Sembrava che in Europa la questione vaccini fosse stata risolta nel migliore dei modi. Al di lĂ delle quote sballate nella prima distribuzione delle dosi, dei ritardi burocratici in merito all’approvazione dei sieri e delle consegne ballerine, Pfizer-BioNTech prima e Moderna poi, erano riuscite a fare breccia nel Vecchio Continente. La campagna di vaccinazione europea è ufficialmente partita lo scorso 27 dicembre. Oggi, a distanza di tre settimane dal famigerato V-day, l’entusiasmo che circondava “la luce in fondo al tunnel” – per citare le parole usate spesso dai governanti europei â sta lentamente evaporando.
Due i motivi principali. Intanto il ritardo, inizialmente di due-tre settimane, poi ridotto a soli sette giorni, della consegna delle dosi Pfizer. Il motivo ufficiale: l’azienda ha frenato per prepararsi ad aumentare la propria capacitĂ di produzione. Questo significa meno vaccini inviati ai Paesi membri, e che molti di questi stessi Paesi dovranno rivedere le tabelle di marcia previste dai loro piani di vaccinazione. Dopo di che resta la spada di Damocle di due soli vaccini approvati dall’Agenzia europea del farmaco (Ema). Nelle prossime settimane dovrebbe essere la volta di AstraZeneca, ma non ci sono ancora date certe. E gli Stati hanno fame di vaccini anti Covid.
Il vaccino cinese in Europa
Ă in un contesto del genere che il vaccino cinese, inizialmente neppure preso in considerazione dall’Unione europea, ha attirato l’attenzione di alcuni governi. L’Ungheria di Viktor Orban ha fatto da apripista. Budapest ha puntato il dito contro Bruxells per le “procedure scandalosamente lente di acquisto del vaccino” e, di sua spontanea volontĂ , ha stretto un accordo con la cinese Sinopharm per l’acquisto di un milione di dosi del vaccino. Un vaccino, tra l’altro, non ancora approvato dall’Ema.
Un milione di dosi del siero cinese sono giĂ arrivate in Serbia. Belgrado comincerĂ a somministrarle dopo l’autorizzazione ufficiale, che potrebbe arrivare nelle prossime ore. Discorso simile anche per l’Ucraina. Lo scorso 30 dicembre, il presidente Volodymyr Zelensky aveva annunciato un ordine di 1,8 milioni di dosi del vaccino cinese Sinovac e che Kiev avrebbe beneficiato del programma Covax, il sistema globale di acquisto di vaccini.
I problemi di Pfizer
La presenza del vaccino cinese in Europa è una conseguenza indiretta dell’inghippo che ha recentemente travolto Pfizer. In Norvegia, l’Agenzia del farmaco ha riferito di 23 decessi di persone anziane “associati con la vaccinazione”. Certo, non è stata stabilita nessuna connessione di causa-effetto con il siero Pfizer-BioNTech, anche se l’agenzia ha spiegato che non si può escludere che alcune reazioni al vaccino Pfizer/BioNTech, come febbre e nausea, potrebbero avere contribuito alla morte di pazienti anziani.
Dei dati che la stessa agenzia, secondo quanto ha riferito Pfizer, ha reputato “non allarmanti” e “in linea con le aspettative”. “In Norvegia stiamo vaccinando anziani e persone nelle case di riposo con malattie gravi, quindi è atteso che possano avvenire alcuni decessi in prossimitĂ del momento della vaccinazione”, si legge in una nota dell’agenzia del farmaco norvegese, che ricorda che “in Norvegia muoiono in media 400 persone a settimana in case di riposo e strutture di assistenza a lungo termine”.
Nel frattempo, si legge sul quotidiano cinese Global Times, gli esperti sanitari cinesi hanno invitato la Norvegia e altri Paesi a sospendere “l’uso di vaccini anti Covid basati su mRNA prodotti da aziende come Pfizer, in particolare tra gli anziani, a causa delle incertezze di sicurezza dei vaccini a seguito della morte di 23 anziani norvegesi”. “Il nuovo vaccino a mRNA – si legge ancora – è stato sviluppato in fretta e non era mai stato utilizzato su larga scala per la prevenzione di malattie infettive e la sua sicurezza non era stata confermata per l’uso su larga scala negli esseri umani”. In attesa di capire quali saranno le prossime mosse di Pfizer, chissĂ che altri governi europei non decidano di affidarsi ai sieri cinesi, seguendo le orme di Budapest, Belgrado e Kiev.