La tanto attesa indagine congiunta tra l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Cina per fare chiarezza sull’origine del Covid-19, ha preso il via tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Adesso è quasi tutto pronto per passare allo step successivo: l’analisi sul campo. Proprio a Wuhan, primo epicentro noto della pandemia provocata dal Sars-CoV-2. La missione dell’Oms, alla quale prenderà parte un team formato da una quindicina di esperti internazionali, ha già ricevuto l’ok dalle autorità cinesi locali.

La squadra arriverà in Cina a gennaio e lavorerà, spalla a spalla, con gli scienziati cinesi. L’obiettivo principale degli inviati: rispondere a quante più domande possibili in merito al coronavirus. Il virus è nato effettivamente a Wuhan? L’agente patogeno circolava in Cina ben prima dei casi rilevati nel dicembre 2019? E ancora: qual è l’animale vettore attraverso il quale il Sars-CoV-2 ha effettuato il famigerato salto di specie? Rispondere a queste tre domande si preannuncia complicatissimo. E non soltanto perché le ricerche si svolgeranno un anno dopo l’avvenimento dei fatti. Di norma, ricostruire l’origine di un virus è infatti un’impresa ardua. Basti pensare che gli scienziati non sono ancora riusciti a fare luce sulla Sars, apparsa oltre dieci anni fa, tra il 2002 e il 2003.

La Bat Woman cinese e il team dell’Oms

L’Oms atterrerà nello Hubei, la dove sorge la megalopoli di Wuhan. Il team passerà in rassegna tutti i campioni medici raccolti in loco e i raggi X riguardanti i casi collegati al primo focolaio, quello riscontrato nel mercato ittico di Huanan. Gli esperti, che partiranno dopo Capodanno e resteranno in Cina per sei settimane, comprese le due di quarantena, preleveranno inoltre campioni da pipistrelli e altri animali selvatici. Per loro, stabilire l’origine del virus sarà come cercare un ago in un pagliaio. In ogni caso, una traccia interessante potrebbe arrivare da un agente patogeno simile alla Sars-CoV-2 rinvenuto in una particolare specie di pipistrello.

A proposito di pipistrelli, una delle virologhe più famose della Cina, che da 16 anni visita le grotte più oscure del suo Paese a caccia di virus mortali contenuti in questi animali, ha rilasciato un’interessante intervista alla Bbc. Shi Zhengli, soprannominata anche Bat Woman, e alla guida dell’istituto di virologia di Wuhan, ha invitato il team dell’Oms a visitare la struttura da lei diretta e dalla quale, a detta dei complottisti, sarebbe fuoriuscito il Covid. “Saranno i benvenuti”, ha rassicurato Miss Shi. Dunque, strada in discesa? Neanche per idea, perché invitare gli ospiti nel laboratorio non è una decisione che spetta alla signora. E nella trasferta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non c’è in programma nessuna visita in quel luogo.

Con il fiato sul collo

A quanto pare, ogni singolo passo dell’Oms in terra cinese sarà seguito, monitorato e autorizzato dalle autorità di Pechino. È per questo che alcuni hanno messo in dubbio l’indipendenza del team, formato, tra gli altri, anche dal professor Peter Daszak, in passato impegnato a lavorare in un progetto con Miss Shi e il laboratorio di Wuhan. Lo stesso Daszak ha tagliato corto sul perché la squadra di esperti non abbia richiesto al governo cinese di poter accedere al famigerato istituto di ricerca situato nella provincia dello Hubei.

“Non fa parte del mio compito. L’Oms ha negoziato i termini della missione e ci hanno detto di seguire le prove, ed è ciò che faremo”, ha spiegato il prof. Gli esperti potranno tuttavia accedere al mercato del pesce della città dove, secondo la narrazione ufficiale, sarebbero avvenuti i primi contagi. Eppure, negli ultimi mesi, la Cina ha messo in discussione che quello fosse il vero epicentro della pandemia. Per gli esperti dell’Oms si prospettano settimane complesse.