Ogni maxi evento che si rispetti può essere considerato un’arma a doppio taglio. Prendiamo come esempio i Giochi Olimpici. Allestire una rassegna del genere implica un ingente sforzo organizzativo, tanto dal punto di vista economico che sportivo. Non basta semplicemente costruire due o tre strutture, mettere a nuovo quelle esistenti e invitare quanti più Paesi possibili. Occorre, al contrario, pianificare tutto con la massima attenzione così da superare le sfide più ostiche, tra cui quelle relative alla sostenibilità ambientale ed economica.

L’argomento è stato affrontato nel dettaglio nel corso di un convegno tenutosi a Roma presso l’Istituto Diplomatico Internazionale (IDI), durante il quale sono stati approfonditi i vari aspetti inerenti l’organizzazione dei Giochi Olimpici Invernali di Pechino (qui il link per rivedere la conferenza). In generale, fin dai primi anni Duemila le Olimpiadi hanno cominciato ad adottare il linguaggio della sostenibilità (economica, sociale ed ambientale). Il primo passo in questa direzione è stata l’elaborazione da parte del Comitato olimpico internazionale (CIO), nel 2000, di un sistema – poi abbandonato – per misurare l’impatto dei Giochi olimpici sulle città ospitanti. Oggi la sostenibilità delle Olimpiadi è un requisito stabilito nel contratto tra le città che ospitano le Olimpiadi ed il CIO.

L’importanza della sostenibilità

Un’analisi indipendente della sostenibilità delle 16 edizioni dei Giochi olimpici estivi e invernali tra il 1992 e il 2020 mostra che la sostenibilità complessiva dei Giochi olimpici è diminuita nel corso degli ultimi trent’anni. La dimensione “meno sostenibile”, nel complesso, è risultata proprio quella economica, in particolare dal punto di vista dello sforamento dei costi e dell’aggravio sulle finanze pubbliche.

Giusto per fare un esempio concreto, uno studio dell’Università di Oxford del 2012 ha stimato uno sforamento medio dei costi del 252% per ogni Olimpiadi estiva tra il 1976 e il 2012. Un netto calo di sostenibilità – dal punto di vista economico ma non solo – si registra paradossalmente proprio negli eventi olimpici più recenti, in particolare Sochi 2014 (costo: 50 miliardi di dollari) e Rio 2016 (costo: 20 miliardi di dollari). Ma anche le Olimpiadi estive di Tokyo 2020 hanno suscitato un ampio dibattito circa i costi esorbitanti e l’opportunità di un tale mega-evento, soprattutto nel contesto della pandemia di Covid-19.

L’obiettivo della Cina

Da questo punto di vista, la Cina intende rendere sostenibili i Giochi Olimpici invernali che ospiterà sul proprio territorio, sia dal lato ambientale che da quello economico. E proverà a farlo attingendo a tecniche di sviluppo sostenibili ed esempi di buone pratiche socio-ambientali, oltre che sfruttando al meglio molte delle strutture preesistenti costruite in occasioni delle Olimpiadi del 2008 (costate 45 miliardi di dollari). Ma alla luce di quanto detto, che risultati possiamo aspettarci dai Giochi invernali di Pechino 2022 in termini di sostenibilità economica?

Innanzitutto, va detto che le autorità cinesi hanno preso la sfida della sostenibilità molto sul serio, facendo di Pechino la prima città ad aver implementato l’Agenda olimpica 2020 fin dall’inizio del processo di candidatura. Dal punto di vista economico, una notevole enfasi è stata posta sul contenimento dei costi. Il budget per le Olimpiadi invernali 2022 è infatti di soli 3,9 miliardi di dollari – che ne farebbe, se la cifra sarà confermata, una delle Olimpiadi più economiche degli ultimi trent’anni. Infine, le autorità stanno puntando molto sulle Olimpiadi come volano per lo sviluppo integrato della regione di Pechino-Tianjin-Hebei e per stabilire un nuovo modello di ecologia crescita sostenibile per i cluster di megalopoli nel mondo. 

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