“Stiamo andando verso il milione di vaccinati. È così che si sconfigge un’epidemia!”, ha scritto su Twitter il ministro della Sanità israeliano Yuli Edelstein. In un solo giorno Israele ha somministrato la bellezza di 152mila dosi del vaccino contro il coronavirus, per un totale di 650mila cittadini immunizzati in meno di 10 giorni. Calcolatrice alla mano, un israeliano su 20 ha già ricevuto la prima dose del siero anti Covid. Tutto questo, fa di Israele il primo Paese al mondo per numero di dosi somministrate pro capite.
Israele, dal canto suo, spera di vaccinare almeno i due terzi della sua popolazione – formata da quasi 9,2 milioni di persone, senza contare gli under 16 – entro la fine del marzo 2021. Ricordiamo che Tel Aviv ha avviato la propria campagna di vaccinazione lo scorso 20 dicembre, cioè sette giorni prima rispetto al Vaccine day dell’Europa. La road map è apparsa fin da subito chiara e ben organizzata. Le prime iniezioni sono andate alle categorie più a rischio, all’interno del quale rientra il personale delle strutture mediche e geriatriche, gli studenti di medicina e i funzionari governativi. Nella seconda fase toccherà invece ai cittadini over 60 e alle persone appartenenti a gruppi ad alto rischio.
La promessa di Bibi
“Insieme saremo i primi a uscire dal coronavirus, a ritornare alla vita e riaprire l’economia”. La promessa di Benjamin Netanyahu è molto più di un semplice slogan politico. E i numeri fin qui diffusi dal Ministero della Salute ne sono la dimostrazione più evidente. Il primo ministro israeliano, che si è vaccinato in diretta televisiva, ha condiviso su Twitter un grafico che vede Israele al primo posto per il numero di vaccinazioni rispetto alla popolazione. Il governo ha inoltre intenzione di creare una sorta di “passaporto verde” che permetterà ai vaccinati di evitare restrizioni (come, ad esempio, la quarantena) e tornare a viaggiare.
In ogni caso, Netanyahu ha invitato tutti a non abbassare la guardia: “Se tutti cooperano, sia rispettando le regole, sia nel vaccinarsi, usciremo fuori dal Covid e con tutta probabilità saremo i primi del mondo a farlo”. Ricordiamo che Israele è di nuovo in campagna elettorale, precisamente per la quarta volta in due anni. Con ogni probabilità, il tema della pandemia sarà al centro del voto previsto per marzo. Anche per questa ragione, il primo ministro più longevo della storia d’Israele, spera di venir riconfermato ancora una volta al governo.
Il piano di Israele
Israele ha allestito più di 200 centri di vaccinazione. Le operazioni – sottolineano i media locali, ripresi dal Corsera – sono condotte come se ci trovassimo in una catena di montaggio. Previsto l’arruolamento di riservisti addestrati per far rifiatare dottori e infermieri. Per quanto riguarda i vaccini, il grosso delle dosi israeliane è targato Pfizer-BioNTech.
Secondo il quotidiano Haaretz, “le case farmaceutiche hanno tutto l’interesse a velocizzare la produzione e le consegne perché Israele può rappresentare un caso test. Una dimostrazione dell’efficacia dei vaccini in una piccola nazione pronta a immunizzare tutti”. Attenzione però, perché, accanto alla trionfale campagna di vaccinazione, Tel Aviv deve fare i conti con una recrudescenza del virus. Come riportato da Times of Israel, nelle ultime 24 ore si sono registrate 5.583 nuovi casi, il numero più alto dall’inizio di ottobre. E questo nonostante il terzo lockdown imposto domenica dalle autorità.