Le tensioni tra Russia ed Ucraina non accennano a diminuire e la situazione potrebbe precipitare in maniera irreversibile nel corso dei prossimi giorni o settimane. Un’eventuale offensiva di Mosca dovrà però tenere conto di diversi fattori: gli obiettivi strategici da perseguire, le capacità di resistenza dell’esercito ucraino, il rigido clima invernale ma anche il Covid-19 e la variante Omicron. La grande capacità diffusiva di Omicron può provocare un significativo picco di contagi in una nazione, come la Russia, dove la maggioranza della popolazione non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino contro il Covid-19. Il picco potrebbe mandare in sofferenza il sistema sanitario e provocare tensioni di carattere economico e sociale difficili da gestire, in particolare modo se unite a quelle che scaturiscono da un conflitto.
Le inefficienze del sistema sanitario russo
Il numero di casi giornalieri di Covid-19 in Russia è in costante aumento ed ha superato quota 100mila nella giornata del 29 gennaio, raddoppiando in appena una settimana. Mosca, tranne un breve lockdown all’inizio della pandemia, ha cercato di ridurre al minimo le restrizioni per non danneggiare l’economia e le sue speranze si sono rivolte ai sieri contro il Covid-19. I quattro vaccini disponibili non hanno, però, entusiasmato la popolazione e meno della metà dei cittadini risulta completamente immunizzata. I decessi, invece, sono stati più di 330mila dall’inizio della pandemia, il dato più alto in Europa e l’agenzia statale Rosstat ha rincarato la dose lanciando un grido di allarme. La popolazione è diminuita di un milione di persone nel corso del 2021, il calo più significativo dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. La situazione degli ospedali e delle terapie intensive ha suscitato un forte allarme a novembre, quando si è sfiorato un collasso facilitato dalle condizioni in cui operano questi presidi. Gli ospedali pubblici non hanno risorse sufficienti, sono dotati di attrezzature scarse, il personale è sottodimensionato e mancano anche i farmaci adeguati. I tempi di attesa, nei presidi pubblici, sono molto dilatati e chi può sceglie di affidarsi alle cliniche private, che offrono un servizio migliore. La spesa sanitaria della Russia ha oscillato tra il 3.1 ed il 3.6 per cento del prodotto interno lordo nel periodo compreso tra il 2015 ed il 2019 e nell’ultimo anno per cui sono disponibili i dati si è consolidata raggiungendo una percentuale del 3.5 per cento del prodotto interno lordo.
Il quadro economico
L’economia russa si è ripresa nel corso del 2021 ed è tornata ai livelli di crescita del periodo pre-pandemia grazie all’atteggiamento molto propositivo manifestato dai consumatori ed in particolare dalle famiglie. “I prezzi del petrolio sono alti e la situazione macroeconomica non manifesta problemi particolari ed anche il budget è bilanciato” ha dichiarato Sergei Guriev, ex dirigente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, alla testata Politico. “L’inflazione è presente” ha ammesso Guriev “ma la Russia ha un grande vantaggio rispetto ad altri paesi: se aumenta i tassi di interesse non avrà problemi a ripagare i propri debiti”. La presenza di un fondo sovrano da 200 miliardi di dollari in grado di stabilizzare il sistema in caso di bisogno rappresenta un elemento rassicurante ma non mancano segnali preoccupanti. I salari reali sono in stagnazione da un decennio e sempre più persone si indebitano per sbarcare il lunario. Più del 40 per cento dei partecipanti ad un sondaggio indipendente ha descritto la situazione economica della Russia come negativa o molto negativa ed anche sui social media non mancano le recriminazioni. Le ambizioni geopolitiche di Mosca potrebbero costare molti sacrifici al sistema produttivo ma il Cremlino, almeno per il momento, sembra non curarsene.