Le pandemie accelerano e/o consolidano tendenze già in essere, ovvero pre-esistenti allo scoppio dell’emergenza. Nel caso del Covid19 si è assistito ad una vera e propria esplosione del commercio elettronico, dei servizi streaming e dell’industria della sorveglianza, rappresentata dalle applicazioni di monitoraggio, dal tracciamento dei cellulari, dai droni e dalla costruzione delle cosiddette “città sicure” (safe city).

Città sicura è un termine con cui si fa riferimento a tutte quelle realtà urbane connotate da un elevato grado di sicurezza potenziale, che è il risultato di una schermatura estesa e poggiante sull’utilizzo di sistemi per il riconoscimento facciale e sul ricorso ai droni per il controllo del territorio. Si tratta di un modello di sorveglianza di massa la cui culla è in Cina e che nel dopo-11 settembre ha iniziato ad attecchire anche in Occidente.

La necessità da parte degli Stati di monitorare i movimenti dei loro abitanti nelle fasi più acute della pandemia, specialmente durante i regimi di chiusura totale o semi-totale, non ha potuto che favorire la tendenza alla crescente sorveglianza delle società via telecamere ed altri mezzi – tra i quali le applicazioni telefoniche sulla cui perniciosità si è espresso Edward Snowden – e ha trovato terreno particolarmente fertile in Russia.

Il caso della Russia

La pandemia ha colpito duramente interi settori, come la ristorazione e il turismo, mentre ha avuto ricadute estremamente benefiche su altri, come il commercio elettronico e l’industria della sorveglianza. Quest’ultima ha registrato un incremento esponenziale in Russiasecondo uno studio di TelecomDaily: il mercato è cresciuto dai 37,2 milioni di dollari del 2019 agli attuali 47,6 milioni di dollari. Entro il 2024, se la tendenza dovesse consolidarsi, gli introiti del mercato russo della sorveglianza dovrebbero toccare quota 85,7 milioni di dollari, ovvero quasi il doppio rispetto al 2020.

L’impulso è provenuto dalla pandemia, perché la strategia del Cremlino è stata basata sin dai primordi sulla telecamerizzazione specializzata, ossia sull’installazione di telecamere per il riconoscimento facciale. Nella sola Mosca, dove nel 2019 si contavano 178mila telecamere di questo tipo, nel corso di quest’anno ne sono state installate 9mila per migliorare la capacità delle autorità di vigilare sull’osservanza della quarantena da parte dei cittadini.

La telecamerizzazione causa Covid19 delle strade russe, in particolare delle grandi metropoli, è stata tanto ingente da trasformare la Russia nel terzo Paese al mondo per numero di telecamere a scopo di sorveglianza. La classifica è guidata in maniera incontrastata dalla Cina con 200 milioni di telecamere, seguono gli Stati Uniti con 50 milioni e la Russia con 13,5 milioni.

Proporzionando il numero delle telecamere al numero degli abitanti, però, si assiste ad un’inversione curiosa dei ruoli che conduce gli Stati Uniti in prima posizione (152,8 telecamere ogni 1000 abitanti), i quali surclassano la Cina (143,6), e riduce notevolmente il distacco della Russia nei loro confronti (93,2).

Una tendenza che non si estinguerà

Il 23 marzo, Edward Snowden, l’ex agente della National Security Agency che fra il 2012 ed il 2013 diede vita ad uno dei più grandi scandali della storia recente degli Stati Uniti, partecipava a distanza all’edizione annuale del Copenhagen International Documentary Festival.

Snowden, che era stato invitato a parlare di “Privacy nell’era del coronavirus”, aveva approfittato dell’occasione per lanciare l’allarme: “Tra due anni questo problema sarà sparito. Ma le conseguenze delle decisioni che prendiamo ora sono permanenti. E penso che questo sia cruciale da tenere a mente: dal punto di vista di una società libera un virus è dannoso, ma la distruzione dei diritti è fatale. È una cosa permanente, si perdono diritti conquistati attraverso rivoluzioni. Sono stati necessari cento anni di sforzi e di lotte per ottenerli, e ci rinunciamo in un momento di panico”.

L’attivista aveva espresso una particolare preoccupazione nei riguardi di due fenomeni:

  • Il ricorso smodato al tracciamento dei cellulari per mezzo della geolocalizzazione, dell’analisi delle celle, dei metadati sugli utenti che le compagnie telefoniche consegnano ai governi, o che questi ultimi ottengono in maniera coercitiva; una tendenza comune a paesi sviluppati e meno sviluppati, da Taiwan all’Italia.
  • L’applicazione dell’intelligenza artificiale ai tradizionali metodi di sorveglianza.

L’effetto esiziale esercitato sulla libertà degli individui dai punti di cui sopra è da inquadrarsi nel più ampio contesto delle città sicure, luoghi in cui i movimenti degli abitanti vengono controllati da droni e telecamere, controllati direttamente dalle forze dell’ordine e il cui potere è amplificato dal ricorso simultaneo all’intelligenza artificiale e al tracciamento dei cellulari.

Snowden ha ragione: fra due anni la pandemia sarà scomparsa, ma le sue conseguenze saranno perenni. Una di quelle è l’edificazione anticipata di società rigidamente sorvegliate da una varietà di latitudini; società la cui costruzione celere in assenza di pandemia, sicuramente, sarebbe stata più tardiva e costellata da proteste.





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