La situazione relativa al Covid nel continente africano rimane molto ondivaga: pochi dati, difficoltà ad avere una comprensione tangibile dello stato delle cose e governi che negano l’esistenza del virus come l’esecutivo tanzaniano. Negli ultimi giorni infatti ha fatto parlare molto quanto esternato dal presidente John Magufuli che ha dichiarato il Paese africano è covid-free sostenendo che non c’è presenza del virus, e revocando qualsiasi obbligo di indossare le mascherine e adottare misure precauzionali. Il leader della Tanzania ha dichiarato inoltre: “Se l’uomo bianco fosse stato in grado di inventare i vaccini, avrebbe dovuto averne già trovati per l’Aids, il cancro e la tubercolosi”. Parole che ovviamente hanno fatto il giro del mondo ma in Africa, in queste ore, oltre ai problemi legati alla mancanza di una conoscenza concreta in merito all’epidemia coronavirus è riaffiorata un’ altra drammatica questione di tipo medico sanitario: il ritorno dell’ebola.
Nella Repubblica Democratica del Congo, Paese della regione dei Grandi Laghi confinante proprio con la Tanzania, si è registrato a inizio settimana un decesso per il virus ebola. Una donna di Butembo, città del Nord Kivu, moglie tra l’altro di un uomo sopravvissuto al virus durante l’ultima epidemia conclusasi a giugno 2020, è morta presentando sintomi compatibili con quelli provocati dal morbo più letale al mondo. Dopo il decesso, l’Istituto nazionale di ricerca biomedica ha effettuato test e prelievi ed è stata confermata la presenza del virus nei campioni prelevati alla donna.
Sebbene l’ Organizzazione Mondiale della Sanità abbia dichiarato che ”non è insolito che si registrino casi sporadici e isolati in seguito a un’epidemia molto grave”, quanto accaduto però ha creato enorme preoccupazione e generato allarme nell’RDC.
L’ultima epidemia di ebola verificatasi nell’ex colonia belga è durata quasi due anni, è stata la seconda epidemia più grande della storia, la prima in un contesto di guerra e la più feroce per numero di bambini colpiti. Il bilancio finale è stato di 3481 casi e 2299 decessi, il 30% dei quali minori di 14 anni. Durante il diffondersi dell’infezione in Nord Kivu, la regione che insieme all’Ituri è stata maggiormente colpita e travolta dall’epidemia, si sono registrati attacchi di contro gli operatori sanitari, distruzione dei centri di cura e linciaggi nei confronti dei sopravvissuti accusati in molti casi di essere untori al soldo di poteri occulti e potenze straniere. Lo stato di psicosi e isteria collettiva non ha fatto altro che incrementare i contagi che nella maggior parte dei casi si sono verificati all’interno degli ospedali pubblici dove la promiscuità tra i pazienti dovuta alla mancanza di strutture idonee e l’incapacità di riconoscere immediatamente l’ebola ha fatto dei presidi medici locali i principali luoghi di diffusione e contagio.
Oggi il timore principale, essendosi la donna recata proprio in una clinica locale, è che le persone entrate in contatto con lei possano essersi infettate. Le autorità sanitarie, in collaborazione con il personale dell’OMS dispiegato in Congo, stanno cercando di rintracciare tutte i contatti avuti dalla donna e ad oggi questi sono oltre 70 e gli scienziati stanno procedendo anche con il sequenziamento del genoma per capire il ceppo d’origine di questo caso di ebola e comprendere così se è legato all’ultima epidemia o se invece si tratta di un nuovo tipo di infezione. “L’esperienza e la capacità delle squadre sanitarie locali è stata fondamentale per rilevare questo nuovo caso di ebola e aprire la strada a una risposta tempestiva”, ha spiegato Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms Africa. Ma nonostante le parole rassicuranti la preoccupazione rimane comunque altissima. Il Congo oggi infatti sta affrontando anche una crisi politica iniziata a dicembre con l’estromissione dal governo del partito dell’ex presidente Kabila e inoltre, dal momento che la diffusione del covid è poco monitorata, quelle che potrebbero essere le eventuali conseguenze di una nuova epidemia di ebola qualora questa dovesse svilupparsi nel contesto della pandemia globale di coronavirus terrorizzano esperti e scienziati. Infine il Congo continua ad essere travolto dalle violenze comunitarie e quindi l’attenzione verso ciò che sta accadendo nel Paese africano è quanto mai alta. Ciò che potrebbe scaturire da una nuova ondata di ebola ora potrebbe essere di una drammaticità tale per cui è impossibile anche solo immaginarlo.