Boris Johnson non ha perso tempo e dopo l’uscita da Downing Street si è messo in campo come conferenziere. La retorica consolidata, lo spirito istrionico e, soprattutto, la rete di relazioni dell’ex primo ministro britannico gli sono già valsi, secondo le stime delle testate britanniche, oltre un milione di sterline.
“Million Dollar Boris”, come lo ha chiamato il Daily Mail, secondo le stime potrebbe arrivare nel 2023 a superare i 10 milioni di sterline incassate tra discorsi, apparizioni a eventi e diritti d’autore dei libri che sta preparando. Una cifra capace di salire in futuro fino a 20 milioni di sterline l’anno e che lascia intendere perché l’aspirante “Cincinnato” non sia tornato in pista alla caduta di Liz Truss: molto più attraente l’idea di monetizzare popolarità e influenza conquistate negli anni, che potrebbero garantirgli un onorario annuo degno di quello di un supermanager della finanza o di una star della Premier League.
Johnson nel lontano 2015 ha già firmato un contratto con la casa editrice Hodder & Stoughton per il libro ‘Shakespeare: The Riddle of Genius‘ (L’enigma del genio), la biografia del sommo poeta inglese con cui prevede di fare un secondo caso editoriale dopo la sua biografia di successo di Winston Churchill. E ora potrebbe scriverlo assieme a un libro di memorie su quello che lo ha tenuto occupato negli ultimi anni, impedendogli di raccontare l’amato Shakespeare in un saggio: dalla Brexit alla scalata al Partito Conservatore, per arrivare alla sfida del Covid-19 e della guerra in Ucraina.
Nel frattempo le entrate dai discorsi, ricorda il Guardian, iniziano a essere considerevoli: “I discorsi di Johnson gli sono fruttati 277.723 sterline incassate dai banchieri di investimento di Centerview a New York, 261.652 sterline per un convegno dell’Hindustan Times in India e 215.275 sterline ricevute da Televisão Independente per un discorso a Lisbona. Ha anche accettato 276.000 sterline per un convegno di broker assicurativi negli Stati Uniti a settembre”, mentre a Londra Rishi Sunak e Liz Truss si giocavano la successione alla guida del Partito Conservatore. 35mila sterline all’ora, secondo i calcoli del Corriere della Sera, il valore degli interventi di Johnson che, sottolinea Luigi Ippolito, “col suo stipendio da premier (circa 180 mila euro l’anno) non riusciva a mantenere la sua famiglia, l’ex moglie e i numerosi figli sparsi in giro, per cui era sommerso di debiti e ricorreva spesso e volentieri alle donazioni di facoltosi amici”.
Johnson si inserisce nella scia di ex premier e capi di Stato e di governo che hanno fatto lauti affari nella loro nuova vita di conferenzieri. Secondo le stime potrebbe arrivare a 3-400mila sterline a discorso di media. Nel frattempo, in due ore di discorsi Johnson guadagna mediamente quanto Matteo Renzi ha fatto in un anno per i discussi rapporti con l’Arabia Saudita, che nell’intero 2020 gli sarebbero fruttati, secondo Domani, 80mila euro. Un altro ex premier, Massimo D’Alema, ha un’attività consolidata di conferenziere e consulente che gli scorsi anni ha potuto portargli fino a 10mila euro lordi al mese.
Nel mondo anglosassone, invece, le cifre sono monstre: dal 2010 al 2014 un predecessore importante di Johnson come Tony Blair ha guadagnato 20 milioni di sterline tra conferenze e consulenze. I veri “re” del settore sono però i Clinton: Bill e Hillary dal 2001 al 2016 hanno incassato 153 milioni di dollari come conferenzieri e lobbisti. E oggi la cifra può essere stimata come vicina ai 200 milioni. Dunque, Johnson ha di fronte a sé personaggi e esempi di politici che hanno fatto fortuna con la loro notorietà. Pochi hanno però lo stile dinamico e la capacità di eloquio di BoJo. Che può andare in scia a predecessori tanto importanti.