Lo abbiamo definito un “massacro americano“, parlandone diffusamente oltre un anno fa: la crisi degli oppiacei negli Stati Uniti è da tempo una minaccia di portata nazionale alla sicurezza sanitaria e sociale del Paese. 53.000 morti per overdose nel 2015, 60.000 (più della somma dei caduti americani in Vietnam e Iraq) nel 2016, 70.000 nel 2017, ovvero una media di quasi 170 decessi al giorno per l’abuso di farmaci o sostanze stupefacenti a base oppiacea, sono la macabra conta di quella che è, negli anni, diventato un problema endemico della fragile America del XXI secolo.
Degli oltre 400.000 decessi per overdose registrati dal 1999 al 2017, oltre 218.000 sono legati a farmaci legalmente prescritti ai cittadini statunitensi. Questo fatto ha portato nell’occhio del ciclone numerosi giganti del mercato farmaceutico, accusati da numerosi report e indagini a guida scientifica e politica di gravi omissioni sui rischi e sulle problematiche derivanti da un’eccessiva dipendenza di sostanze come l’ossicodone o il fentanyl, che molto spesso finiscono addirittura rivenduti come eroina.
Un reportage del Guardian del 2018 ha segnalato come le radici della crisi degli oppiacei sono da ricercare nella messa in commercio dell’OxyContin da parte di Purdue Pharma negli Anni Novanta. Pensata come la mossa decisiva per conquistare con gli oppiacei il mercato degli antidolorifici, ad essa hanno fatto seguito un’ampia e diffusa campagna per persuadere dottori e pazienti, convincendoli a sottovalutare i rischi degli oppiacei e a sopravvalutare i loro ruoli terapeutici, e un duro pressing in sede congressuale che ha portato negli anni Big Pharma a conquistarsi il sostegno di importanti rappresentanti come il democratico Joe Kennedy III, che ha ricevuto oltre 340.000 dollari dalle aziende farmaceutiche prima di dover interrompere i contatti con esse nel maggio 2019. Le prescrizioni di oppiacei tramite ricette mediche sono triplicate tra il 1991 e il 2011, toccando quota 289 milioni nel 2016, senza che ad esse facesse da contraltare una campagna di sensibilizzazione sugli effetti collaterali di farmaci in diversi casi molto più potenti della morfina.
Nella giornata del 27 agosto, per la prima volta, un’azienda del comparto farmaceutico ha ricevuto una condanna in sede processuale per il suo comportamento nella crisi degli oppiacei: Johnson&Johnson, colosso che fattura oltre 80 miliardi di dollari l’anno, è stata riconosciuta responsabile di aver alimentato la crisi degli oppiacei in Oklahoma e dovrà pagare 572 milioni di dollari per rimediare alla devastazione creata dall’epidemia nello stato in seguito alla sentenza emessa dal giudice distrettuale della contea di Cleveland, Thad Balkman.
Il risarcimento comminato è stato sotto le attese per il riconoscimento di una “cinica e ingannevole campagna di lavaggio del cervello” da parte di Johnson&Johnson finalizzata alla vendita di oppiacei paragonati a una “medicina magica”, per la precisione il Nucynta e il Duragesic, commerciati dal 2000 al 2015. Ma segna un precedente per gli oltre 2.000 procedimenti in atto negli Stati Uniti a livello federale o statale nei confronti di società o singoli coinvolti nei fatti che potrebbero aver scatenato la peggior crisi sanitaria dell’America odierna.
La Nbc ha segnalato come Purdue Pharma abbia avviato nel contempo un’azione legale volta a risolvere in sede di arbitrato o accordo amministrativo tramite risarcimenti i procedimenti che la vedono coinvolta, stanziando per questo obiettivo tra i 10 e i 12 miliardi di dollari. Un tentativo di anticipo delle future mosse delle procure che potrebbero, attraverso l’Unione, accelerare dopo l’esempio dato dalla contea dell’Oklahoma. Mentre, nel frattempo, sul piano nazionale Donald Trump ha ampliato un’azione politica e legislativa avviata dal predecessore Barack Obama affrontando con forza la crisi degli oppiacei: per il 2019 sono stati stanziati 1,5 miliardi di dollari, mentre una dotazione complessiva da 6 miliardi sarà riservata al prossimo biennio. 18 milioni di cittadini sono assistiti nel quadro di un programma che mira a prevenire la dipendenza da antidolorifici oppiacei e a fornire un’assistenza più pervasiva e un’informazione migliore sui prodotti destinati alla loro cura. Politica e giustizia sono al lavoro per risolvere una delle crisi più gravi dell’America contemporanea: solo con la loro completa sinergia questo massacro americano avrà fine.