La cultura e l’arte fanno parte di Baghdad, della sua storia e della sua contemporaneità, perché nella capitale irachena la guerra, il caos politico e i frequenti attentati non hanno spento la voglia di reagire e di comunicare con scrittura, la letteratura, o le arti visive.





Per farsi un’idea di quello che sia l’arte contemporanea a Baghdad si può partire da Karrada, quartiere centrale abbracciato dal Tigri, ricco di luoghi di incontro, caffè-librerie, spazi teatrali, locali all’aperto. È il ritrovo di chi produce e fruisce cultura: ci sono scrittori, attori, registi, pittori, videomaker. E luoghi come il Burj Babel Centre o il Coffè and Book Coffe House che organizzano mostre, concerti, incontri pubblici, presentazioni di libri, proiezioni di film.

Il 30 maggio scorso Karrada è stato colpito ancora una volta da un attentato: un’auto è saltata in aria davanti alla frequentata gelateria Alfaqma, poco dopo la mezzanotte, e ha ucciso 15 persone oltre a ferirne altre 47. Un attacco che lo Stato islamico ha poi rivendicato, mirato a colpire giovani coppie con bambini, che durante il periodo di Ramadan, dopo l’iftar, il pasto serale che rompe il digiuno, escono a fare una passeggiata. Il 3 luglio del 2016, nelle esplosioni al centro commerciale Hadi, sulla stessa strada, erano morte più di 300 persone, la maggior parte giovani, in quello che è stato definito come il più grave attacco terroristico a Baghdad dal 2003.

Lo scrittore Ahmed Saadawi, vincitore del Premio Internazionale per la narrativa araba nel 2014, prende spunto proprio da un attentato per il suo romanzo più famoso, Frankenstein a Baghdad. I personaggi e le vicende narrate, per quanto sembrino ai limiti del reale, traggono spunto dalla vita vera. E questo strano protagonista, assemblato con i resti delle vittime di un’esplosione, sembra frutto di una mente fantasiosa, ma rimanda a fatti realmente accaduti molto più di quanto si possa immaginare.

L’arte visuale è invece al centro dell’attività di Ziyad Jasam, che ha esposto nella sua città, presso il Burj Babel, come pure al Ministero della Cultura, oltre che all’estero, in Francia, Libano, Marocco. Attraverso le sue opere parla di amore, affettività, ma anche di corruzione, e bisogno di cambiare.

Con Recycling ha interpretato il ciclo dei rifiuti attraverso una serie di tele ed installazioni che denunciano il potere corrotto, tema ripreso con “La sedia”, composta da vecchi libri inframezzati da piccole piante, a simboleggiare l’insinuarsi di nuove forme di depravazione, o il germe del cambiamento.

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