Una delle sezioni più grandi ed importanti dell’annuale report del Dis, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, non può non riguardare ovviamente l’immigrazione. Il contrasto agli ingressi irregolari di migranti nel nostro paese, nel corso della presentazione del rapporto a Palazzo Chigi, occupa uno dei capitoli maggiormente discussi durante la conferenza stampa svolta dal direttore del Dis, Gennaro Vecchione, e del presidente del consiglio Giuseppe Conte.

Sbarchi calati dell’80%

In primo luogo viene evidenziato un numero già diffuso ed ampiamente discusso in sede politica, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, nei mesi scorsi: ossia la diminuzione degli arrivi lungo le nostre coste dell’80% nel 2018 rispetto al 2017. Un drastico calo, che va ad alimentare ed arrotondare un trend peraltro già iniziato nella seconda metà del 2017. “L’andamento complessivo dei flussi via mare ha conosciuto, nell’anno di riferimento, una contrazione degli arrivi senza precedenti – si legge nella relazione – segnando una flessione di oltre l’80 per cento”. Una cifra in linea anche con quanto evidenziato nelle scorse settimane nell’altra sponda del Mediterraneo, quando in occasione di una riunione a La Valletta il titolare del ministero degli esteri libico rivendica una diminuzione dell’80% delle partenze dal proprio paese.

Il dato sopra evidenziato si riferisce comunque a tutte le tratte del Mediterraneo centrale che coinvolgono il nostro paese: non solo libica dunque, bensì anche tunisina ed algerina, oltre che turca. Ma visto che dalla caduta di Gheddafi in poi la stragrande maggioranza degli approdi avvengono dalla Libia, il brusco calo di partenze dalla nostra ex colonia di riflesso trascina i numeri che riguardano complessivamente le rotte mediterranee.

Focus su Guardia Costiera libica ed Ong

“La diminuzione degli approdi dell’80% è da attribuire soprattutto alla rafforzata capacità della Guardia costiera libica nella vigilanza delle acque territoriali”: eccolo l’altro importante passaggio evidenziato nel rapporto del Dis. Lo si legge in un lancio di AgenziaNova. Il direttore Vecchione vuole infatti sottolineare in tal modo il ruolo avuto negli ultimi mesi dalla Guardia Costiera tripolina. Il numero di salvataggi attuati da Tripoli risulta aumentato e, in generale, la capacità di pattugliamento delle proprie acque territoriali da parte dei libici è oggi più capillare. Da qui l’aumento degli interventi dei militari del paese nordafricano, così come il dirottamento verso i porti libici di un buon numero di migranti salvati nelle proprie acque di competenza. Anche se non mancano le incognite, come le recenti partenze ravvisate dai porti di Khoms e Garabulli, nel 2018 complessivamente secondo i vertici Dis il ruolo della Guardia Costiera libica appare importante.

Ma nella relazione si evidenzia un altro importante passaggio: “La diminuzione si deve anche alla drastica riduzione delle navi delle Ong nello spazio di mare prospiciente le coste libiche – si legge ancora – che, di fatto, ha privato i trafficanti della possibilità di sfruttare le attività umanitarie ricorrendo a naviglio fatiscente e a basso costo”. Dunque, secondo i nostri servizi di sicurezza il ruolo delle navi Ong funge negli anni passati da richiamo per i trafficanti e dunque la loro attuale non presenza nel Mediterraneo contribuisce all’abbassamento del numero delle partenze dalla Libia. Da sottolineare come nel rapporto non si fa menzione di possibili contatti diretti tra Ong e scafisti, si parla però delle implicazioni che, indirettamente o meno, la presenza delle navi delle organizzazioni non governative ha nella gestione dei flussi. Un accertamento ed una conclusione destinata a far discutere, specie in relazione alle recenti polemiche politiche sul caso della chiusura dei porti alle stesse navi Ong.

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