Essere dipendenti da qualcuno rappresenta sempre un problema, specialmente se a esserlo è uno Stato. Basta un semplice intoppo, anche il più piccolo, per far saltare l’intero equilibrio, con danni più o meno ingenti da entrambe le parti coinvolte. Prendiamo ad esempio il mercato dei farmaci. Dal paracetamolo agli antidolorifici, passando per gli antibiotici gli analgesici, tutte queste sostanze, le stesse che prendiamo ogni qual volta dobbiamo fare i conti con un acciacco fisico, hanno una storia di produzione molto complessa.

Anche se per noi è facile ottenere un qualsiasi tipo di medicinale o compressa in tempi brevi, in realtà ignoriamo totalmente il processo alla base della sua produzione. Un processo che chiama in causa la Cina, che, come riporta La Stampa, è ormai “padrona” dei farmaci occidentali.

Per capire l’importanza di Pechino nel mercato dei farmaci bisogna spiegare come vengono creati i comuni farmaci. Una pasticca è formata dai cosiddetti starting materials, cioè i materiali di partenza, ovvero un certo numero di molecole farmacologicamente attive.

Se manca un mattoncino non si può completare l’intera costruzione, ed è quindi altrettanto impossibile avere tra le mani il farmaco che ci aiuta a combattere il mal di testa. Se a quanto appena detto aggiungiamo un paio di numeri, è facile capire il ruolo di primissimo piano assunto dalla Cina nel mercato dei farmaci. Innanzitutto la crescita annua del mercato del farmaco cinese ha fatto registrare un secco +9%. La miscela diventa esplosiva quando ci rendiamo conto che il 60% delle molecole che compongono i farmaci di tutto il mondo sono prodotte proprio dal gigante asiatico.

La Cina e i farmaci

La Cina rifornisce mezzo mondo di farmaci di vario tipo. Un fattore che può diventare un problema se sorgono eventuali liti commerciali a rallentamenti produttivi, perché potrebbe ritorcersi contro Europa e Stati Uniti: i due beneficiari più importanti di questo rischiosissimo legame. Oltre a essere diventato una potenza economica, un campione nelle nuove tecnologie e nell’intelligenza artificiale, il Dragone, a partire dagli anni Duemila, ha assunto il ruolo di più grande produttore di materiali intermedi.

Stiamo parlando dei citati starting materials, i mattoncini necessari per formare l’ossatura delle medicine vendute nelle farmacie occidentali. In Europa la situazione è particolarmente complessa. L’Ue, infatti, deve raccogliere da fuori dall’85% al 90% delle molecole e il 33% dei principi attivi (Api). Un report della Chemical Pharmaceutical Generic Association, il Cpa Industry Report 2019, ha evidenziato come gli scaffali delle farmacie europee non potrebbero riempirsi senza l’apporto di Cina e altri attori stranieri (tra cui l’India). Al netto delle considerazioni geopolitiche, avere il controllo della salute dovrebbe essere una condizione fondamentale per non rischiare di trovarsi con le gomme a terra in un momento di difficoltà. Già, perché un conto è produrre in loco i farmaci. Un altro è affidarsi ad altre nazioni.

Effetto boomerang

Per quale motivo la Cina si è ritrovata in mano le chiavi del settore farmaceutico occidentale? Le cause in realtà sono facili da ricercare anche se forse nessuno si aspettava che avrebbero avuto conseguenze così forti nel panorama mondiale. Agli albori del nuovo secolo, quando si pensava che il governo cinese si sarebbe convertito ai valori occidentali, imprese e multinazionali del Vecchio e Nuovo Mondo hanno pensato bene di approfittare della situazione che si stava creando al di là della Muraglia. La Cina era un Paese poverissimo che poteva offrire una manodopera illimitata a costi irrisori. Non a caso il costo di fabbricazione dei prodotti farmaceutici in Cina è più basso del 30-40%, se raffrontato con gli standard di produzione dell’Occidente. In particolare, i salari dei lavoratori sono inferiori di una forbice compresa tra un decimo e un ventesimo. Tutti soldi guadagnati, ma a discapito del controllo di un settore chiave come quello farmaceutico.

Improvvisamente l’approvvigionamento dei farmaci è diventato insicuro e instabile, o per lo meno soggetto a fluttuazioni incontrollabili. Facciamo un esempio: qualora la Cina decidesse per qualche ragione di limitare l’esportazione dei materiali necessari alla produzione dei farmaci, che cosa potrebbe succedere in Europa e Usa? Un disastro. Le aziende cinesi, inoltre, sono supportate dai sussidi di Stato, divorano incessantemente nuove fette di mercato e sembrano non conoscere ostacoli di alcun tipo. Ultima considerazione: i media cinesi hanno più volte fatto notare come Pechino abbia ormai ottenuto il dominio assoluto degli antibiotici, la maggior parte dei quali (pare il 96,6%) forniti agli Stati Uniti. Ecco perché una guerra dei dazi violenta potrebbe seriamente compromettere la stabilità del pianeta.