Nonostante i tumulti scoppiati in diversi quartieri di Parigi e proseguiti per ben tre notti, in seguito a un incidente stradale avvenuto a Villeneuve-la-Garenne che ha portato al ferimento di un pirata della strada a bordo di una moto, finito contro un auto della polizia, il ministro degli Interni francese, Cristophe Castaner, sostiene che non vi è alcun rischio del ripetersi di sommosse come quelle avvenute nel 2005 e si preoccupa addirittura della salute dei teppisti, come riportato da France 24: ” Si tratta di piccoli gruppi che pensano sia divertente attaccare la polizia e bruciare cassonetti. Non è divertente, è pericoloso, prima di tutto per loro stessi”.
Castaner ha poi affermato che il “lockdown” da Covid-19 crea disagio a questi “giovani”e che “la povertà in cui vivono può generare rabbia”. Nel contempo la Prefettura parigina parla di “sporadici incidenti”.
Un vero e proprio schiaffo insomma, nei confronti degli agenti di polizia aggrediti dai teppisti e minacciati sui social dopo che false informazioni sulle cause del ferimento del centauro erano state fatte circolare sui social.
Del resto era stato lo stesso Ministero dell’Interno francese a rendere noto come “far rispettare il lockdown da Covid-19 nelle banlieue non fosse una priorità”, a barba degli altri cittadini che sono invece costretti a restare chiusi in casa e che rischiano sanzioni anche in casi in cui non dovrebbero essere applicate, come a Fresnes-sur-Marne, dove i gendarmi hanno multato un ragazzo disabile di nome Pierre che stava tornando dalla spesa fatta in un vicino supermercato.
I fatti di Villeneuve-la-Garenne
Risulta evidente come il governo francese stia cercando di minimizzare una situazione che è però ben lontana da come la descrive Castaner, ma è utile ricostruire i fatti per rendersi conto di cosa stia realmente accadendo.
Sabato 18 aprile intorno alle ore 22 la polizia di Hauts-de-Seine si è trovata a dover fare i conti con un soggetto a bordo di una moto da cross non omologata, privo di casco, che scorrazzava a folle velocità per le vie del quartiere, facendo tra l’altro un rumore infernale. Gli agenti hanno cercato di fermare il motociclista che ha però tentato di evadere i controlli, finendo contro la portiera dell’auto della polizia per poi schiantarsi contro un palo.
Il soggetto in questione, immediatamente soccorso dagli agenti, è risultato essere un pluripregiudicato trentenne, cittadino francese di origini nordafricane, con ben quattordici condanne di vario tipo alle spalle. Nello schianto, il motociclista ha riscontrato un’emorragia alla gamba e la frattura del femore ed è stato trasferito in ospedale da dove ha lanciato un video-appello alla calma, invitando i facinorosi a rientrare.
Nelle ore successive all’incidente però si sono verificati gravi scontri causati da centinaia di personaggi scesi in strada, scontri proseguiti per più sere e non solo a Villeneuve-la Garenne. Scenari ben più seri di quelli descritti da Castaner, ovvero di “giovani che si divertono a bruciare cassonetti”. I filmati diffusi su siti e social parlano chiaro: veri e propri ordigni incendiari, bicchieri, vasi e biglie lanciati contro gli agenti, strade devastate, auto incendiate.
Nel contempo sui social circolavano versioni dei fatti create ad hoc secondo cui gli agenti di polizia avrebbero deliberatamente fatto cadere dalla moto il centauro, con lo scopo di scatenare la violenza; in aggiunta, le foto degli agenti coinvolti nei fatti venivano diffuse sui social, come evidenziato dalla delegata del sindacato di polizia SGP, Linda Kebbab: “gli agenti sono diventati oggetto di intimidazioni dopo che le foto delle loro facce sono state diffuse su internet, accompagnate da minacce di morte. Queste false notizie sono state divulgate con l’unico obiettivo di incitare alla violenza contro la polizia”.
Il controllo del territorio
I fatti dimostrano che vi sia ben poco di spontaneo e molto di organizzato. Le testimonianze parlano infatti di almeno una cinquantina di individui giunti in strada a Villeneuve-la-Garenne immediatamente dopo l’incidente per scontrarsi con la polizia. Nel frattempo sui social circolavano versioni fasulle sulle dinamiche dei fatti, con accuse nei confronti della polizia che “avrebbe deliberatamente fatto cadere il soggetto a bordo della moto” e incitamenti a reagire.Gli scontri si espandevano poi ad altre zone periferiche come Villepinte, Neuilly-sur-Marne, Saint Denis, Aulnay-sous-Bois, Asnieres, Gennevilliers, Rueil Malmaison.
Dietro la violenza potrebbe esserci un piano architettato da criminali senza scrupoli che prolificano nelle banlieue e che, in seguito al lockdown dovuto al Covid-19 (la Francia inizierà con le riaperture il prossimo 11 maggio) hanno subito una cospicua riduzione del proprio business (prevalentemente legato al traffico di stupefacenti), come illustrato da Linda Kebbab: “Il confinamento mina il traffico di droga poiché l’offerta dei rivenditori è resa più difficile dai controlli e i clienti si avventurano meno nei vari distretti per rifornirsi…I trafficanti intendono dunque inviare un messaggio forte per rivendicare il controllo sulle proprie zone e rassicurare i clienti. Il loro obiettivo è quello di eliminare la presenza della polizia in queste zone per poter continuare con le proprie attività senza essere ostacolati dalla polizia”.
Vi è poi il problema legato al controllo sociale dei vari imam e predicatori radicali, ampiamente presenti e attivi in queste zone ad maggioranza islamica. Sta infatti iniziando il Ramadan e la situazione rischia di infiammarsi ulteriormente nel momento in cui le moschee dovranno restare chiuse e ai fedeli verranno conseguentemente vietate, almeno in teoria, tutte quelle attività cerimoniali che implicano assembramenti di persone.
Le autorità francesi rischieranno di imbattersi nell’ostilità dei musulmani, spesso non molto inclini ad accettare regolamentazioni istituzionali sul “sacro”; basti pensare che in Bangladesh decine di migliaia di persone si sono riversate al funerale di Jubayer Ahmed Ansari, leader del partito islamista Bangladesh Khelafat Majlish, ignorando totalmente le disposizioni del governo sul Covid. A ciò vanno ad aggiungersi l’ostilità di molti residenti di questi quartieri nei confronti dello Stato e dei suoi rappresentanti, ma anche le teorie del complotto in relazione al Covid-19 ampiamente presenti negli ambienti islamisti, come già ampiamente emerso sui social, ad esempio quella della “creazione sionista” del virus, ma anche l’importazione del Covid da parte degli Usa e relative lobbies per “dominare e controllare il mondo”. In tutto ciò, sarà interessante vedere come si muoveranno i vari predicatori di zona, se si allineeranno con le autorità o se rivendicheranno la propria autorità contrastando con le disposizioni dello Stato e invitando alla preghiera in moschea.