Un documento commissionato per conto del ministero dell’Interno tedesco, e firmato da un gruppo di autorevoli esperti, sarebbe servito a giustificare le misure restrittive decise dalla Germania per limitare la diffusione del Sars-CoV-2. Peccato che quel report, rimasto top secret, conteneva numeri gonfiati e profezie drammatiche mai avveratesi. Il rapporto parlava di un milione di morti e ben sette tedeschi su dieci contagiati dal virus. Niente a che vedere con la realtà dei fatti, visto che oggi, a un anno dallo scoppio della pandemia, la Germania conta quasi 63mila morti e 2,29 milioni di contagiati.

In sostanza, le tetre previsioni degli scienziati, riunite nel citato documento richiesto dal ministro dell’Interno, Horst Seehofer, sarebbero state utilizzate da Berlino come giustificazione. Per cosa? Semplice: per spiegare ai cittadini le ferree chiusure imposte dall’alto. Ma non è finita qui, perché pare che il tutto sarebbe stato volutamente drammatizzato per volere di Seehofer.

Rischiamo di trovarci di fronte a un caso che, se dovesse essere confermato, potrebbe avere serie ripercussioni sul governo tedesco e fungere da pericoloso precedente per tanti altri Paesi. Anche perché sul web, da mesi, stanno circolando teorie del complotto di ogni ordine e grado. Una notizia del genere non farebbe altro che gettare benzina sul fuoco e alimentare sospetti e sfiducia nei confronti delle istituzioni.

Il report segreto

La bomba è stata lanciata da uno scoop realizzato dal settimanale Die Welt, che ha fatto luce su vari aspetti sconcertati. Si parla, ad esempio, di una fitta corrispondenza interna, tra mondo politica e della scienza, finalizzata a drammatizzare a dismisura le minacce portate dal coronavirus. L’unico obiettivo sarebbe stato quello di convincere l’opinione pubblica ad accettare le rigide misure di contenimento.

Ricordiamo infatti che un anno fa, quando furono scoperti i primi contagi in Italia, anche la Germania stava iniziando a fare i conti con alcuni focolai. L’esecutivo tedesco doveva scegliere che cosa fare, tra l’affidarsi a un approccio soft o a un secco giro di vite. Alla fine prevalse la seconda opzione che, di lì a poco, avrebbe provocato la chiusura di scuole e negozi, oltre alla limitazione di gran parte delle libertà individuali dei cittadini e l’elevazione a dogma imprescindibile del cosiddetto distanziamento sociale.

In altre parole, la quotidianità di una nazione stava cambiando per sempre. Lo stesso sarebbe poi avvenuto praticamente in tutto il resto del mondo, tranne sporadiche eccezioni. In ogni caso, in quei giorni Seehofer avrebbe incontrato il virologo Christian Dorsen e Lothar Wieler, quest’ultimo a capo dell’Istituto Robert Koch, l’organizzazione responsabile del controllo e della prevenzione delle malattie infettive in terra tedesca. L’incontro convinse il ministro a tenere tutto chiuso fin oltre il periodo pasquale.

Giustificare le chiusure

Si sarebbe così creato un conciliabolo tra i rappresentanti di alcune università tedesche e istituti – soggetti in prima linea nel fornire indicazioni sulla pandemia – e alcuni rappresentanti della politica (si fa il nome di Markus Kerber, sottosegretario all’Interno nonché ombra del ministro Seehofer). Il 19 marzo Kerber scrisse un messaggio ai suoi interlocutori, spiegando che il Ministero avrebbe voluto creare “una piattaforma di ricerca ad hoc” con vari istituti al fine di “pianificare la situazione” e programmare le prossime mosse. Ovvero: scegliere quali “misure preventive e repressive” adottare.

Sembra che il sottosegretario abbia paragonato la situazione Covid a quella dell’Apollo 13. Kerber avrebbe persino chiesto ai suoi interlocutori – professori e ricercatori – i loro numeri di telefono privati perché nessuno sapeva “per quanto tempo le reti funzioneranno in maniera affidabile”. A parlare, ricordiamolo, secondo il Die Welt sarebbe un responsabile della sicurezza nazionale della Germania.

In seguito, il Ministero avrebbe dettato la linea da seguire agli scienziati e seguito minuziosamente il loro lavoro. Nel giro di qualche giorno, sui media tedeschi iniziarono ad apparire messaggi sconcertanti (“Molte persone gravemente malate verranno portate in ospedale, per poi essere respinte emorire a casa agonizzanti”). Insomma, il senso di una simile mossa sarebbe stato evidente: infondere un po’ di sana paura così da giustificare il pugno duro.