Li Meng Yan è tanto sicura di quello che dice da aver annunciato prove. La studiosa ha in qualche modo dichiarato che il Sars-Cov2 non è stato trasmesso in via naturale all’uomo: “Il coronavirus proviene dal laboratorio di Wuhan, che è controllato dal governo cinese. Il virus è stato creato lì”. Sono frasi pesanti. “Creato” non significa che il virus era già presente in natura. “Creato” vuol dire che il Sars-Cov2 è stato pensato ed elaborato ex novo, magari sulla scia di qualcosa di già esistente ed in funzione di una possibile cura contro altre patologie o chissà per cos’altro. Per la dottoressa Li, il nuovo coronavirus non è un prodotto dell’evoluzione. Certo, non è la prima a prendere questa posizione, ma l’attesa per queste presunte “prove” esiste. Da quello che abbiamo appreso, poi, Li Meng Yan non dovrebbe aspettare molto tempo: starebbe per aggiungere dettagli. Potrebbe scegliere un seminario negli States per gettare definitivamente a terra le sue carte? Vedremo.
Gli esperti sino a questo momento propendono per l’origine naturale del Sars-Cov2. Anzi, spesso chi si è schierato con il premio Nobel Luc Montagnier – come in qualche modo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ed il segretario di Stato Mike Pompeo – è stato spesso messo alla berlina dalla “scienza ufficiale”. L’accusa, di solito, è quella complottismo. Anche il premio Nobel aveva parlato di virus da laboratorio. Ma la “scienza ufficiale” non può non misurarsi con le idee della Meng Yan. Se non altro perché la studiosa non è un politico né una giornalista, bensì una scienziata. Così come uno scienziato, e che scienziato, è Luc Montagnier.
Tutto – questa è la verità ufficiale – è iniziato per via di un pipistrello. Un animale che potrebbe essere entrato in contatto con un secondo ospite del patogeno, forse un pangolino esposto nel mercato di Wuhan. Ma ancora non si sa. Un salto di specie dal pipistrello all’uomo, in via diretta, non è previsto spesso. E il “mistero” sull’anello di congiunzione che manca alimenta le tesi di chi guarda al laboratorio. Anche rispetto all’ebola, però, persiste lo stesso problema. Si pensa che alcuni tipi di scimmie siano l’animale ospite in grado di spiegare la trasmissione agli esseri umani. Ma è un punto ancora dibattuto. La sensazione predominante è che di virus se ne sappia ancora poco. E il fatto che la scienza si divida spesso e volentieri rappresenta la spia di un assunto: dare tutto per scontato, in queste faccende, può non convenire.
Il paper di Miss Li
Qualcosa intanto è emerso. Come ha spiegato Federico Giuliani all’interno di questo approfondimento, è balzato fuori un paper a mezzo social. Un documento riconducibile alla disamina di Miss Li e di altre due persone. Se la scienza ufficiale cosiddetta dovesse decidere di replicare, dovrebbe allora contraddire quanto segue: “Il Sars-Cov2 mostra caratteristiche biologiche che non sono coerenti con un virus zoonotico presente in natura”, si trova scritto. E questo per via del presunto percorso sintetico che il patogeno avrebbe fatto, per la prossimità al RaTG13, che è un altro coronavirus presente nei pipistrelli, per altre somiglianze con il Sars del 2003, per il comportamento atipico della furina, un comportamento che potrebbe essere stato indotto, e per altre considerazioni legate alla struttura del genoma. Miss Li aveva annunciato prove che anche chi non è uno scienziato sarebbe stato in grado di comprendere, ma tanto semplice da capire quel paper non è. Non resta che chiedersi cosa ci sia di vero.
La versione del professor Massimo Ciccozzi
Abbiamo già interpellato il professor Massimo Ciccozzi su due macro-temi relativi al nuovo coronavirus: sul come il Sars-Cov2 sia arrivato in Italia e su come sia possibile non lasciare traccia, se è possibile, creando un virus da laboratorio. Ora abbiamo deciso d’interpellarlo anche per comprendere cosa ci sia di vero, in caso, nelle considerazioni di Miss Li. Ciccozzi, che è il vertice della dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus BioMedico, ha esordito dicendo che “finché non abbiamo prove scientifiche certe non possiamo dire che il virus provenga da un laboratorio. Le parole sono parole. Sono ipotesi, opinioni, no?”. Il professore non cede il passo alle congetture e si affida alla scienza: “C’è la possibilità che nel passaggio dal pipistrello all’uomo ci sia un anello di congiunzione. La probabilità ci fa pensare ad un animale. Non possiamo pensare ad un diverso anello di congiunzione. Ora, il fatto che il Sars-Cov2 sia derivato dal laboratorio rimane sul piano dell’ipotesi. Serve una pubblicazione scientifica validata da una comunità scientifica. La stessa che dovrebbe vedere i dati ed ammettere che c’è qualcosa che non quadra. Sino ad allora, dobbiamo attenerci a quello che sappiamo. A quello che la scienza ci dice”. E cioè? “C’è stato uno spillover (un salto di specie, ndr) da un animale all’uomo. Abbiamo individuato il pipistrello, mentre la diatriba maggiore riguarda il passaggio intermedio (quello per cui si era parlato del pangolino, ndr). Ma il passaggio dal pipistrello all’uomo è una prova pubblica, palese, che si deduce studiando i genomi sui database mondiali”. Quale sarebbe la prova madre per certificare la provenienza da laboratorio del nuovo coronavirus? E quella sull’origine naturale? “Guardi, un nostro stesso studio è la prova dell’origine naturale del nuovo coronavirus, ma ce ne sono anche altre. Tantissime riviste hanno validato l’origine naturale del Sars-Cov2”. E l’altra? Quella sulla natura artificiale? “Tutto e niente. Dovremmo allora vedere un qualcosa che sia molto strano ma che, al tempo stesso, non privi il virus delle caratteristiche che ha. Al momento io non vedo tutto questo”. Ma è possibile che le sequenze genetiche pubbliche non siano tutte? “Noi abbiamo fatto la prova sulle prime decine di sequenze. Era gennaio. Poi abbiamo ripetuto la prova poco fa, con molte più sequenze: non è cambiato nulla”.