Essere il primo Paese al mondo a sviluppare e produrre su larga scala un vaccino contro il coronavirus porta con sé un significato che va oltre l’importante valore della scoperta scientifica. Lo Stato vincitore della corsa all’antidoto vedrà la sua immagine uscire completamente stravolta dall’annuncio della notizia che tutti aspettano dallo scorso gennaio. Dal momento che il Sars-CoV-2 ha già contagiato oltre 20 milioni di persone e ucciso più di 740mila pazienti, trovare un rimedio a una malattia per la quale non esiste una cura rappresenterebbe un notevole passo avanti.

Oltre al punto di vista sanitario, dobbiamo considerare i risvolti geopolitici. Che cosa succederà se a bruciare le tappe sarà un Paese non democratico e visto con diffidenza dall’opinione pubblica occidentale? Ne conseguirebbe un terremoto epocale. Tutti inizierebbero a tessere le lodi della Russia o della Cina di turno, affossando in un colpo solo, ad esempio, le accuse mosse nei confronti di Mosca e Pechino dai funzionari di Washington.

Improvvisamente la narrazione su cui ha fondato la sua ragion d’essere il blocco occidentale si ritroverebbe sommersa dall’annuncio di un vaccino. Non solo: c’è da considerare un terzo aspetto. Il primo a produrre un ipotetico vaccino si ritroverebbe tra le mani un ventaglio di soft power da usare come meglio crede. A chi consegnare prima, cosa chiedere in cambio, a chi chiudere le porte, con chi rafforzare le relazioni economico-commerciali: questi sono soltanto alcuni dei jolly che qualcuno potrebbe presto pescare dal mazzo della scienza. E usare per rinforzare la propria agenda politica.

L’annuncio della Russia

Prendiamo la Russia, più volte osteggiata da Europa e Stati Uniti, criticata per il sistema instaurato dal suo presidente, Vladimir Putin, e subissata di sanzioni economiche. Questa mattina lo Zar ha dichiarato urbi et orbi che Mosca è stata la prima a trovare, e quindi registrare, un vaccino contro il coronavirus. Si chiamerà Sputnik (attenzione al significato del nome) e sarà disponibile per la popolazione civile a partire dal primo gennaio 2021.

In autunno il vaccino sarà somministrato a medici e insegnanti, categorie a rischio per la loro esposizione al pubblico. Le sedi dell’istituto di ricerca pubblico Gamaleya e di Binopharm sono già stati allertati. Presto inizieranno la produzione a pieno regime. L’Organizzazione Mondiale della Sanità – seguita da un nutrito coro di esperti – ha subito frenato gli entusiasmi, facendo capire che prima di cantare vittoria sarebbe necessario seguire procedure rigorose. Come dire: gli annunci non sono sufficienti.

Eppure la Russia guarda avanti, ed è convinta di aver imboccato la strada giusta. Nel caso in cui Sptunik dovesse funzionare, Putin riceverebbe un ritorno di immagine senza precedenti. Da spendere in politica estera e non solo. A proposito di Sputnik, il nome dell’antidoto è identico a quello del primo satellite messo in orbita nel 1957, che celebrò il successo di Mosca nella corsa allo spazio della guerra fredda. Il governo russo spera di fare il bis.

Tutti in corsa

Negli ultimi anni le potenze del mondo hanno adattato i loro obiettivi alle nuove esigenze che via via si venivano a creare. In un primo momento, pensiamo agli anni della Guerra Fredda, Stati Uniti e Unione Sovietica si affrontavano colpo su colpo per conquistare lo spazio. Parallelamente, e nei decenni successivi, il focus principale è passato sulla corsa al nucleare. Avere le bombe equivaleva a essere inattaccabili. Oggi né lo spazio né il nucleare sembrano esser più sufficienti per contraddistinguere una superpotenza.

L’avvento del Covid ha spinto i governi di mezzo mondo a spingere sul pedale della ricerca scientifica. In un batter d’occhio laboratori e centri di ricerca hanno iniziato a lavorare giorno e notte per trovare un vaccino capace di fermare una malattia sconosciuta. Al netto dei proclami di aiuti reciproci, ogni potenza pensa in realtà a come anticipare i rivali. La Russia, come detto, ha fatto la sua mossa.

In Cina Sinovac e Sinopharm hanno raggiunto la Fase 3, questo significa che sarà prima necessario analizzare gli eventuali effetti dell’antidoto su migliaia di persone attraverso analisi scientifiche. Nel resto del mondo attenzione a Moderna, Oxford/Astrazeneca e Pfizer/BioNtech. Gli esperti degli Stati Uniti hanno più volte parlato di vaccino pronto entro la fine dell’anno. Intanto Mosca ha messo la quinta, in attesa di conferme o smentite.