Continua la caccia alle origini del Sars-CoV-2. Poche le certezze fin qui raccolte, tante le supposizioni, molte delle quali probabili ma prive di conferme scientifiche. Tra le versioni che più hanno convinto gli esperti, spicca quella del “salto di specie” avvenuto, in circostanze ancora da chiarire, a causa del ruolo svolto da un “ospite intermedio”. Un animaletto (un pangolino? Uno zibetto?) che, dopo essere stato contagiato dal virus, e grazie a particolari condizioni ambientali (lo scarso igiene di certi wet market?) sarebbe riuscito a infettare un essere umano.
La seconda parte dell’assunto sostiene che l’untore sconosciuto possa essere arrivato al mercato ittico di Huanan, nel cuore di Wuhan, probabilmente provenendo da qualche distretto situato nella provincia dello Yunnan. Dove, nel 2012, una misteriosa malattia respiratoria simile al Sars-CoV-2, contagiò sei persone uccidendone tre. Quella malattia era causata da un virus denominato RaTG13 o anche RaBtCoV/4991. A identificarlo fu niente meno che Shi Zengli, la più famosa virologa della Cina, nota per aver costruito uno dei più grandi archivi di coronavirus esistenti al mondo. Molti degli agenti patogeni da lei elencati provengono da pipistrelli di varie specie. Non a caso, questo animaletto della notte è un perfetto serbatoio di virus.
Parenti stretti
Gli esperti ritengono che la Sars, sindrome respiratoria affine al Sars-CoV-2 – che, a cavallo tra il 2002 e il 2003, mise in ginocchio la Cina – possa provenire da un pipistrello. Si pensa che anche il nuovo coronavirus, comparso per la prima volta a Wuhan nel dicembre 2019, sia arrivato all’uomo dallo stesso animale, magari mediante un organismo intermedio. Al fine di rintracciare l’origine del Sars-CoV-2 potrebbe dunque essere utile focalizzarci sui pipistrelli. E, quindi, partire da quanto emerso in seguito alle indagini effettuate dieci anni fa nello sperduto distretto di Tongguan, nella provincia dello Yunnan, non distante dal confine cinese con Myanmar e Laos.
Prendiamo il virus responsabile della mini-epidemia collegata alla miniera abbandonata di Tongguan. Poco meno di dieci infetti registrati – in via ufficiale – e tre decessi. Non sapremo mai se l’agente patogeno responsabile del focolaio sparì da solo o se continuò, in silenzio, a contagiare altre persone. Magari provocando, almeno in una prima fase, per lo più febbri e polmoniti guaribili con un poche cure. All’epoca dei fatti, nessuno approfondì sui fatti di Tongguan. La notizia è riemersa soltanto in seguito alla comparsa del Sars-CoV-2. Per quale motivo? Semplice: stando ad alcune indiscrezioni, il RaTG13 raccolto nella miniera dello Yunnan avrebbe un genoma identico per il 96,2% a quello del nuovo coronavirus. Considerando che campioni del primo virus furono trasportate presso il laboratorio di Wuhan, e che sempre a Wuhan si è registrato il primo epicentro della pandemia di Covid-19, c’è chi ha ipotizzato un filo diretto che potrebbe collegare i due misteriosi virus.
RaTG13 o RaBtCoV/4991
Ripetiamo: non ci sono prove certe. Eppure, in attesa che l’Organizzazione Mondiale faccia luce su quanto avvenuto, è interessante mettere insieme i pezzi del puzzle fin qui presenti sul tavolo. Unendo alcuni tasselli, ci troviamo di fronte a un mosaico interessante. Spieghiamo meglio: se i due virus sopra citati sono così simili, non è che, in qualche modo, il primo dei due sia riuscito, in seguito a mutazioni naturali o chissà in quale altro modo, a trasformarsi nel secondo? Sulla vicenda non è mai stata fatta chiarezza. Ecco perché, data la strettissima parentela, potrebbe avere più senso scavare nel passato di RaTG13 anziché in quello di Sars-CoV-2.
Di RaTG13 sappiamo ben poco. Come sottolinea una ricerca indiana in attesa di revisione paritaria, la descrizione del suddetto virus non è disponibile al pubblico. Soltanto il suo genoma è riportato in una apposita banca dati. Genoma che, ricordiamo, è stato sequenziato dall’Rna di un tampone fecale di pipistrello raccolto qualche anno fa nello Yunnan. A sua volta, l’RNA polimerasi RNA-dipendente (RdRp) di RaTG13 si è rivelata essere identica al 100% a quella del BtCoV/4911. Si tratta dello stesso virus chiamato con due nomi diversi? Sembrerebbe di sì. Sappiamo, inoltre, che il campione fecale di pipistrello deriva dal Rhinolophus affinis, una specie diffusa nello Yunnan. Tuttavia, mentre il campione di RNA relativo a RaTG13 deriverebbe dai tamponi fecali di un pipistrello rinvenuto nella città di Pu’er, quello di BtCoV/4991 avrebbe origine dalla stessa specie di pipistrello, ma proveniente dal pozzo di una miniera abbandonata di Tongguan. In ogni caso, RaTG13 e BtCoV / 4991 potrebbero riferirsi allo stesso virus.
Domande senza risposta
Nel corso di una recente intervista rilasciata alla rivista Science, Shi Zengli viene incalzata in merito al virus di Tongguan. “Ad oggi – ha spiegato Bat woman – nessuno dei residenti nelle vicinanze è stato infettato da coronavirus. Da qui, l’affermazione secondo cui un ipotetico “paziente zero” vivesse vicino alla zona mineraria, prima di spostarsi a Wuhan, è falsa”. I giornalisti chiedono alla dottoressa quando avesse isolato per la prima volta RaTG13. La risposta è piuttosto lunga e articolata. In sintesi: gli scienziati cinesi raccolgono il virus RaTG13 nella città di Tongguan, contea di Mojiang, nello Yunnan, nel 2013. Ottengono l’RdRp parziale ma la somiglianza con la Sars (il metro di paragone dell’epoca, visto che in quel periodo le autorità stavano indagando sulle origini di questo virus) è bassa.
Passano gli anni e le tecnologie migliorano. Nel 2018 viene effettuato un nuovo sequenziamento. “Nel 2020 – racconta Shi Zengli – abbiamo confrontato la sequenza di Sars-CoV-2 e con quelle di coronavirus di pipistrello non pubblicate. Abbiamo scoperto che condivideva un’identità del 96,2% con RaTG13”. Quest’ultimo virus, non è “mai stato coltivato” dal laboratorio di Wuhan, si affretta a dichiarare la signora dei pipistrelli. In merito ai nomi del parente del nuovo coronavirus, infine, questa è la spiegazione fornita da Miss Shi: “Ra4991 è l’ID per un campione di pipistrello mentre RaTG13 è l’ID per il coronavirus rilevato nel campione. Abbiamo cambiato il nome perché volevamo che riflettesse l’ora e il luogo del raccolta di campioni. 13 significa che è stato raccolto nel 2013 e TG è l’abbreviazione di Tongguan città, il luogo in cui è stato raccolto il campione”. Molte domande restano ancora senza risposta. Una su tutte: qual è il vero legame tra il Sars-CoV-2 rilevato a Wuhan e il virus riscontrato una decina di anni fa nella miniera di Tongguan?