Con lo scorso 31 dicembre l’umanità ha chiuso un anno segnato da una piaga pandemica dalle dimensioni internazionali. Una crisi che cambiato completamente le nostre abitudini di vita, ci ha imposto la necessità di introdurre il distanziamento interpersonale e di rinunciare ad alcune di quelle libertà e conquiste culturali che ci hanno contraddistinto negli anni. Abbiamo vissuto una sostanziale sconfitta della globalizzazione nel modo in cui è stata interpretata dalla Seconda guerra mondiale in avanti e soprattutto ci siamo abituati a convivere con un indumento che sino a pochi mesi fa consideravamo relegato soltanto alle sale operatorie: la mascherina. Adesso, però, con il 2020 terminato e con i vaccini in via di diffusione il percorso di ripresa e di rinascita non è soltanto che all’inizio, in un 2021 che sarà segnato proprio dagli sforzi che potremo compiere per uscire dalla piaga del coronavirus e riprenderci, passo dopo passo, tutte le nostre conquiste.

Adesso abbiamo le armi per combattere la pandemia

Quando dallo scorso febbraio la pandemia si diffuse a macchia d’olio in tutto il mondo, i governi mondiali non erano pronti ad affrontare una pandemia di quell’entità. Mancavano i presidi medici, quasi ovunque gli ospedali non avevano nemmeno le attrezzature per gestire la mole di malati e soprattutto non disponevamo di nessuna cura accertata e nessun vaccino per prevenire la diffusione del contagio. Adesso, sotto questo punto di vista, qualche passo in avanti è stato compiuto e per la prima volta disponiamo di un vero e proprio arsenale in grado di affrontare il nemico.

I vaccini già introdotti sul mercato e gli altri in dirittura d’arrivo non saranno però sufficienti da soli a sconfiggere il Sars-Cov2. Il distanziamento interpersonale ed i presidi medici saranno necessari ancora per molti mesi affinché nel frattempo si sia potuta mettere in campo una vaccinazione di massa in grado di raggiungere la cosiddetta immunità di gregge. E le stesse cure, che negli ultimi mesi hanno permesso di salvare un numero sempre maggiore di persone entrate in contatto con il patogeno, hanno ancora la necessità di essere approfondite e migliorate ulteriormente.

Serve collaborazione internazionale

Egoisticamente, ogni Paese potrebbe arrivare a pensare che salvando prima di tutti sé stesso si potrebbe garantire una più rapida uscita dalle crisi sia sanitaria sia economica e riprendere più velocemente a vivere la propria quotidianità. Ad uno sguardo più accorto, però, ci si accorgerebbe subito di come questo ragionamento rischi di essere riduttivo, non considerando come lo stesso mondo che si è sviluppato dagli anni ’80 in avanti fosse composto in larga parte proprio dalle fitte relazioni internazionali.

Sotto questo aspetto, dunque, il modo migliore per superare la pandemia non può che essere quello della collaborazione internazionale col fine di raggiungere lo stesso obiettivo comune: superare le crisi e le criticità generate dalla pandemia. Sia per tutelare la salute della popolazione mondiale sia per garantire una più celere e rapida ripresa commerciale grazie alla possibilità di riprendere senza tentennamenti la collaborazione internazionale. In un anno che, se tutto verrà svolto in modo magistrale, non ci permetterà forse di superare completamente la crisi ma ci metterà nelle condizioni di poterlo fare, passo dopo passo, in quelli a venire.

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