In Cina, tra i tanti effetti collaterali provocati dalla pandemia di Covid, c’è anche un enorme problema collegato alle scimmie utilizzate come cavie nei laboratori. Già, perché l’assidua ricerca al vaccino ha fatto diventare questi animali rari e costosi a causa dell’elevatissima domanda.

Basta considerare un dato per capire che cosa sta succedendo: prima che il Sars-CoV-2 facesse la sua apparizione, sul territorio cinese i macachi da laboratorio avevano un prezzo che oscillava tra i 10mila e i 20mila yuan, quindi tra i 1.200 e i 3mila euro. Adesso ogni animale vale almeno 100mila yuan.

Ricordiamo che i laboratori cinesi usano per lo più macachi rhesus e cynomolgus, entrambi allevati nelle province meridionali del Paese. La Cina, sottolineano fonti di agenzia, è uno dei più grandi produttori e fornitori di scimmie da laboratorio, tanto che l’anno scorso ne ha esportate circa 20mila e usate 18mila per la ricerca locale. “Il consumo di quest’anno è piuttosto elevato e quindi l’offerta scarseggia”, ha spiegato Liu Yunbo, presidente di Pechino HFK Bioscience, azienda fornitrice di animali da laboratorio.

Scimmie da laboratorio introvabili

Anche Zhang Yi, presidente di Yisheng Biopharma, un’azienda biofarmaceutica situata a Shenyang che sta lavorando incessantemente per trovare un vaccino anti Covid, ha confermato la carenza di scimmie. All’interno dei laboratori di Yisheng, scrive il Bangkok Post, i macachi usati come cavie per i test sui possibili vaccini scarseggiano. Il motivo è semplice: data l’esigenza di sfornare l’antidoto capace di neutralizzare il Sars-CoV-2, la ricerca al vaccino prosegue senza sosta da gennaio.

Lo sviluppo di un vaccino comporta necessariamente vari step. Prima della prova del nove sugli esseri umani è infatti necessario svolgere test su vari animali, tra cui le scimmie, ormai praticamente introvabili. “Questo vaccino deve comparire rapidamente ed è impossibile attendere fino alla prossima stagione epidemica per completare il processo”, ha spiegato il presidente Zhang all’AFP.

Il signor Zhang ha detto che i test sui topi e conigli hanno mostrato buoni risultati, dando alle cavie “alti livelli di anticorpi neutralizzanti”. L’obiettivo di Yisheng Biopharma è duplice: da un lato creare un vaccino capace di proteggere i sani dalle infezioni; dall’altro curare i pazienti già contagiati.

Una corsa contro il tempo

La corsa contro il tempo di Yisheng Biopharma, a quanto pare, è a buon punto. Il prossimo passo dell’azienda sarà quello di testare il vaccino sulle scimmie. Ma, al di là della ricerca scientifica, le difficoltà riguarderanno per lo più il reperimento delle cavie.

In ogni caso, fino a questo momento, Yisheng ha speso circa 3 milioni di dollari nella ricerca sui vaccini. Il suo piano è iniziare la produzione dell’antidoto nel giro di pochi mesi, così da renderlo disponibile al pubblico già quest’anno. “È più costoso di altri prodotti vaccinali”, ha dichiarato il direttore generale dell’azienda, David Shao. “Stiamo davvero correndo per il tempo”, ha aggiunto.

Il presidente Zhang ha dichiarato che Yisheng è in grado di avere “fino a 10 linee di produzione” e che l’azienda può “produrre 500 milioni di dosi all’anno”. I vertici dell’azienda hanno messo in conto l’eventualità che qualche concorrente, magari straniero, possa batterli sul tempo ideando un vaccino prima di loro. Questo , tuttavia, non preoccupa Zhang, visto che la priorità di Yisheng è un’altra: produrre la giusta quantità di vaccino realizzando un prodotto di alta qualità. “Essere i primi non significa nulla”, ha concluso il presidente.





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