione è poi migliorata nel mese di luglio, quando la riapertura di ristoranti e pub ha favorito una crescita del 6.6 per cento del prodotto interno lordo su base mensile. Si tratterebbe, però, di un fuoco di paglia. Thomas Pugh, economista presso Capital Economics, ha chiarito che ” luglio è stato segnato dall’ultima riapertura massiccia delle attività produttive ed una piena ripresa non avverrà prima dell’inizio del 2022″. Il Governatore della Banca d’Inghilterra ha suonato un campanello d’allarme quando ha affermato che i cambiamenti strutturali provocati dalla pandemia, come il ricorso allo smartworking ed il cambio di abitudini da parte di molte persone, potrebbero provocare danni nel lungo termine alla crescita ed all’impiego.

Chi non sembra essere minacciato, almeno nel breve termine, è l’esecutivo conservatore che, stando a quanto riferito dai sondaggi, sembra ancora godere del supporto della maggioranza relativa degli intervistati. I Laburisti sono distanti ancora 4-5 punti percentuali, un segno evidente di come gli elettori non siano del tutto convinti della necessità di cambiare cavallo in corsa e di come, evidentemente, l’offerta politica dei progressisti susciti ben poco entusiasmo e convincimento tra la popolazione.

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