La crisi economica turca, le sanzioni statunitensi e la svalutazione della lira sono da tempo al centro delle notizie economiche legate alla Turchia, mentre scarseggiano le informazioni legate ai risvolti sociali di questa situazione. I problemi economici che il Governo turco sta affrontando hanno infatti delle pesanti ripercussioni sulle fasce più deboli della popolazione e gli ultimi fatti di cronaca, debitamente messi a tacere dal partito di governo, lo dimostrano.

I suicidi

In meno di due settimane quattro famiglie si sono tolte la vita in diverse città della Turchia a causa, apparentemente, di problemi economici che non erano più in grado di affrontare. L’ultimo caso, in ordine cronologico, risale alla fine di novembre quando a togliersi la vita sono stati padre, madre e le due figlie di 9 e 5 anni, molto probabilmente avvelenate dai genitori. Affianco ai loro corpi, ritrovati in un appartamento all’ottavo piano nella città di Antalya dalle forze dell’ordine, vi era un biglietto lasciato dal capofamiglia in cui si spiegava che alla base del gesto vi erano problemi economici diventati oramai insormontabili. L’unica via di uscita a quel punto è stata il cianuro. Una scelta, quella di ricorrere al veleno, che era stata fatta pochi giorni prima anche da altre quattro persone, ritrovate morte nella loro abitazione nel distretto di Fatih, a Istanbul, e da una famiglia di tre persone (madre, padre e figlio) nel distretto di Bakirkoy. In tutti e due i casi sono stati trovati dei biglietti che citavano l’eccessivo indebitamento e i problemi economici come causa del suicidio.

Le polemiche

Il susseguirsi di suicidi per motivi apparentemente economici in un lasso di tempo così ristretto ha suscitato molto scalpore in Turchia e portato alla ribalta un tema che continua ad essere un tabù in un Paese a maggioranza musulmana. Questi casi di cronaca hanno inoltre aperto un nuovo fronte di scontro tra l’opposizione e il partito del presidente Recep Tayyip Erdogan, che da 16 anni si trova al comando del Paese e che non è riuscito a far uscire la Turchia dalla crisi economica che da anni la attanaglia. L’Akp ha accusato l’opposizione di voler strumentalizzare i suicidi per il proprio tornaconto politico, rifiutando la tesi secondo cui a indurre le famiglie a questo gesto estremo siano stati problemi di natura economica. Dopo gli ultimi due casi e la presenza di biglietti che invece identificavano nei debiti e nell’assenza di lavoro la causa del suicidio anche il partito di Governo ha dovuto accettare questa versione, pur cercando in tutti i modi di censurare le notizie al riguardo.

La censura

I quattro casi sopracitati hanno destato particolare scalpore perché sono avvenuti in meno di due settimane, ma non sono che gli ultimi di una lunga lista: nel solo mese di settembre un negoziante e un padre di famiglia si sono tolti la vita per problemi economici. Secondo i dati ufficiali, il numero di suicidi ha subito un drastico aumento a partire dal 2012 e nel solo 2018 3.161 persone si sono tolte la vita. Parlare di un tema così delicato però non è semplice: per il mondo musulmano – ma non solo – il suicidio resta un tabù e la stessa copertura giornalistica dei suicidi è spesso accompagnata da giudizi critici e privi di compassione. Ma la censura governativa non si limita solo a questo argomento. Anche parlare di problemi economici in termini numerici è particolarmente sconsigliato e chi prova a farlo è accusato di “sabotaggio” del sistema finanziario e di voler “diffondere false informazioni”. Non parlare dei problemi economici, però, non contribuisce a farli scomparire, così come minimizzare le notizie sui suicidi in aumento nel Paese non porterà alcun giovamento a una società alla prese con una crisi da cui non riesce a uscire.