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La distribuzione dei vaccini anti Covid tra i vari Paesi dell’Unione europea ha fin qui lasciato a dir poco perplessi. Alla luce delle ultime notizie, è difficile giustificare il fatto che certi Stati abbiano ottenuto molte più dosi di altri. Anche perché – Bruxelles dixit – lo scorso 27 dicembre, in occasione del V-day, ciascun membro dell’Ue avrebbe dovuto ricevere lo stesso numero di vaccini per dare il via alla campagna di vaccinazione. Una “quantità simbolica”, di 9.750 unità, da incrementare, nel corso delle settimane, in base ai vari piani allestiti da ciascun governo.

È vero: ogni Paese ha allestito la propria road map. Quindi, nei prossimi mesi, dovremo aspettarci governi che daranno vita a una campagna di vaccinazione più efficiente e governi che dovranno fare i conti con errori e ritardi. È però altrettanto vero che il “patto europeo” sui vaccini prevedeva, per lo meno, di far partire tutti dalla stessa linea. Detto altrimenti, ai partecipanti della corsa al vaccino era stata fornita la medesima quota simbolo: 9.750 antidoti. A quanto pare così non è stato, visto che un paio di Paesi di “serie A” hanno messo subito le mani su dosi extra. In barba alla solidarietà europea e al coordinamento comunitario garantito dall’Ue.

Piano in frantumi

La domanda che tutti si fanno è la seguente: perché alcuni Paesi hanno ricevuto più vaccini di quanti prestabiliti? La risposta non è scontata. O meglio: ci sono due possibili spiegazioni. Una ufficiale e una fornita, sotto forma di indiscrezione, da alcuni media tedeschi. La versione ufficiale, se così possiamo definirla, sostiene che tutti gli Stati abbiano in realtà ricevuto lo stesso quantitativo di vaccino. Non sarebbe dunque corretto sostenere che la Germania abbia messo le mani su 151.125 vaccini, perché questa cifra comprenderebbe un anticipo sulla prima fornitura tedesca.

La sottosegretaria italiana alla Salute, Sandra Zampa, è stata chiara: “La trovo una polemica assurda. Il numero di dosi assegnato a Berlino per il Vax-day era di 11mila dosi e non 150mila. Che si riferiscono evidentemente alla prima vera fornitura”. Dopo i primi mal di pancia, è arrivata anche la risposta dell’ufficio del commissario all’emergenza sanitaria Domenico Arcuri. “Le 150mila che sono state consegnate (alla Germania ndr) fanno parte delle forniture successive che nel nostro Paese arriveranno a partire dal 28 dicembre. L’assegnazione è stata fatta a livello Ue sulla percentuale di popolazione, sia per il vax day sia per le forniture successive a regime”, si legge in una nota. Il problema è che un portavoce del Ministero della Salute tedesco ha, in un certo senso, smentito la versione ufficiale basata sulla “solidarietà europea”.

Europa (ancora) divisa

La Germania ha infatti concluso un accordo bilaterale con BioNTech e Pfizer per accaparrarsi 30 milioni di dosi extra del vaccino, che andranno ad aggiungersi alla quota di 55,8 milioni di unità prevista dalla suddivisione europea. E, nei prossimi giorni, Berlino potrebbe fare il bis con un secondo accordo, questa volta con gli americani di Moderna. Se queste sono le premesse – e qui arriviamo alla seconda versione per spiegare perché certi Paesi abbiano ricevuto più vaccini – non è da escludere che certi Paesi possano aver agito da soli, infischiandosene del piano di distribuzione pensato da Bruxelles.

Le 150mila dosi ricevute dalla Germania facevano davvero parte di un anticipo? Sarà. Ma, sempre nel V-day, anche la Francia ha ricevuto molti più vaccini del normale. Ben 19.500, cioè il doppio rispetto all’Italia. Chi si aspettava che l’Europa marciasse unita contro il temibile coronavirus, era evidentemente fuori strada. Il meccanismo di distribuzione europeo de vaccini anti Covid ha sostanzialmente fatto emergere la solita divisione che da decenni tormenta l’Unione europea.

Da una parte troviamo infatti il club dei Paesi di “serie A“, quelli cioè che – per statura economica o differente peso politico – riescono (quasi) sempre a ottenere tutti i vantaggi del caso. Dall’altra ecco i Paesi di “serie B“, Stati importanti quando si tratta di sbandierare la solidarietà europea ma deboli in fase decisionale. I primi hanno, di fatto, bruciato i secondi sull’accaparramento del vaccino. Che, in teoria, dovrebbe essere un bene globale.

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